Traversetolo (Pr), 10/08/1885 - 21/06/1963
Nacque il 10 agosto 1885 a Traversetolo (Parma) da
Igino, barbiere, e da Anna Martini. Nel 1900 il Brozzi, finite le
scuole, entrò a lavorare nella locale fonderia artistica di G. Baldi
dove cominciò a praticare l'arte del disegno e dell'incisione; tre anni
dopo, ottenne il primo successo con una pendola cesellata offerta
all'on. Micheli per le sue nozze. Sostenuto e incoraggiato dal pittore
D. De Strobel e dal Baldi, dal 1903 al 1905 frequentò l'Accademia di
belle arti di Parma terminando in soli tre anni il corso, di regola
quinquennale, con Cecrope Barilli come maestro; alternava gli studi con
lavori in fonderia e per vari antiquari di Parma, che facevano passare
le lastre d'argento da lui incise come opere del Rinascimento: famoso, a
questo proposito, il piatto da lui creato e venduto nel 1905 ad
acquirenti londinesi come opera del Cellini.
Questa sua perizia tecnica gli sarebbe stata di grande utilità a
distanza di molti anni quando nel 1936 restaurò, con risultati veramente
eccellenti, il "tesoro di Marengo" conservato al Museo archeologico di
Torino (il Brozzi ebbe a collaboratore Mario Minari). Nel 1905 esordì
all'Esposizione artistica di Parma e l'anno dopo a Milano ottenne il
gran diploma d'onore per due piatti d'argento. Nel 1907 si trasferì a
Roma per seguire, con una borsa di studio, un corso, di perfezionamento
presso la scuola del nudo e dell'arte della medaglia (della scuola il
Brozzi venne poi nominato membro del consiglio direttivo nel 1930, e
mantenne tale carica sino al 1962). Intanto la sua fama, che dal 1910
assunse portata internazionale con la partecipazione alle esposizioni
internazionali di Buenos Aires, di Gand, di Bruxelles, si affermava
anche sul piano ufficiale (il ministero della Pubblica Istruzione gli
acquistò nel 1909 due targhette d'argento sbalzato con Bovi e Cervi, nel
1912 la targa in rame con Scrofa, nel 1926 il bronzo Maternità
raffigurante una gatta con i gattini, per la Galleria d'arte moderna di
Roma). Membro dell'Accademia di belle arti di Brera dal 1910 e di quella
di Parma dal 1911, fu nominato accademico di S. Luca nel 1919 e
accademico clementino nel 1926.
In occasione dell'Esposizione internazionale di Roma del 1911,
partecipò, insieme col De Strobel e A. Bocchi, alla ricostruzione della
sala di Torrechiara, con la decorazione in formelle di terracotta, per
il padiglione emiliano nella Mostra regionale in piazza d'Armi.
Nel 1915 il Brozzi si trasferì a Roma, dove abitava nella villa
Strohl-Fem con l'amico Bocchi, con cui già aveva diviso uno studio in
via Flaminia; frequentavano insieme la fiaschetteria toscana in via
della Croce dove convenivano politici, letterati come Papini, Soffici,
Ungaretti, Cardarelli, Bruno Barilli, e artisti come Spadini, De Strobel,
Bartoli e Arata (nel locale esiste ancora una targa sbalzata dal
Brozzi). Sempre nel 1915, alla Mostra internazionale di belle arti di
San Francisco vinse una medaglia d'oro. Nel 1917, alle mostre
individuali indette dalla Permanente di Milano (dove già aveva esposto
nel 1910), espose cinquantaquattro opere tra pastelli, targhe in rame e
piatti d'argento. Nello stesso anno, chiamato alle armi, fu aggregato a
un battaglione di stanza a Cagliari: il paesaggio, la fauna e il
folclore sardi gli offrirono nuovi spunti tematici.
Nel 1918 eseguì la Targa degli Irredenti (in oro sbalzato
sovrapposto ad un frammento di pietra verde proveniente dal palazzo di
Diocleziano di Spalato) che il Comitato degli irredenti della Venezia
Giulia e Dalmazia, il 16 settembre dello stesso anno, a Venezia, donò a
Gabriele D'Annunzio. Questi lo conobbe nel 1919 a Venezia in occasione
della cerimonia di consegna al gen. Annando Diaz della spada d'onore la
cui elsa era stata modellata dal Brozzi su disegno di Ettore Tito; da
allora ebbe inizio la grande amicizia e la collaborazione tra D'Annunzio
ed il Brozzi che fino al 1938, anno di morte del poeta, svolse quasi
tutta la sua attività su sua commissione e spesso, sviluppando idee
proposte dal poeta (come nel caso delle spalline per i legionari
abruzzesi, 1920).
D'Annunzio, stabilitosi nel 1921 al Vittoriale, faceva eseguire
all'''eccelso animaliere", per donarli ai suoi ospiti, piccoli oggetti
("inezie squisitissime") - figurine, spille, scatole ecc. - decorati con
vari motivi, sempre di preferenza animalistici.
Molte sono le opere del Brozzi di carattere pubblico o celebrativo. Alla
Mostra d'arte sacra contemporanea di Roma nel 1950, insieme con una
porticina di tabernacolo in rame sbalzato e dorato a fuoco di proprietà
delle oblate benedettine di San Vito dei Normanni (Brindisi), furono
esposti undici pezzi per l'arredamento di un altare eseguiti nel 1938
che sono oggi nel vescovado di Parma. Nel 1961 nelle sale del Consiglio
comunale di Traversetolo gli venne organizzata una vasta retrospettiva.
Morì il 21 giugno dell'anno 1963 a Traversetolo (Parma).
Livia Velani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972) -
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