Fossombrone (Ps), 25/05/1887 - Monza, 19/11/1955
Nato a Fossombrone (Marche) il 23
(?) maggio 1887, morto a Monza il 19 novembre 1955. Compiuti gli
studi classici, frequentò per un anno l'Accademia di Brera di Milano e
dopo si trasferì a Parigi. Ventenne si presentò al pubblico parigino
esponendo al Salone, nel 1907, La poesia del ferro. Da questa
epoca inizia una feconda attività artistica partecipando a tutte le
principali esposizioni d'Italia, Francia, Belgio, Olanda e Inghilterra e
tenendo delle mostre personali sempre ammirate. Si dedicò per molti anni
all'acquaforte lavorando per i maggiori editori parigini. Ebbe nel 1914
a Firenze una medaglia d'argento alla Mostra dell'Incisione. Lavori
principali: Paris qui bouge (1909) album di 50 puntesecche;
Giovinezza (1910), esposto al Salone e premiato con menzione
onorevole; Crocuis du front italien (1919), 50 puntesecche;
Marina a terra, 50 tavole; Finis Austriae, 12 litografie;
Madre; Amanti e Odeon, esposti alla Galleria Pesaro a
Milano, alla Mostra dell'Arte Italiana Contemporanea; Il volo
esposto all'Internazionale di Venezia del 1920 e attualmente nella
raccolta del comm. Giuseppe Radaelli; La torre e Il lampo,
esposti a Venezia nel 1922 (quest'ultimo oggi nella Galleria d'Arte
Moderna di Roma). Alla XXIV Biennale Veneziana esponeva: La camera
dell'aceto (olio) e 10 acqueforti. Alla XXV (1950) nella sezione
Futurismo: Grattacieli a Genova, e nella sala XI due
puntesecche. La XXVIII Biennale gli dedicava una postuma presentata da
Orio Vergani. E' stato socio fondatore degli Incisori d'Italia e in suo
onore il I salone di quell'Associazione si trasferì, dopo Milano,
Livorno e Firenze, al Broletto di Monza nella primavera del 1957.
Il 4 maggio 1958 il Comune di Fossombrone (città natale) nei Viali
Cairoli ha inaugurato un monumento in suo ricordo, opera dello scultore
concittadino Bruno Bianchi, con epigrafe di Orio Vergani. Le incisioni
di Anselmo Bucci sono state accolte con ammirazione dopo la sua
scomparsa dai seguenti Musei: Accademia Carrara (Bergamo), Palazzo
Diamanti (Ferrara), Museo Malaspina (Pavia), Galleria dell'Umbria
(Perugia) , Ente Turismo (Taranto), Istituto d'Arte (Urbino), Monastero
di Montecassino, Museo di Storia ed Arte (Trieste). Tutte le sue stampe
(oltre 600) e una cinquantina di tele si possono ammirare nella
quadreria del notaio Cesarini di Fossombrone (Pesaro). Il Bucci fondò e
battezzò il "Movimento del Novecento" assieme a Leonardo Dudreville,
Emilio Malerba, Ubaldo Oppi, Pietro Marussig, Mario Sironi e Achille
Funi e con costoro partecipò alla Mostra nella Sala del Novecento, nella
Galleria Pesaro nel 1923. A Venezia nel 1926 inviò: I pittori
(che fu acquistato nel 1956 dall'Amministrazione Provinciale di Pesaro
alla postuma della 28ma Biennale a Venezia); La scuola e La
terra, acquistato quest'ultimo dalla Galleria d'Arte Moderna di
Venezia; Pittori; Sant'Antonio e Il bevitore furono
esposti a Pittsburg nel 1928; Uscita dall'arca, premiato con
medaglia d'argento al Salone; Pantera; Mercato a Sulmona e
Rue de la Sorbonne sono nella Galleria d'Arte Moderna di Milano.
Quindici suoi quadri di guerra, alla quale partecipò come volontario,
sono al Ministero della Marina a Roma. Altre sue opere sono nel Museo di
Tokio, nella Galleria degli Uffizi a Firenze, nei musei di Torino, di
Genova, nella Quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano e in numerose
raccolte private. E' opera sua l'arredamento e la decorazione dei
piroscafi "Timavo", "Duchessa d'Aosta" e "California". Apprezzato scrittore, nel 1931 vinse il premio Viareggio con il
libro Il pittore volante.
(A. M. Comanducci)
Figlio di Achille Muzio, nacque a Fossombrone il 23 maggio 1887. Fece
gli studi classici al liceo Marco Foscarini di Venezia; studiò poi
disegno a Este, alla scuola di Francesco Salvini. Allievo dell'Accademia
di Brera a Milano nel 1904-05, partì per Parigi nel 1906, dove rimase
fino al 1915, dedicandosi soprattutto all'incisione. Nel maggio di
quell'anno tornò in Italia, volontario di guerra. Le incisioni eseguite
a Parigi comprendono le seguenti raccolte: Le petit Paris qui bouge
(25 incisioni), 1908; I vecchi (12 incisioni), 1908; Rouen
(9 incisioni), 1908; Paris qui bouge (59 incisioni), 1909;
Algeri notturna (6 incisioni), 1912; Bretagna (8
incisioni), 1912. Il Bucci partecipò alle più importanti mostre
parigine, ottenendo anche una menzione onorevole al Salon des artistes
français nel 1910. Queste serie d'incisioni s'ispirano alla cultura
grafica francese post-impressionista del primo Novecento, pur
conservando caratteristiche tracce dello studio del Fattori, della sua
maniera secca e schiva di ogni retorica. Il Bucci oscilla tra questo
tipo di visione e le eleganze formali, allora alla moda, di Chahine. Ma
l'atmosfera parigina lo avvicinò in seguito al gusto di Jean-François
Raffaelli, che fu un interprete attento della vita dei boulevards e
della banlieue, e alle più acute annotazioni di Pierre Bonnard. E ciò
appar chiaro in alcune stampe come L'écraseur, Touaregs à Paris,
Avenue Rachel e in quelle più libere, come Rue Lepic, Les
frites, Sa Majesté e Bourgeoises du dimanche (tutte del 1909).
Il periodo parigino fu il tempo migliore per l'arte del Bucci, vicino
all'esperienza affine di Lorenzo Viani, per l'amore agli aspetti della
vita degli umili e dei poveri. Egli tracciava ritratti nervosi,
caratteristici, di tipi trovati per la via, e la puntasecca era il modo
espressivo più appropriato al suo temperamento immediato, sensibile,
ironico d'illustratore, che si manifestava altresì, con uguale felicità
di scrittura, nei ricordi di artisti conosciuti o veduti a Parigi tra il
1906 e il 1915, pubblicati nell'Ambrosiano e nel Corriere della Sera
molti anni più tardi, e negli aforismi e nelle pagine diaristiche del
Pittore volante (Milano 1930), opera che vinse il premio
Viareggio di quello stesso anno. Il Bucci descrisse, sempre attento e
vivace, molti aspetti della vita di guerra, dal 1915 al 1918, in una
serie di 50 puntesecche pubblicate a Parigi nel 1918 col titolo
Croquis du front italien, nelle 50 tavole litografiche a colori
intitolate Marina a terra (1918) e nelle 12 litografie a colori
edite nel 1919 col titolo Finis Austriae. Negli infiniti
appunti tracciati nei taccuini di guerra, che servirono di spunto alle
incisioni e alle litografie (cfr. Gall. Pesaro, Arte di guerra di A. B.,
catal., Milano 1918), si notano già gli sviluppi dell'arte del Bucci,
nel dominio dell'illustrazione, documentati nei loro più precisi
caratteri stilistici nelle otto puntesecche per il Primo libro della
Jungla di Kipling, che venne edito a Milano nel 1925. Da queste
illustrazioni si orientò poi il Bucci pittore e decoratore, in un
distacco sempre più evidente dalla civiltà grafica degli anni parigini,
quasi in polemica con se stesso. E la polemica si acuì, dopo il suo
ritorno, nel dopoguerra, a Parigi, capitale delle avanguardie più
spinte, e a lui sempre più estranee. Infatti, pur essendo tanto dotato
come incisore, volle esprimere nella pittura una specie di ritorno al
classicismo, particolarmente auspicato nel dopoguerra 1918 da pittori e
scrittori in riviste come Rete mediterranea e Valori
plastici, e che si determinò nella formazione del gruppo del
"Novecento italiano" nel 1922. Il Bucci fu il vero promotore del gruppo,
che, a Milano, organizzò conferenze, dibattiti e mostre, con l'intento
di favorire un orientamento neoclassico, malgrado i riferimenti a Giotto
e a Masaccio.
Il suo impegno maggiore fu nel quadro I pittori, una tela
compiuta tra il 1921 e il 1924, che doveva rappresentare il suo pensiero
sull'arte antitetico ai movimenti d'avanguardia, tante volte espresso
negli scritti di allora e degli anni successivi. Il sogno della
metropoli, come simbolo della modernità più eccitante, che aveva animato
le ricerche dei nostri futuristi, da Boccioni a Severini, da Carrà a
Soffici, nelle loro "evasioni" parigine, era per Viani e per il Bucci
una tentazione pittoresca e disordinata, tipica dell'anarchismo della
giovinezza. La libertà di esprimersi, al di fuori degli insegnamenti
accademici, al di fuori di ogni tradizione, era un fine per tutti i
pellegrini italiani in terra di Francia, da Martini a Rossi, da
Modigliani a De Chirico, da Licini a Prampolini, da Magnelli a Russolo.
Ciascuno di essi ebbe una sorte diversa da quella del Bucci, che
accentuò invece il proprio distacco ideale dalla contemporaneità,
opponendo gli antichi ai moderni, spesso con spirito caustico, con un
curioso risentimento romantico. Tale stato d'animo poté ispirare molte
ottime pagine al Bucci scrittore, che si affermò anche con Il libro
della Bigia (Milano 1942) e con altri articoli pubblicati sul
Corriere della Sera. Il maestro del Bucci, Jules Adler, diceva nel 1910:
"Il n'est pas difficile de faire un jeune peintre: ce qui est difficile,
c'est de vieillir proprement", e il Bucci invecchiò credendo nella
possibilità di un "ritorno all'ordine", mantenendo una straordinaria
vitalità, ricca di umori, nutrita di una cultura singolare, di una
indipendenza morale ammirevole, di una ironia che raggiungeva rare volte
il sarcasmo.
Il Bucci fu uno dei più noti rappresentanti del cenacolo baguttiano,
pronto alle battute di spirito, generoso e cordiale. Nella mostra, che
C. A. Petrucci gli organizzò alla Calcografia nazionale di Roma nel
dicembre 1954, erano esposte 649 incisioni, per la maggior parte
puntesecche, e 48 litografie, descritte in un catalogo molto preciso, a
cura dello stesso Petrucci. Era l'opera completa del Bucci: l'opera che
rivela interamente la sua personalità estrosa, dominata dall'amore per
la realtà, per il moto della vita, nei molteplici aspetti della pace e
della guerra. Bucci morì a Monza il 19 novembre 1955. La XXVIII Biennale
di Venezia (1956) gli dedicò una importante mostra commemorativa (v.,
nel catal., la presentazione di O. Vergani, pp. 155 s.) e un'altra il
comune di Monza nel 1957 (catal. con pref. di U. Nebbia, bibl. e scritti
di vari autori), nella sala dell'Arengario mentre nella Galleria civica
di Monza, nel 1966, si è tenuta una mostra. dedicata al Bucci incisore
(catalogo con testi di R. Biasion e F. Rossi).
(G. Marchiori - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 - 1972)
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