Pillole d'Arte

    
Autori   |   Opere   |   Documenti   |   Bibliografia   |   Contatti   |   Esci

 

Enrico Coleman



Roma, 21/06/1846 - Roma, 14/02/1911

Figlio di Carlo, pittore inglese stabilitosi nella Città Eterna, seguì le orme del padre, e ben presto lo sorpassò. Di carattere calmo e assorto, visitò e osservò il Lazio in tutti i suoi aspetti meno noti e si diede soprattutto alla rappresentazione dei cavalli, cogliendone il carattere con una verità straordinaria. Fu anche acquerellista apprezzato. Espose a Torino, nel 1880, Entrata nel bosco; Escursione al Monte Semprevivo; Inondazione della campagna romana; a Milano nel 1881, Vole? Vole Madama?; a Roma nel 1883, Timor panico (esposto poi a Torino nel 1884); Un ingombro; Seppellire i morti; A duemila metri; Una via di Castel di Sangro. Vinse una medaglia d'oro all'Esposizione Alpina del 1888 a Bologna.

Altre sue opere: Centauri e La desolata Campagna di Roma, appartenenti alla galleria d'Arte Moderna di Roma; Scarpa; Campagna romana; Macchia di Acquatraversa; Lago di Albano; Monte Autore; Via Appia Nuova; Osteria di Ponte Mammolo; Casal Morena; Appennino a Capracotta; Marino; Borghetto; Bufali; Villa d'Este; Lago di Bracciano; Viterbo; Sul Gran Sasso d'Italia, tutte conservate dalla famiglia Coleman a Roma. Il Museo di Liverpool possiede "Buoi che trascinano un pezzo di marmo". Nel 1878 fu nominato membro onorario della Società degli acquerellisti belgi e nel 1907 socio benemerito del Club Alpino Italiano. Una retrospettiva del Coleman fu aperta a Roma, nello studio di Augusto Jandolo, il 15 febbraio 1936. Così ne scrisse la critica (P. Scarpa):

"Vedute di caratteristici paesi della Ciociaria, paesaggi assolati, animali e fiori, si succedono in una sottile armonia di colore che a volte sembra essere tessuta, tanta è la delicatezza delle gamme, da un artista giapponese, mentre poi, nel suo insieme risulta poderosa di contenuto pittorico e profonda di osservazione. La sincerità e l'italianità, tuttavia si palesano in ogni opera del Coleman, il quale certamente rimarrà tra i migliori pittori dell'ottocento che, senza essere supini riproduttori del vero, si espressero con fedeltà, ma soprattutto con sentimento verso la natura che amavano e per quello che vollero che apparisse agli occhi degli osservatori in tutta la sua bellezza affascinante, con il suo profumo avvolta da atmosfera sottile e luminosa".

(A. M. Comanducci)


Pittore romano, uno dei più forti acquerellisti viventi, ed unico, come pittore di cavalli, nel cogliere il vero carattere delle razze equine romane. Il suo bel quadro ad olio Timor Panico da lui esposto a Roma nel 1883, ed a Torino nel 1884, ha una forza di colorito e una tale evidenza e sicurezza nell'insieme, una così eccellente naturalezza nella riproduzione dei cavalli, che colpisce e trasporta. Le sue tele sono animate, la campagna è resa con un'evidenza ed un sentimento insuperabile, e, con sicurezza e vivacità di pennello, egli sa riprodurre le scene le più disparate. A Torino, nel 1880, espose i quadri: Entrata del bosco; Escursione al Monte Semprevivo; Inondazione nella campagna romana, che lo fecero subito reputare fra i migliori artisti italiani.
A Roma, nel 1883, egli aveva esposto: Un ingombro; Seppellire i morti; A 2000 metri; Una via di Castel di Sangro; ecc. Uno degli acquerelli più belli del Coleman è quello Vole? Vole, madama? rappresentante un cocchiere che mentre cade dirottamente la pioggia offre il legno ad una signora che passa. Esposto a Milano nel 1881, ebbe molti elogi dalla stampa e piacque assai al pubblico.

(A. De Gubernatis - Dizionario degli Artisti Italiani Viventi - 1889)


Nacque il 21 giugno 1846 a Roma, dove il padre Charles, pittore paesaggista inglese, si era trasferito fin dal 1831; la madre, Fortunata Segadori, era una modella nata a Subiaco. Dal padre ereditò l'interesse per la pittura di paesaggio e divenne, insieme con l'amico Onorato Carlandi conosciuto alle esercitazioni della guardia nazionale, assiduo frequentatore della campagna dei dintorni di Roma, soggetto preferito dei suoi dipinti. Dedicò particolare attenzione, condivisa anche da A. Raggio, nel ritrarre movimentate scene di animali in corsa. Proprio l'insuccesso di Una mandria di bufali nelle paludi pontine, presentato al Circolo artistico, determinò il suo passaggio verso i modi più facili e di successo della pittura alla Mariano Fortuny, molto di moda in quegli anni. Ben presto, tuttavia, grazie ai consigli di Nino Costa, il più anziano dei paesaggisti operanti a Roma, ritornò con maggiore entusiasmo a soggetti di tipo naturalistico.

Il Coleman ritrasse, principalmente all'acquerello, le desolate distese della Campagna romana in dipinti con prevalenza di linee orizzontali, oppure le più diverse specie erbacee e, in particolare, le orchidee in "ingrandimenti" eseguiti con tratto raffinato e minuto. Fu famosa la sua passione per questo fiore del quale divenne un eccellente coltivatore, così che F. Cortesi gli dedicò un ibrido tra Orchis mascula var. rosea e Orchis provincialis var. pauciflora, che egli era riuscito a far riprodurre. Redasse, sempre all'acquerello, un album-raccolta di moltissime specie di orchidee selvatiche, album unico nel suo genere, acquistato da un inglese (Jannattoni, 1950, p. 29). Il Coleman ebbe lo studio prima in via Zucchelli n. 16; poi, insieme con il fratello Francesco, passò nello studio paterno, in via Margutta n. 33, nel palazzo Dovizielli.

Uomo metodico, divise i suoi interessi tra la pittura, la caccia, l'alpinismo. Fu, infatti, tra i primi frequentatori del Club alpino italiano, che nel 1907 lo nominò socio benemerito (nel 1888 vinse una medaglia d'oro all' Esposizione alpina di Bologna). Dipinse un pannello con una veduta dell'Agro romano per il caffè Greco (tuttora conservato in loco), il ritrovo degli artisti dove egli era solito passare le serate e dove veniva chiamato il "Birmano" (Angeli, 1939, p. 122). Nel 1878 venne nominato membro onorario della Reale Società degli acquerellisti belgi. La presenza del pittore alle maggiori mostre italiane fu costante. Nel 1880, all'Esposizione internazionale di Torino, esordì con Entrata nel bosco,Escursione al monte Semprevivo,Inondazione nella Campagna romana; l'anno dopo, all'Esposizione internazionale di Milano, espose Vole?,Vole madama?; nell'83 a Roma presentò Timor panico,Un ingombro,Seppellire i morti, A 2000 metri, Una via di Castel di Sangro. Frequentò tutte le Biennali veneziane dalla I (1895) alla IX (1910) e fu presente un po' a tutte le mostre del gruppo "In Arte Libertas" fondato da Nino Costa (per questo si veda presso l'università di Roma la tesi di laurea del 1974 di Andrea Sestieri). Con Carlandi, Pascarella e altri era solito intraprendere lunghe passeggiate sia verso i monti del Lazio, sia verso le paludose pianure del litorale marino fino a Terracina, dove i pittori del gruppo decorarono il locale Circolo artistico. Nel corso del 1902 gli fu conferita la nomina di accademico di merito dalla Accademia di Belle Arti di Perugia. La sua fedeltà al tema della natura, perseguita durante tutta la vita, indusse gli artisti che nel 1904 dettero vita al gruppo dei "XXV della Campagna romana" ad attribuirgli la presidenza del sodalizio: ne divenne, cioè, il "capoccetta".

Il Coleman conservò per tutta la vita la nazionalità britannica, ma, poco amante dei viaggi, non conobbe mai la terra di origine della sua famiglia. Morì a Roma il 4 febbraio 1911 e venne sepolto nel cimitero cattolico di Testaccio. La iscrizione tombale reca la data computata dalla fondazione di Roma. Nell'anno stesso della sua morte gli fu dedicata una retrospettiva di quarantanove opere nel palazzo costruito da C. Bazzani per l'Esposizione internazionale di Roma (catal., Bergamo 1911, p. 20). Opere dell'artista furono esposte nel 1923 presso la casa d'arte Palazzi sempre a Roma; nel 1932 nella Mostra di Roma nell'Ottocento; nel 1936 nello studio di Augusto Jandolo; nel '43 presso la galleria S. Marco di Roma. Purtroppo la maggior parte della produzione pittorica del Coleman risulta dispersa in raccolte private e manca di una sistematica catalogazione. Nel Museo di Liverpool è conservato Buoi che trascinano un pezzo di marmo; all'Accademia di S. Luca appartengono due acquerelli: Via Appia Antica (1909) e Tor Tre Teste; alla Galleria d'arte moderna di Roma sono conservati Desolata campagna romana (esposto alla Biennale veneziana del 1901: ill. 47 del catal.) e i Centauri (1895), quadro, quest'ultimo, che fu acquistato dall'americano Bob E. Chandler che fece poi donazione del dipinto alla sede attuale. Nella British School di Roma si trovano Anzio e Campagna romana, due olii su cartone; un acquerello con Ruderi di un villaggio in Ciociaria è conservato nella Pinacoteca provinciale di Bari. Qui il Coleman si impegna in un tentativo di fusione mitico-naturalistica un po' estranea alla vena artistica del pittore, sensibilizzato ai modi simbolisti che si andavano diffondendo nell'ambiente.

(C. Tempesta - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 26 - 1982)