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Milano, 25/09/1840 - Milano, 19/01/1914
Allievo dell'Hayez all'Accademia di Brera, contemporaneo e amico del
Cremona: fu un vero innovatore.
Incominciò a dipingere quadri storici e interni; ma un po', per diretta
conoscenza, a Parigi e a Londra, di quelle nuove manifestazioni
pittoriche, un po', per il desiderio di esperienze e di nuove conquiste,
un po', per naturale reazione al diffuso, dolciastro romanticismo, e
soprattutto per la singolare, sicura nitidezza della visione pittorica
che animava la sua coscienza di artista, si orientò ben presto verso
quel verismo che già altri artisti, in tutte le regioni d'Italia,
incominciavano ad amare.
I suoi primi lavori furono studi di interni: La partita al bigliardo
(1873), dove è anche un primo saggio di divisionismo: La scuola di
ballo (1874), già interessante per la ricerca di quell'unità
atmosferica che fino allora ai quadri d'ambiente e di genere era
mancata. Le opere che segnarono il vero superamento furono quelle di
paesaggio, al sole e all'aria aperta. Il verziere (1877) ebbe il premio pel paesaggio, in gara con Mosè
Bianchi e Marco Calderini, a Torino nel 1880, nel 1882, a Milano,
ottenne il premio Principe Umberto con Piazza San Marco, che esposto a
Roma fu acquistato per la Galleria d'Arte Moderna dove è tuttora
conservato con una Marina e Studi di Pompei.
Da allora i suoi paesaggi figurarono in tutte le principali esposizioni
nazionali e internazionali e le sue opere furono ospitate nelle migliori
gallerie italiane e estere.
Fra le numerosissime si citano: Una mattina sul Lago Maggiore,
premiata a Torino ed acquistata dal conte Sambuy; Interno del Duomo di
Milano; Il ghiacciaio di Cambrena; Il buon pastore; Prealpi
bergamasche; Cesto di polli; La piazzetta di San Marco; Ritorno
del pastore; Giuda Iscariota; L'ora del riposo ai lavori
dell'Esposizione del 1881. Nella Galleria d'Arte Moderna di Milano
dove sono conservate altre sette opere; Il vaporino; Campagna d'Orsenigo (Brianza); Ridda di Ninfe;
Il verziere alla vigilia della commemorazione delle Cinque Giornate;
Prime nevi in montagna; Una via di Gignese; Impressioni d'estate;
Strada al Mottarone; Allegria; Dopo il temporale, nella raccolta
dell'ing. Mario Rasini di Milano e Cristo che bacia l'umanità,
col quale vinse un altro premio Principe Umberto nel 1897.
All'esposizione di Parigi del 1889 aveva inviato: Lago d'Iseo; In
montagna; La pianura lombarda; Un dolore; Tramonto e Lo spoglio
del melgone, e a quella mondiale del 1900, La campagna di Asiago.
La sua carriera di artista, cominciata con un lungo, angoscioso periodo
di lotta che dimostrò la tenacia del suo carattere, si chiuse non senza
amarezze perché l'ultima sua minore produzione fu pretesto ad un
ingiusto abbandono da parte della nuova generazione degli artisti,
dimentichi del valore delle opere del maestro e del grande esempio della
pugnace sua giovinezza.
Il fratello Giuseppe, morto in giovane età, fu anch'egli promettente
pittore.
A Filippo venne dedicata una sala con 20 opere alla IX Biennale
Veneziana e con 45 opere alla X Biennale.(A. M. Comanducci)
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