Nizza, 08/01/1879 - Bologna, 27/08/1966
Nacque a Nizza l'8 gennaio 1879 da Achille, che era tenore. Fu fratello
del soprano Emilia. Stabilitosi a Bologna, manifestò sin dall'infanzia
uno spiccato interesse per la pittura. Compiuti gli studi classici, si
iscrisse, dietro pressioni familiari, alla facoltà di ingegneria.
Frequentò in questo periodo la Pinacoteca civica dove, attratto dalla
pittura emiliana del Seicento, si cimentò in un paziente lavoro di
copista. Incoraggiato dal pittore bolognese A. Scorzoni, suo primo
maestro, abbandonò ben presto l'università per dedicarsi esclusivamente
alla pittura e nel 1901 fu tra gli espositori della Società Francesco
Francia. Nel 1902 si trasferì a Torino dove seguì i corsi all'Accademia
Albertina; frequentò lo studio del pittore G. Grosso, dal quale
ricevette una rigorosa formazione accademica. Nel 1906, dopo il diploma,
tornò a Bologna, in seguito alla morte del padre.
Nel 1909 il Corsi fu presente a due mostre ufficiali alla Società
Francesco Francia a Bologna (dove sarà presente anche l'anno seguente
con sei Effetti di luce e venticinque Impressioni), e alla I Esposizione
nazionale di belle arti a Rimini, dove presentò tre opere, tra cui un
ritratto identificato con il Ritratto della Moglie (1907) nel
catalogo della mostra monografica di Roma presso l'Ente Premi (1969-70).
Nel 1912 fu invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia. La sua
pittura era ormai giunta ad un'elaborazione completa. Frequentò in
questo periodo a Bologna il pittore A. Protti e altri artisti della
generazione degli anni '80 (G. Romagnoli, G. Fioresi, G. Pizzirani) con
cui, partecipò al clima di rinnovamento culturale della Bologna
postcarducciana. Chiusi in un ambiente provinciale in cui gli unici
punti di riferimento erano gli insegnamenti coerenti di alcuni maestri
dell'Accademia e le antiquate mostre della Società Francesco Francia, i
giovani pittori bolognesi ricercavano un orientamento preciso
scontrandosi con gli esempi inattuali della cultura accademica e gli
svolgimenti stanchi e di maniera dell'arte floreale e del simbolismo.
L'informazione della cultura europea giungeva attraverso le Biennali di
Venezia e orientava il gusto dei giovani verso le pitture di Besnard, di
Mesdag, di Whistler e di Maris, di Serov e di Ensor, mentre nella
birreria Rovani, luogo di riunione del mondo culturale bolognese,
circolavano alcuni numeri della rivista Jugend. Le esigenze di
rinnovamento artistico si indirizzarono intuitivamente nel senso di
un'adesione ad una pittura "naturale", che si richiamava alla tradizione
coloristica dei veneti e degli spagnoli fino all'impressionismo e al
postimpressionismo.
Il Corsi e gli altri artisti del gruppo parteciparono alle mostre della
Secessione romana dal 1913 al 1916, condividendone il clima di reazione
alla cultura ufficiale. Pur non costituendo un vero e proprio gruppo
artistico con una fisionomia ben precisa, tuttavia nell'edizione del
1914 i pittori bolognesi esposero insieme in una sala a loro dedicata;
il Corsi presentò Tango, opera in cui è chiaro l'ambito
secessionista in cui muoveva la sua ricerca, lontana da quelle
pericolose inclinazioni intimiste che caratterizzavano la produzione
degli altri artisti bolognesi.
Alcuni critici, tra cui G. Raimondi (1955), hanno individuato la matrice
delle opere del C. di questo periodo nella poetica degli interni dei
nabis, di Bonnard e Vuillard. In realtà più che di una scelta culturale
cosciente si tratta per il C. di un'adesione istintiva, come lui stesso
sostiene: "...con riferimento ai miei primi lavori la critica citò i
pittori francesi, i post-impressionisti. Non furono i soli, in verità,
su cui feci le mie esperienze; ma del resto era direi fatale che, in uno
spirito di intelligenza mediterranea, pur senza imitarli, fossi portato
naturalmente a muovermi su un terreno pittorico dove si muovevano
anch'essi". Non si tratta dunque di precisi riferimenti alle premesse
nabis e vuillardiane in particolare, quanto di un'istintiva sensibilità
culturale che conferisce alla ricerca del Corsi un'impronta di modernità
e un respiro europeo situandola al di fuori del ristretto ambiente
provinciale bolognese.
Il Corsi partecipò in questi anni anche alla Biennale di Venezia (1914)
e alla Mostra d'arte italiana a San Francisco (1915) con presentazione
in catalogo di A. Colasanti. Al 1914 si data una nuova maniera nella
ricerca dell'artista: le immagini femminili, le scene d'interno o di
villeggiatura sono rese sfruttando al massimo le potenzialità espressive
del colore con pennellate rapide, secondo modi di più diretta influenza
matissiana; lo schema compositivo e la perfetta equivalenza pittorica
tra la figura femminile ritratta e l'ambiente che la circonda preludono
alle soluzioni più decisamente astratte dell'ultimo periodo. Negli anni
1920-30 la ricerca del Corsi rimase immune dalle suggestioni
volumetriche e monumentali della cultura di "valori plastici" e del
Novecento. Così come aveva negato la sua partecipazione al futurismo, il
Corsi restò isolato, ma non assente, dalle vicende dell'arte italiana
del ritorno all'ordine e del fascismo.
Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1924, seguì un lungo
periodo di silenzio caratterizzato da una scarsa attività espositiva.
All'inizio degli anni '30 si trasferì nello studio alla torre dei
Malvasia dove dipinse la serie delle Torri di Bologna e iniziò i primi
studi per le grandi composizioni realizzate successivamente nel corso
degli anni '50 (Il ritorno da Citerea, 1950-59; Lettura del
rituale, 1950-59). La produzione del Corsi continua in questo
periodo su due diversi piani, corrispondenti l'uno ad una visione
interiore con immagini femminili che affiorano dalla materia pittorica
con una notevole carica sensuale, l'altro ad una resa più immediata ed
espressiva, in cui l'uso esasperato del colore, di origine fauve, si
stempera in effetti di controluce densamente tonali (Nuda sdraiata,
1940, Milano, Civica Galleria d'arte moderna, e Nuda, 1941,
Bologna, Civica Galleria d'arte moderna).
Nel 1941 l'assegnazione del premio Bergamo (destinato ad un pittore
giovane e paradossalmente assegnato ad un artista ormai sessantaduenne
ma di fatto pressoché sconosciuto) coincise con una graduale riscoperta
dell'opera del Corsi. Frequentò in questo periodo Guidi, Mario e Saverio
Pozzati, ed alcuni artisti della giovane generazione bolognese che
trovavano nella sua ricchissima biblioteca testi fondamentali di
documentazione dell'arte europea contemporanea. Nel 1945 il Corsi fu tra
i fondatori della galleria "Cronache", che promosse un'azione di
rinnovamento dell'ambiente artistico bolognese; partecipò attivamente
alla vita culturale della città intervenendo a dibattiti e conferenze al
circolo Labriola e alla Las.
In relazione con questa sua vitalità intellettuale si pone intorno al
1947 una nuova fase di ricerca: oramai completamente sganciato da ogni
riferimento naturalistico, il Corsi realizza con particolare felicità
inventiva una serie di collages astratti, utilizzando carte colorate,
cartoni ondulati, nastri, manifesti strappati. La sperimentazione del
colore come elemento autonomo darà luogo nelle successive prove
pittoriche degli anni 1950-60 ad un uso oramai totalmente libero della
materia cromatica.
Nel 1958 ottenne importanti riconoscimenti ufficiali con la mostra alla
Biennale di Venezia, presentato da Francesco Arcangeli, e la
pubblicazione della monografia di M. Valsecchi. Nel 1964 fu allestita
un'antologica nel Museo civico di Bologna sempre curata da F. Arcangeli.
(Nicoletta Cardano - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 29 (1983) -
treccani.it) |