Pillole d'Arte

    
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Armando Brasini




Roma, 21/09/1879 - Roma, 18/02/1965

Figlio di Augusto e Rosa Piersigilli, nacque a Roma il 21 sett. 1879. Di modesta famiglia, non poté compiere studi regolari, limitandosi a frequentare saltuariamente l'Accademia di Belle Arti e i corsi del Museo artistico industriale. Ebbe, giovanissimo, a Roma alcuni incarichi di decorazioni a stucco: per le chiese di S. Teresa, di S. Camillo e di S. Maria dei Miracoli, per la villa Anziani e per l'albergo Excelsior, vincendo anche due medaglie d'oro all'Esposizione di arti decorative di Torino del 1900. Durante il servizio militare ebbe a Taranto la prima occasione di dedicarsi all'architettura: scuola dell'aviazione, monumenti agli aviatori caduti, nel cimitero militare, e altre piccole cose. Ebbe poi, nel 1909, l'incarico di progettare la recinzione e l'ingresso del giardino zoologico di Roma, che realizzò con una certa libertà in stile barocco. Dopo la prima guerra mondiale progettò un monumento commemorativo della vittoria a Vittorio Veneto (mai eseguito), che consisteva in colossali figure scolpite nel monte Pizzocco, completate da grandiose cascate.

Intorno al 1920 il Brasini pubblicò sul Giornale d'Italia il progetto di una nuova grande arteria che, tagliando la vecchia Roma accanto al Pantheon - con opportune demolizioni -, avrebbe permesso la visione contemporanea della colonna Aureliana, dell'obelisco e della fontana del Pantheon. Nello stesso periodo ebbe l'incarico per le nuove terme di Montecatini e disegnò le scenografie per i film Theodora e QuoVadis?; progettò anche una cupola per la chiesa di S. Ignazio a Roma, lasciata incompiuta, che presentò alla Fiorentina primaverile del 1922 insieme con progetti per la sistemazione dei Borghi e di piazza Colonna, per un monumento a Dante, per il pal. del conte Testasecca (v. il catal., Roma 1922, pp. 28 s.). Il progetto per la cupola di S. Ignazio apparve in seguito anche all'Esposizione di architettura moderna a Budapest nel 1930. Nel 1924, in occasione della Esposizione campionaria, realizzava una provvisoria città romana al galoppatoio di Roma.

Negli stessi anni si dedicava a studi sulla viabilità della capitale: spina dorsale di questa doveva essere la "via Imperiale", una grossa arteria che dalla Flaminia, tagliando tutto il centro storico, avrebbe dovuto raggiungere piazza Venezia, il Colosseo e, dopo S. Giovanni, la via Appia. Tra il '20 e il '30 si occupò di varie opere a Tripoli: il lungomare Volpi, la sede della Cassa di risparmio, il monumento ai caduti, il palazzo di giustizia e il restauro del castello Caramanli. Responsabile del padiglione italiano all'Esposizione di arti decorative a Parigi del 1925, fu premiato con medaglia d'oro ed ottenne la Legion d'onore. Nel 1930, in occasione dell'Esposizione coloniale, ricostruì, con una certa libertà, la basilica di Settimio Severo di Leptis Magna, completata da un lago e da costruzioni celebrative. Altri lavori dello stesso decennio, all'estero, sono la Casa della cultura italo-giapponese a Tokio e uno stadio a Rio de Janeiro. Gli anni intorno al '30 segnarono il culmine della carriera del Brasini, carriera certamente favorita dalla personale benevolenza del capo del governo fascista: nominato accademico d'Italia nel 1929, fu invitato, unico architetto italiano, al concorso internazionale del '31, per il palazzo dei Soviet in URSS, ottenendo una menzione dalla giuria. Nel 1931 fu inaugurato il palazzo dell'Istituto nazionale infortuni in via IV Novembre a Roma, nel luogo dove prima sorgeva il Teatro nazionale: è un edificio in travertino romano, con grandi colonne classiche e una inutilizzabile torre di fianco. Ne seguì una serie di polemiche, suscitate dall'esorbitante spesa di costruzione. Dello stesso periodo sono il palazzo del governo a Foggia e quello a Taranto. Quest'ultimo è, come la villa che il Brasini costruì in seguito per sé sulla Flaminia, di una semplice architettura di ispirazione medievale: queste due restano tra le sue opere migliori. Nominato membro della commissione per il piano regolatore del '31, poté proporre la sua idea della "via Imperiale"; del piano furono realizzate solo le quattro arterie intorno alla zona archeologica, tra le quali la via dell'Impero (ora via dei Fori Imperiali) di cui il Brasini ha sempre rivendicato la completa paternità e che fu leggermente spostata, in sede di esecuzione, perché si potesse vedere il Colosseo dalle finestre di palazzo Venezia. Furono demolite antiche case, alcuni ruderi scoperti furono di nuovo nascosti sotto il piano stradale e fu distrutta la continuità dei Fori.

Direttore artistico per il completamento del monumento a Vittorio Emanuele II dal 1924 al 1939, eseguì il museo del Risorgimento, realizzato scavando il colle capitolino; il fabbricato di collegamento col portichetto del Vignola, la scala che sale al Campidoglio e la cripta del Milite Ignoto. Di ambiziosa magniloquenza è la chiesa del Cuore Immacolato di Maria ai Parioli in Roma; costruita in più riprese su un terreno offerto nel 1919 dallo stesso Brasini al papa Benedetto XV, fu inaugurata, nel 1952, priva ancora della grande cupola. Del Brasini è anche il complesso e bizzarro convento del Buon Pastore presso il forte Bravetta a Roma, in parte di derivazione borrominiana. Il ponte, monumentale e ridondante di decorazioni, sul Tevere all'inizio delle vie Flaminia e Cassia, era stato pensato all'incirca negli anni venti, insieme con una sistemazione a centro direzionale della zona nord di Roma, ma, dopo molte traversie, fu inaugurato solo nel 1951.

Dopo l'ultima guerra il Brasini continuò, sebbene con ritmo minore, a progettare opere non attuate: tra l'altro, il progetto, in collaborazione, per una società americana, di un ponte, mai realizzato per questione di finanziamenti, sullo stretto di Messina, in cui la grande luce è interrotta da un'isola artificiale attrezzata a centro turistico. Infine, negli ultimi anni della sua lunga vita, ebbe l'incarico di progettare, per Roma, il Faro della cristianità: una enorme colonna con una chiesa all'interno ed una grandissima croce sopra. Il Brasini fu membro del Consiglio superiore di Belle Arti e della Commissione edilizia del Comune di Roma; accademico di S. Luca e dell'Albertina di Torino, oltre che accademico d'Italia; fu nominato inoltre cavaliere magistrale dell'Ordine di Malta.

Raffo Pani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972) - treccani.it