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Massimo Taparelli D'Azeglio
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Torino, 24/10/1798 - 15/01/1866
Bambino ancora, seguì il padre esule a Firenze; poi, caduto Napoleone,
tornò nella Capitale del Piemonte e ivi studiò all'Università, poi si
recò a Roma col padre. Nell'Urbe ebbe a primo maestro il calabrese
Ciccio De Capo. A Roma tornò ancora nel 1816 e nel 1820 per studiarvi
pittura, e stavolta sotto la guida del fiammingo Martino Verstappen, che
gli apprese il gusto del vero, proprio dei vedutisti nordici, alcuni dei
quali erano allora in Roma. Nei suoi "Ricordi" il D'Azeglio dice: "Ciò
che principalmente mi guidava era il sentimento della natura; mai non
pensavo all'effetto direttamente; ma se l'ottenevo, desideravo ottenerlo
nobilmente ascoltando con pazienza i consigli che il sentimento della
natura mi suggeriva".
Fu certamente uno dei primi artisti italiani che dessero dignità al
paesaggio, quantunque egli sia più noto come pittore di quadri e di
battaglie. La profondità e la serietà dei suoi studi gli impedirono di
presentare al pubblico i suoi abbozzi, ed egli solo nel 1831 esordì,
esponendo poi suoi quadri fino al 1848, anno nel quale egli fu
gravemente ferito, a Vicenza combattendo contro gli Austriaci; dopodiché
le attività politica e letteraria ebbero il sopravvento ed egli non poté
più dedicarsi all'arte diletta. Visse lungamente a Milano, qui, come
altrove, in amicizia coi migliori artisti e letterati del tempo: primo
il Manzoni, del quale aveva sposato la figlia primogenita. Ammalatosi
gravemente a Cannero si fece trasportare a Torino, e vi chiuse la sua
nobile esistenza di patriota, di statista, di letterato, di artista.
Le sue opere, giustamente apprezzate dai competenti e dal pubblico, sono
sparse nelle pubbliche gallerie italiane ed in raccolte private. Si
citano: Leonida alle Termopili; La disfida di Barletta, esposta a
Brera, riesposta nel 1900 alla Mostra della Pittura Lombarda
dell'Ottocento, ed appartenente alla raccolta del conte Porro
Schiaffinati; La morte di Montmorency; Le arpie; Il brigantino
Eridano; Ulisse accolto da Nausicaa e alcuni studi di paese, come:
Marina presso Sorrento; Veduta di Grianta; Veduta di Cadenabbia,
tutte nel Museo Civico di Torino; Una vendetta e Muzio
Attendolo Sforza, oltre a La Villa Manzoni a Brusuglio e
Vecchio castello sulla riva di un lago, nella Galleria d'Arte
Moderna di Milano; Una inondazione, nella quadreria
dell'Accademia di Brera; Interno di un bosco di abeti; L'ombra di
Argalia; Veduta della Tremezzina; Contadina alla quale è caduto l'asino
in mal passo; Combattimento di Diego Garcia di Perdes contro i Francesi
al Garigliano; Campagna di Roma; Passaggio di truppe; Napoleone che
arringa i soldati in Egitto; La difesa di Nizza contro Barbarossa e i
Francesi; La battaglia di Legnano; e parecchi quadri di soggetto
ariostesco, come: Combattimento di Bradamante con Atlante; Ippalea e
Ruggero e Ferraù. Per Londra, dove risiedette per qualche tempo,
eseguì di commissione: Vista della passeggiata di Palermo; Galleria
dell'Ariccia con pecore che alzano la polvere; Monte forato a Seravezza;
Ponte Lucano. Furono da lui influenzati Angelo Beccaria, Giulio
Gabrielli, Costantino Rosa.
(A. M. Comanducci)
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