Ferrara, 31/12/1842 - Parigi, 11/01/1931
Nel 1862 fu inviato dal padre
Antonio, suo primo maestro, a Firenze perchè
frequentasse quella Accademia dove insegnava il
Pollastrini; ma il freddo accademismo dell'epoca lo
allontanò dalla scuola, e legatosi di stretta amicizia
col Signorini, col Fattori, col Cecioni, e con Cristiano
Banti rappresentanti massimi dei macchiaiuoli, assimilò
da costoro la proprietà della macchia la vivacità del
tono che tanta parte presero nella sua opera. E' di
quell'epoca il dipinto: Allievi nello studio
della Raccolta avv. Cugini di Bergamo e Bovi al Carro
della Galleria d'Arte Moderna di Firenze.
Nel 1869, già noto per i numerosi successi, si recò a
Londra per eseguirvi alcuni ritratti, e nel 1872 si
stabilì a Parigi appoggiandosi in un primo tempo alla
Casa Goupil per la quale dipinse tele seguendo la
maniera del De Nittis allora di moda.
Place Pigalle;
Place Clichy nella collezione Uberti-Trossi
appartengono a questa epoca nella quale è ancor perso
nella ricerca di una propria personalità.
Nel 1877 viaggiò la Spagna, e la contemplazione e lo
studio delle opere del Velasquez e del Murillo gli improntarono la
visione definitiva per quella che doveva essere la sua futura
personalità pittorica. La sua pennellata da allora divenne nervosa,
quasi saettante, e il tono dei suoi colori si limitò alla gamma,
infinita, dei grigi. Ritornato dalla Spagna, spinto,dal suo carattere
mordace, tentò una grande tela, rappresentante la falsa gioia nella sala
delle Folies Bergères di Parigi; ma la tela rimase incompiuta e da
questa vennero tagliate le sole due figure portate a termine. Intorno
all'80 fu in Inghilterra, in America, in Austria ed in Germania dove
strinse salda amicizia col Menzel.
Nel 1889 all'Esposizione di Parigi, alla quale parteciparono i migliori
artisti del mondo, egli presentò otto lavori trattati tutti con una rara
valentia ed una virtuosa prodigiosità di pennello fra i quali:
Cavalli di ricambio; Chiesa di San Marco e Due amici
(acquarello) quest'ultimo premiato con diploma d'onore.
Il complesso più vasto e più interessante della sua opera è una
numerosissima serie di ritratti nei quali alcune volte nasconde una
beffa sottile od una palese adulazione. Due fra i migliori sono: quello
di Giuseppe Verdi (nella Casa di Riposo per Musicisti a Milano) e
quello del pittore inglese Whistler (New York, Brooklyn Museum)
del 1897, opere serene che più non si trovano nella produzione
boldiniana, perchè tanto il Verdi quanto il Whistler riuscirono a domare
quel carattere mistico e scontroso costringendolo ad una esecuzione
fedele alla loro propria natura.
Altri ritratti importanti sono: quello della Duchessa Grazioli;
di Donna Franca Florio;
della Marchesa Casati,
dell'attrice Lanthelme
(Roma, Galleria d'Arte moderna) del 1907; di un Gentiluomo (Milano,
collezione M. O.); del giardiniere dei Veil-Picard a Besancon (Ferrara, Museo Boldini);
del conte Robert de Montesquiou
(Parigi, Musee National d'Art Moderne); di Lady Hottand; l'
Autoritratto di "Montorsoli"
del 1892 agli Uffizi; di Cècile de Fortuny; della Principessa Hohenlohe;
di Menzel;
del pittore Aruajo;
di Miss Bell; della
Duchessa di Malborough e di suo figlio Lord Spencer Churchill;
di Cleo De Merode; di
Un generale spagnolo (Valdarno, collezione Marzotto);
di Lina Cavalieri (Torino, collezione Ferro);
di Giovane signora (Torino, Galleria d'Arte Moderna);
Treccia bionda (Milano, Galleria d'Arte Moderna); ecc.
Nel 1932, alla XVIII Internazionale di Venezia vennero riunite in una
sala a lui dedicata, settanta opere fra ritratti, paesaggi, soggetti di
genere, scene all'aperto e disegni, «opere immortali nelle quali si
dovrà ricercare le tracce del suo grande spirito». E' nota e ricercata
la sua produzione nel campo dell'incisione a puntasecca e della
litografia. Furono da lui segnatamente influenzati P. Scoppetta e
Alfredo Vantini.
(A. M. Comanducci)
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