Montignano sull'Arno (Fi), 29/03/1883 - Firenze,
16/08/1946
Figlio di Giuseppe e di Teresa Magherini, nacque a Montignano sull'Arno
(Firenze) il 29 marzo 1883, ultimo di quattordici figli. Il padre,
appartenente a una modesta famiglia di commercianti, in seguito alla
divisione del patrimonio si era impiegato presso una tipografia a
Firenze. Il Boncinelli, iniziati gli studi presso gli scolopi, preferì
lavorare: ragazzo, fu messo a bottega presso lo scultore A. Galducci,
allievo del Duprè, dove restò fino all'età di diciotto anni. Passò poi a
lavorare il marmo in altro studio e l'alabastro presso lo scultore Rosi.
Contemporaneamente, dal 1900 al 1903, frequentò con regolarità (e poi
saltuariamente tra il 1910 e il 1914) la scuola dello scultore P. Dazzi,
dove il Galducci insegnava disegno e plastica.
Nel febbraio del 1905 sposò Maria Amneris Baccani. In questa fase
l'attività del Boncinelli consisté praticamente soltanto in un lavoro di
copie da calchi di Michelangelo, Donatello, Canova, che poi venivano
vendute all'estero: ma tale tirocinio non lasciò nella sua opera tracce
di maniera, anzi lo portò alla conoscenza e alla padronanza delle
materie, addestrando la mano all'intaglio e alla modellatura.
Nel Ritratto del fratello (gesso) del 1912 sono già presenti le
caratteristiche dell'individuazione del carattere e della sua traduzione
"controllata" nel tocco, nel segno e nella forma. L'opera, esposta a
Brera nel 1913, passò inosservata. Tuttavia, parallelamente al lavoro di
alabastrino e intagliatore, egli continuò la sua autonoma ricerca come
scultore. Espose nel 1914 alla Promotrice invernale di Firenze la testa
Il prete. Dello stesso anno sono le opere Pastorello e
Testa di vecchio. Nel 1915, allievo dello scultore D. Trentacoste,
eseguì il Ritratto del suocero (gesso). Il busto La cieca
(1916; gesso; versione in bronzo nella Galleria naz. d'arte moderna di
Roma) è un esempio della capacità del Boncinelli di tradurre la sua
interpretazione di ogni diverso soggetto in una particolare ricerca
formale. Qui appare una idea di attonita immobilità nella voluta
pesantezza della forma, incisa da piccoli e fitti segni, tagliuzzature
rabbiose della superficie. Il tocco si fa invece veloce e agile nel
definire la mobilità di ogni tratto del volto del Fanciullo ridente
(gesso; noto anche come Le boccacce e La smorfia), del 1916-17, pur
mantenendo un composto senso della fissità e dell'unità della materia.
Allo scoppio della prima guerra mondiale il Boncinelli, pur continuando
a lavorare (frequentò anche la scuola libera di nudo e un corso di
anatomia alla facoltà di medicina), fece, come volontario, i turni di
notte all'ospedale militare della Riserva di Firenze. Nel gennaio del
1917 fu chiamato alle armi. Il fatto determinò un trauma nello scultore:
presto si manifestarono, infatti, i primi sintomi di malessere psichico.
Processato e incarcerato si radicò in lui l'idea della persecuzione.
Nel 1919, dimesso dopo un breve ricovero, modellò La madre
(gesso; oggi esiste un calco del gesso originale), che la moglie riuscì
a malapena a strappare alla sua volontà distruttiva . Mentre le sue
condizioni di salute si andavano aggravando (ed egli ne aveva piena
consapevolezza), eseguì l'ultima scultura, la testa de L'idiota
(1919).
Colpito da sindrome paranoica, il Boncinelli fu internato nel manicomio
di San Salvi, a Firenze, nell'ottobre del 1920. Qui sopravvisse a se
stesso, inattivo e dimentico del suo passato, salvo una breve parentesi
di lucidità e volontà produttiva nel 1943, quando eseguì una serie di
schizzi e disegni, improvvisati su carta da pacchi e fogli d'accatto,
immagini allucinanti dell'umanità che lo circondava.
Aggravatosi improvvisamente, morì a Firenze (San Salvi) il 16 agosto
1946.
Simonetta Lux - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)
treccani.it)
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