Pillole d'Arte

    
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Francesco Ciusa




Nuoro, 02/07/1883 - Cagliari, 26/02/1949

Figlio di un ebanista, Francesco Ciusa iniziò la sua carriera scolpendo i mendicanti e i poveri, i soggetti a lui più vicini. L'esposizione di una tra le sue prime opere a Nuoro lo portò ad ottenere un sussidio comunale, col quale riuscì a frequentare l'Accademia delle Belle Arti a Firenze. Il contatto con l'ambiente toscano e con maestri come il pittore Giovanni Fattori e lo scultore Domenico Trentacoste, lasciò in lui un'impronta significativa, convincendolo soprattutto della necessità di un'arte non slegata dalle istanze sociali. Nel 1905 ritornò a Sassari dove visse per un anno condividendo lo studio dell'amico pittore Giuseppe Biasi.

Nel 1907 arrivò il vero successo di critica e di pubblico, con la scultura in bronzo de La madre dell'ucciso, ispirata ad un evento reale che aveva colpito l'artista da bambino. Nonostante il felice esordio e la possibilità di vivere esperienze importanti in Italia ed all'estero, scelse di non abbandonare la Sardegna. Nel 1908 si trasferì a Cagliari, dove divenne animatore della scena culturale cittadina. Il pane, La filatrice, Il nomade, Il dormiente, come anche le presenze tragiche del Cainita (l'uccisore del suo nemico) e della Dolorante anima sarda (la vedova di un marito assassinato), restano tutt'oggi rappresentazioni fortemente realistiche e simboliche della cultura isolana.

Negli anni della Grande Guerra, Ciusa sentì profondamente il senso del sacrificio dei combattenti sardi: oltre a medaglie, targhe e lapidi, realizzò l'album di illustrazioni "I tuoi figli, Sardegna eroica!" (1917), pubblicato a beneficio dei combattenti. Durante gli anni del conflitto si interessò anche alle arti applicate, in particolare alla ceramica. Nel 1919 fondò, sempre a Cagliari, la manifattura SPICA (Società per l'Industria Ceramica Artistica), che fino al 1924 produsse piccoli manufatti di terracotta dipinta a freddo ispirati alla tradizione popolare. Nel 1925 l'artista passò a dirigere la Scuola d'Arte Applicata di Oristano. Quando l'istituto fu costretto a chiudere (1929), Ciusa partecipò alla fondazione della "Famiglia artistica sarda", presto soppiantata dal neonato "Sindacato Fascista di Belle Arti".

Nel periodo della dittatura lo scultore non si trovò sempre a suo agio nel clima politico e culturale, e oltre ad alcune opere su commissione o a carattere ufficiale (tra le quali un busto di Mussolini) preferì dedicarsi a lavori di dimensioni più ridotte o alla ritrattistica. Un soggiorno a Orgosolo tra il 1939 e il 1940 gli ispirò le ultime importanti sculture, tra le quali Il fromboliere, il suo piccolo "David barbaricino".