Reggio Emilia (RE), 13/07/1874 - Settignano (Fi),
03/09/1949
Giovanni Costetti nasce a Reggio Emilia nel 1874. Dopo le scuole
primarie, frequentate a Bologna, e la Scuola di disegno di Reggio, il
talento di Costetti è riconosciuto da importanti artisti reggiani del
tempo, come Gaetano Chierici e Cirillo Manicardi, che gli aprono la
strada alla concessione del Legato Sanguinetti, grazie al quale il
giovane artista può proseguire gli studi nel periodo 1898-1901.
Il viaggio a Firenze compiuto in quegli anni segna una svolta nella
carriera di Costetti, che studia alla scuola di Giovanni Fattori e
stringe amicizia con Armando Spadini, Ardengo Soffici, Giuseppe
Graziosi. Da quel momento, la sua città d'adozione sarà Firenze, di cui
ammira la grande tradizione artistica medievale e rinascimentale. Altro
viaggio importante sarà quello compiuto con Soffici a Parigi nel 1900,
quando nascono il suo interesse per l'arte di Cézanne e l'amicizia con
lo scultore Rodin. Da questo periodo, e per tutto l'arco della carriera,
Costetti espone le sue opere in importanti mostre collettive, come la
Biennale di Venezia, la II Mostra della Secessione a Roma, la Biennale
Romana, e personali, come quelle di Roma (1929), Parigi (1931), Firenze
(1932), Utrecht (1941).
Tra il 1902 ed il 1905, l'artista collabora con saggi critici e opere
grafiche alla rivista fiorentina "Leonardo", diretta da Giovanni Papini.
Sono degli anni '10 l'amicizia con Arrigo Levasti, che lo introduce
negli ambienti del misticismo fiorentino, e con Renato Fondi, accanto al
quale collabora a "La Tempra", pubblicando recensioni e poesie. Nel
primo dopoguerra Costetti tiene alcune conferenze presso l'Associazione
fiorentina per l'Università popolare, nelle quali mette in evidenza il
significato sociale ed il contenuto spirituale dell'arte.
Nel 1926 e 1928 Costetti è a Parigi, dove stringe amicizia con il
filosofo Giuseppe Lanza Del Vasto e la danzatrice americana Anieka
Leggett. Questi incontri contribuiranno all'affermarsi di un suo
interesse per le filosofie orientali, mentre l'incontro con la Leggett e
la lettura di Valéry introdurranno nella sua arte il tema della danza.
L'avvento del fascismo spinge Costetti ad aderire al Manifesto degli
intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce nel 1925, quindi
ad allontanarsi per un quindicennio dall'Italia, viaggiando fra Parigi,
Oslo e Utrecht, mentre la sua visione dell'arte tende a sublimarsi e
spiritualizzarsi sempre più, fino a giungere al cosiddetto "periodo
grigio", dove sofferenza e tormento interiore sono in primo piano.
Costetti muore a Settignano (Firenze) nel 1949, poco dopo il suo ritorno
in Italia.
Opere dell'artista sono oggi prevalentemente conservate presso i Musei
civici di Reggio Emilia, la Galleria di Palazzo Pitti a Firenze e
numerose collezioni private.
(da
panizzi.comune.re.it)
(altra biografia su
treccani.it)
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