Rauscedo (Friuli), 24/08/1880 - 10/11/1942
Nato a Rauscedo (Friuli) il 24 agosto 1880. Vive a Milano.
Nonostante la sua attività molteplice, sparsa, in una ricca serie di
lavori, è noto soprattutto come paesista. Apparve la prima volta al
pubblico, alla Biennale di Venezia del 1908, con Nube rossa, che
venne acquistata dal Re. Nel 1910, all'Esposizione di Brera a Milano
concorse al premio Fumagalli, vincendolo col dipinto Mattino a Nemi.
Alla Biennale del 1920 espose Orbe, al quale fu assegnata la medaglia d'oro
del Ministero della Pubblica Istruzione.
A Venezia, invitato, espose Gratia plena.Raccolse la maggior
parte dei suoi lavori in due mostre personali alla Galleria Pesaro,
negli anni 1921 e 1926. Altre opere: Terra al sole, nella Galleria d'Arte Moderna
di Milano; Il Duomo; Regine; Ombre di nubi; Annunciazione;
Scogliera; Primavera; Calceolarie; Adorazione dei Magi. Ha
affrescato nella casa Chierichetti una Annunciazione; la sala dei
marmi nella villa della nobildonna Carla Visconti di Modrone Erba e in
alcuni palazzi milanesi.
(A. M. Comanducci)
La volontà coordinatrice di Angiolo D'Andrea non si limita a sfruttare
una sola delle risorse individuali: il suo ingegno poliedrico e
multiforme e la sua mentalità nutrita di saldi studi, lo trasportarono a
ricerche che rivelano quali immagini nuove e quali risultati inaspettati
sappia raggiungere colui che, cautamente, sa insinuarsi tra le recondite
bellezze della pittura. Perciò del paesaggio vi dà con colori
vivacissimi tutte le bellezze incomparabili e le più tenui vibrazioni
luminose, della materia inorganica, il balenio fuggitivo dei riflessi e
le caratteristiche più strane, della decorazione, le combinazioni più
seducenti, del disegno le velature più ricercate e le sfumature più
misteriose. Tutto si trasforma attraverso il giuoco della sua fantasia:
anche le cose più umili si traducono in altrettante immagini pittoresche
e acquistano, attraverso la di lui valorizzazione oggettiva, una
preziosità che la natura stessa non ha saputo dargli.
Nonostante però tutta un'attività molteplice, sparsa in una ricca serie
di lavori eseguiti in questi ultimi anni, il D'Andrea è maggiormente
noto come paesista. I suoi disegni incisivi e morbidi - elaborati
pazientemente come preparazione parziale dei quadri - e le innumerevoli
impressioni, difficili a descriversi ad una ad una; tanta e la varietà
di composizione, di forma e di tonalità che in esse si riscontrano, sono
narrazioni di sottile poesia e si ammirano come si ammira uno strano
gioiello composto di pietre rare e preziose.
L'alto valore di questo sensibilissimo artista, si rivela appunto nel
saper cogliere gli effetti pittorici di un paesaggio nelle sue
alterazioni fugaci e di fissarlo con sintesi rapidissima nei suoi
contrasti più armonici. Altipiani ampi ed ondulati, rupi squallide ed
aspre, chine molli cosparse di ulivi, pianure vaste tormentate da
irridescenti corsi l'acqua, cieli visti attraverso le continue
sfumature, nature morte, curiosità folkloristiche, sono temi da lui
svolti con una valutazione acuta e misurata e con una cosi curiosa
ricerca personale che rivelano un talento di primissimo ordine. Questo
suo studio analitico, e questa sua valutazione dei fenomeni coloristici,
lo hanno portato a concepire una forma di arte decorativa genialissima
che ha per capisaldi non il solido schema classico, basato su forinole
tradizionali; ma su una intelaiatura bizzarra di linee tutte cosparse di
accostamenti coloristici strani i quali, fondendosi con tutto l'insieme,
danno un'unità di stile espressivo, nuovo ed originale.
Nato a San Rauscedo di San Giorgio della Richinvelda, era sceso,
giovanissimo, dalle pianure friulane con la febbre interiore della
conquista, come quegli antichi artefici che, inconsapevoli, si sentivano
attratti verso la forza irresistibile delle grandi personalità allora
intente a ridare all'Italia, e per la seconda volta, una nuova arte.
Angiolo D'Andrea, nato in un'epoca in cui l'arte era ancora chiusa nella
parentesi di flaccidi formalismi non si senti attratto da nessuna di
quelle personalità che altre volte sapevano rischiarare di nuova luce
tutto un secolo, ma a poco a poco, con lo studio paziente e con tenacia
dell'autodidatta seppe conquistarsi, tra le personalità contemporanee,
uno dei primi posti.
(G. U. Arata - Fiorentina Primaverile 1922)
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