Monteguidi (SI), 1875 - Firenze, 1938
Augusto Bastianini nacque a Monteguidi nel 1875. Si formò
all?Accademia di Belle Arti di Firenze tra il 1891 e il 1895. Nel
decennio successivo fu particolarmente attivo tra Firenze e Siena. Tra
il dicembre del 1896 e il marzo del 1897 non perse l?occasione di
visitare la Festa dell?arte e dei fiori, un evento che vide Firenze al
centro del mondo dell?arte italiana ed europea del tempo (similmente a
quanto accadde con la prima edizione della Biennale per Venezia). Nella
mostra fiorentina la rappresentanza toscana era ovviamente nutrita e,
forse per la prima volta, Bastianini ebbe modo di vedere riunite le
opere di quegli artisti con i quali, di lì a pochi mesi, si sarebbe
confrontato nella sua prima mostra fiorentina del 1897. In
quell?occasione, espose due dipinti insieme ad opere di Giovanni
Fattori, di Niccolò Cannicci, di Adolfo, Angelo e Ludovico Tommasi, di
Egisto Ferroni, di Francesco e Luigi Gioli, di Ruggero Focardi e di
Antonio Salvetti: tutti artisti con i quali Bastianini condivise
l?interesse per la rappresentazione della natura e del mondo agreste.
Gli anni del primo decennio furono senza dubbio i più creativi; quelli
in cui Augusto Bastianini sperimentò diversi modi espressivi, mettendo a
frutto tutte le suggestioni avute in occasione delle partecipazioni a
mostre nazionali e internazionali (nel 1903 espose alla Biennale di
Venezia, nel 1905 a Londra e nel 1907 a Monaco).
Artista particolarmente versatile, mise a frutto la pratica accademica
nei giovanili dipinti a soggetto storico. Tra le sue opere, sono da
segnalare quelle con chiari richiami alla pittura degli anni Sessanta
dell?Ottocento: dagli interni d?intonazione più intima come le Due
bambine, che ricordano la Scuola di Piagentina, ai bozzetti con i
contrasti tipici delle opere macchiaiole.
Un altro filone della produzione di Bastianini sono le cosiddette
?impressioni? ovvero delle vedute che trasse dai suoi numerosi viaggi.
In alcuni dipinti, come Solitudine (1910 ca.), la particolare
atmosfera di inquieta desolazione di uno scorcio di Napoli assume i toni
tipici del simbolismo. Ma la massima adesione alla poetica simbolista si
riscontra in Alla marinella di Napoli (1909), dove gli effetti di
sintetismo richiamano anche la più moderna tendenza dei pittori nabis,
che esposero alla Biennale di Venezia nel 1905.
Un particolare eclettismo distingue la personalità di Bastianini, che
riesce nei medesimi anni a cimentarsi in una produzione oltremodo
differenziata. Opere come lo Studio di nudo (bambino) del 1908
provano gli accenti di schietto naturalismo associati a una forte
connotazione psicologica, mentre una fortunata serie di sofisticati e
ricercati disegni, prevalentemente ritratti di nobildonne, sono
delineati con soluzioni stilistiche vicine alla corrente divisionista.
Nel 1910, Bastianini vince il concorso nazionale per la cattedra di
Disegno di figura nel Regio Istituto di Belle Arti di Firenze, dove
insegnerà fino all?anno della morte (1938). All?interno del percorso di
Bastianini, la rappresentazione del lavoro nei campi senesi costituisce
un tema centrale. Tra la fine del primo e il secondo decennio del
Novecento, l?artista pone l?accento sul lavoro dei braccianti, in un
racconto privo di denuncia sociale che interpreta come unità di armonia
il legame tra il bracciante e la natura, sempre benevola, unica risorsa
per una vita dignitosa, anche se dura.
Nei paesaggi degli anni Venti e Trenta, Bastianini cambia decisamente
ambientazione passando dalle colline senesi ai lussureggianti scorci
dell?entroterra versiliese. Ritrae i paesaggi attraversati dai corsi
d?acqua che scorrono tra i monti e la costa e le attività antropiche
legate al mare, con pescatori che acconciano le reti o cercano le
arselle. Un altro soggetto molto esplorato è quello dei renaioli, dai
numerosi renaioli sulla spiaggia al capolavoro della maturità,
Renaioli d?Arno, esposto al Concorso Ussi nel 1929 (Firenze).
Un genere cui Bastianini si dedicò ampiamente fu quello dei ritratti. Ne
fece moltissimi, incontrando i favori delle classi abbienti che
apprezzarono la sua capacità di ritrattista che, per dirla con Giorgio
Vasari, dee ingegnarsi, senza guardare a quello che si richiede in una
perfetta figura, fare che somiglino colui, per cui si fanno. Su tutti
ricordiamo il bellissimo giovanile Autoritratto (1900) conservato
alla Galleria degli Uffizi.
(Patrizia La Porta -
ecomuseovaldelsa.org)
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