Cumiana (To), 13/08/1879 - Venezia, 10/06/1966Felice Carena nasce il 13 agosto 1879 a Cumiana,
presso Pinerolo, da Giuseppe e Bruna Pulcheria. Piuttosto scarse sono le
notizie relative alla sua giovinezza, che si svolge in ambiente
tranquillo, di piccola ma colta borghesia provinciale. Egli stesso
descrive la sua infanzia in modo impreciso nelle date e con
un'accentuata inclinazione al pessimismo e all'autocommiserazione: "Sono nato a Torino nel 1880. Mia madre maestra, mio padre impiegato;
infanzia triste, grigia e monotona. I primi studi furono per me
difficilissimi e dolorosi, sì ch'io stesso mi pensavo incapace di
conquistare anche un piccolo posto nel mondo. Estremamente timido, ogni
piccola cosa era per me difficoltà quasi insormontabile. All' Accademia
di Belle Arti, dove entrai giovanissimo senza grande ed eccessivo
entusiasmo, per molti anni lavorai senza quasi nulla capire, sentendo
solo dentro di me una grande infinita malinconia ed un amore per la
poesia che era allora l'unica vera consolazione" (Cavallo 1994).
All'Accademia Felice segue il corso di G. Grosso,
titolare di disegno di figura dal 1889 e poi di pittura dal 1905.
L'influenza del maestro, ritrattista della buona società torinese, è
evidente nella materia delle prime opere di Carena presentate alla LVIII
Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1899:
Vecchio (impressione), acquistato per 150 lire da Tommaso Duca
di Genova, e L'erbivendola (studio), identificabile con il
dipinto oggi di proprietà dei Musei Civici di Biella. Le prime opere del
giovane Carena si distinguono per l'adesione, da un lato, alla
ritrattistica dell'ambito verista e, dall'altro, al simbolismo e al
divisionismo, con figure idealizzate, effetti di luce e forme
stilizzate. In questi anni, fino al 1905, Carena frequenta l'ambiente
letterario legato ad Arturo Graf, a G. Cena, ad E. Thovez e al grande
scultore L. Bistolfi, per il quale conserva negli anni una profonda
devozione. Cena, che si trasferisce a Roma nel 1904, "fu il tramite
culturale per l'ulteriore passo di Carena verso le tematiche sociali, i
poveri, i vagabondi, i diseredati", interessando i suoi interessi verso
le opere di Eugène Carrière (Cavallo 1994).
Nel 1900 Carena ricorda un suo soggiorno francese, a
Parigi, in occasione dell'Esposizione Universale, dove ha la possibilità
di vedere opere, oltre che di Manet e di Milet, di Henne e di Carrière,
di Whistler e di Degas, nonché la scultura di Medardo Rosso. L'artista
ritorna all'appuntamento con la Promotrice torinese nello stesso anno,
proponendo un secondo Vecchio (studio) acquistato dalla Società
per 200 lire, un ritratto femminile non identificato, e Il
violinista figura metaforica dell'ispirazione artistica. Delle tre
opere esposte l'anno seguente, Signorina in bigio, raffigurata pensosa
di profilo, s'ispira chiaramente ai modelli di Whistler, come suggerisce
la composizione modesta e priva di oggetti innutili. E' il primo
tentativo di Carena di contrapporsi al modello del ritratto alla Grosso,
per cercare un'spirazione più sofisticata e di eleganza decadente. Alla
prima Esposizione Quadriennale della Promotrice di Torino del 1902
Carena espone i dipinti: Mia madre, Lotte dell'animo e
Ritratto del pittore Matteo Olivero. La scelta per una pittura di
suggestione idealistica è evidente nell'autoritratto, indicato con il
titolo introspettivo Lotte dell'animo, e nel primo ritratto
femminile, Mia Madre, che segna l'inizio di una vera e propria
predilezione dell'artista per soggetti legati al proprio universo
familiare. Carena si libera definitivamente delle tradizioni veristiche
della cultura accademica, per rivolgersi verso una resa pittorica con
contenuti fortemente idealistico, derivati soprattutto dall'influenza
culturale di Whistler, a cui il ritratto materno, con il profilo severo
della madre seduta in poltrona, in un interno spoglio, è chiaramente
ispirato.
La sua attività è annualmente documentata nelle
esposizioni della Promotrice torinese, dove nel 1903 è presente con tre
opere (Centauri, L'annunzio (dittico), La sera del dì festivo),
in cui è evidente, soprattutto nel dittico, l'influenza di Bistolfi, al
quale Carena dedica un intenso ritratto nel 1908 (Canada, collezione
privata). Dello stesso periodo sono Maternità (Crepuscolo all'ovile)
e Pastorelli. La prima opera, riferita dalla critica al 1903,
ricorda il Ritorno all'ovile di Segantini esposto per la prima
volta a Torino nel 1893. Del resto il fondamentale testo I
Prerafaelliti, pubblicato da Antonio Agresti nel 1908 con un
curatissimo apparato illustrativo, è verosimilmente ben noto a Carena,
grazie anche all'amicizia con Cena. Nel 1903 il pittore si iscrive al
concorso per il Pensionato Artistico Nazionale di Roma (classe di
pittura), il più importante concorso artistico bandito dal Ministero
della Pubbluca Istruzione, che si svolge alla fine del 1904 sul tema La
Rivolta. Dichiarato vincitore ex-aequo con Giacomo Ricchizzi, i due
artisti eseguono una seconda prova sul tema Il cimitero: nell'aprile del
1905 Carena vince con un dipinto raffigurante una madre con bambino.
Ottenuto il Pensionato nel 1906 e trasferitosi a Roma, Carena lavora
alacremente, sviluppando un simbolismo pittorico molto personale.
L'attività romana può essere suddivisa in tre momenti distinti: un primo
periodo dal 1906 al 1912, che costituisce la preparazione al primo
successo dell'artista con la mostra personale alla Biennale del 1912; un
secondo periodo caratterizzato da nuovi indirizzi stilistici
determinati, dal 1912 al 1916, dall'apertura sul panorama europeo grazie
alla visione diretta delle opere esposte alle Biennali di Venezia e alle
mostre della Secessione romana; un terzo periodo, infine, dal ritorno
dalla guerra nel 1919 al 1924, anno in cui Carena si trasferisce a
Firenze a seguito della sua nomina alla cattedra di pittura
all'Accademia di Belle Arti di quella città.
Alla prima fase romana appartiene il Ritratto della
sorella, firmato e datato 1906, in cui l'artista si muove ormai con
grande libertà espressiva, costituendo uno dei più importanti episodi
del simbolismo italiano. Viaggia in Europa per studiare la pittura
(Parigi, Basilea, Monaco). Nel 1908 riceve il rinnovo del Pensionato da
una commissione composta da Bistolfi, Trentacoste e Sartorio. Nella
capitale il giovane trova nuovi amici, da Cecchi a Spadini e si
riavvicina a Cena. Quest'ultimo, corrispondente privilegiato di Auguste
Rodin, rappresenta per Carena un tramite importante per le cose di
Francia, in particolare per quanto riguarda Carrière, al quale l'artista
ricorre con veri e propri prestiti, anche nelle scelte tematiche dei
ritratti, dei nudi, della maternità, almeno fino alla personale
veneziana del 1912, che segna una cesura decisiva nel suo percorso
pittorico. Nel 1909 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia
(VIII Esposizione Internazionale d'Arte), nella sala piemontese, due
quadri, Vittoria e il monumentale I viandanti,
acquistato dal Museo Marangoni di Udine. Nello stesso anno realizza
anche Fiori, un soggetto simbolico rappresentato da un gruppo
di bambini resi a pennellate di colori chiari su sfondo scuro, che
ritorna sovente attorno agli anni 1909-1910 nella pittura dell'artista.
A questo periodo risale la relazione con Gina Ferrero, figlia del
senatore Roux e moglie del barone Augusto Ferrero critico letterario e
artistico della "Tribuna", dalla quale nel 1910 avrà una figlia, Marzia,
che ritrae in molte delle opere più ispirate del periodo. nello stesso
anno la LXXX Esposizione Internazionale della Società Amatori e Cultori
di Belle Arti di Roma organizza una sua mostra individuale di ventuno
opere, due delle quali, Ritratto del poeta Cena e Fiori,
vengono acquistate dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Con questa
personale, la sua prima apparizione pubblica dopo la vincita del
Pensionato nel 1906 (terminato nel 1910), Carena presnta il frutto di
quattro anni di lavoro rivelandosi alla critica come uno dei giovani più
interessanti della sua generazione.
L'attività romana di questi anni è presentata anche
alla X Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia del 1912, in cui
l'artista espone ventuno opere, che lo consacrano uno dei maggiori
pittori italiani del momento, tanto da essere nominato nel marzo membro
della giuria di accettazione della mostra. Nell'anno seguente Carena è
chiamato a far parte degli organizzatori della prima esposizione della
Secessione romana, partecipando anche alla giuria di ammissione e alla
commissione di collocamento. Nei due dipinti presentati in
quell'occasione nella sala internazione, I re magi e Studio di nudo,
l'artista abbandona lo stile pittorico simbolista per seguire le
tendenze sintetiste francesi rappresentate soprattutto dall'opera di
Gauguin, conosciuto probabilmente per il tramite di Carrière che lo
ritrae nel 1891. Nel 1914 invia alla Biennale di Venezia due Nature
morte e un grande Nudo ma il rifiuto di quest'opera,
giudicata non corrispondente alla "aspettativa del pubblico", lo induce
a ritirare tutti i dipinti, sostenendo il suo diritto a rinnovarsi. La
critica tradizionale vede infatti con ostilità la svolta stilistica del
pittore e le sue aperture ad un primitivismo rigoglioso e brillante. A
partire dal 1915 trascorre l'estate ad Anticoli Corrado, che diventa il
luogo privilegiato della sua ispirazione artistica almeno fino al 1928,
suggerendogli non solo i soggetti dei quadri, ma nache un primitivismo
arcaizzante ed un ritorno alla tradizione pittorica cinque e secentesca.
Nel 1916 parte per la guerra, inizialmente arruolato come caporale, poi
come ufficiale di artiglieria: "La guerra venne ed io accettai il mio
posto di soldato con grande senso di liberazione... da allora la mia
pittura fu più personale e meno vuota di poesia e di vita" (Cavallo
1994).
Ottenuto il congedo nel 1919 sposa a Torino
Mariuccia Chessa, sorella del pittore Gigi. Nell'autunno dello stesso
anno presenta la sua produzione recente, successiva all'interruzione di
attività dovuta alla guerra, all'Esposizione Nazionale di Belle Arti
organizzata dalla Promotrice torinese: Ritratto, Interno, Due
nature morte e Contadini Al sole, che ottiene un premio
ex-aequo con Casorati ed è acquistato dalla Galleria d'Arte Moderna di
Torino. Nel 1920 nasce la seconda figlia Donatella. Alla prima Biennale
romana del 1921 espone un gruppo di undici opere, tra cui Contadini
che ottiene il premio per la pittura di 5000 lire. Nel marzo 1922, con
Attilio Selva, apre una scuola d'arte, inaugurata con una mostra dei
suoi dipinti, che però "non andò troppo bene; ...non ebbe successo
economico" anche se Carena diventa di fatto il maestro indiscusso dei
giovani pittori che pochi anni dopo costituiscono la "Scuola romana"
(Benzi 1996).
Alla XIII Biennale di Venezia presenta un gruppo di
quattro importanti dipinti: Deposizione, Il presepe, Il porcaro
e Quiete. Nel 1924 Carena è nominato per "chiara fama"
professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove si trasferisce
verso la fine dell'anno. Partecipa a numerose esposizioni a Bruxelles, a
Milano, a Venezia, dove si presenta con un monumentale gruppo di dipinti
alla XV Esposizione Internazionale d'Arte, raccogliendo in cinquanta
opere la sua attività postbellica. nel 1929 l'artista è invitato da
Margherita Sarfatti alla II mostra del Novecento italiano, a Milano nel
palazzo della Permanente, dove espone tre disegni e tre dipinti: I
miei scolari, Bagnanti, La famiglia. Vince il primo premio alla
ventottesima edizione dell'International Exhibition of Paintings
dell'Istituto Carnegie di Pittsburgh con il dipinto La scuola,
presentato alla XVI Biennale di Venezia, uno dei premi più prestigiosi a
livello internazionale, consistente in 1500 dollari per l'acquisto del
dipinto vincitore. Nonostante le varie partecipazioni pubbliche, Carena
passa quasi l'intero anno senza lavorare a causa di una grave malattia,
un ascesso polmonare in seguito al quale gli vengono asportate quattro
costole. Nel 1930 esce presso l'editore Hoepli, nella collana Arte
moderna italiana, la prima monografia a lui dedicata, curata da
Antonio Maraini. Nel 1931 ha una grande sala personale alla I
Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma, nella quale presenta trentatre
dipinti "tutti o quasi recentissimi", molti dei quali sono acquistati da
musei e pinacoteche italiane. Carena riceve il terzo premio della
Quadriennale, di 25000 lire insieme a Casorati, Soffici e Ferrazzi.
Continua la sua intensa attività espositiva a Baltimora, Venezia,
Firenze, Parigi, in Germania, a Pittsburgh e a Roma. Nel 1933 è nominato
Accademico d'Italia, la carica più prestigiosa dell'ufficialità
artistica, e presidente dell'Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nel 1940 ottiene il Gran Premio della pittura alla
Biennale di Venezia, dove ha una sala personale con ventitre opere. E'
nominato commissario nazionale del Sindacato Nazionale Fascista Belle
Arti. Nel 1944 i tedeschi ritirandosi da Firenze distruggono la villa
dove l'artista abita e ha il suo studio, devastando parte dell'archivio,
dei quadri della sua collezione e dei suoi dipinti. Nell'agosto del 1945
la figlia Marzia lo accompagna da Firenze a Venezia dove Carena si
stabilisce definitivamente, fino alla morte. Nel 1948 è nominato membro
dell'Accademia Nazionale di San Luca. Ormai indebolito nel fisico non
frequenta più lo studio alla Misericordia e lavora quasi esclusivamente
nella casa dei Carmini. Nel 1959 è incaricato di eseguire il ritratto
ufficiale di Papa Giovanni XXIII, suo conoscente e confidente fin da
quando era Patriarca di Venezia.Nel 1962 dona sessanta disegni alla
Fondazione Giorgio Cini, inizio di un nucleo più vasto dedicato alla
raccolta di maestri veneziani. Nel 1966, afflitto da un grave disturbo
alla vista, dipinge ormai a fatica. La figlia gli procura l'occorrente
per modellare e nascono così alcune teste tra cui l'Autoritratto. Il 10
giugno l'artista muore nella sua casa a Venezia. Per sua volontà lascia
alla Galleria Internazionale d'Arte Moderna alla Ca' Pesaro tre dipinti
e venticinque disegni
(Paola Manchinu - Pittori dell'Ottocento in Piemonte
- UniCredit 2003)
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