Barletta (Ba), 25/02/1846 - Parigi, 21/08/1884
Frequentò per poco tempo l'Accademia di
Napoli sotto gli insegnamenti di Gabriele Smargiassi e di Giuseppe Mancinelli. Il suo esordio avvenne nel 1864 alla mostra della Promotrice
"Salvator Rosa" di Napoli dove presentò due piccoli paesaggi entrambi
dal titolo L'avanzarsi della tempesta, che solamente Adriano
Cecioni, che soggiornava a Napoli pensionato dell'Accademia di Firenze,
notò ed elogiò senza riserve predicendo il grande avvenire del
diciottenne barlettano. Inviò ancora alla Promotrice napoletana del
1866-1867 quattro paesaggi, due dei quali, Una casa dei dintorni di
Napoli e Una strada sugli Appennini, vennero acquistati da
Vittorio Emanuele II, per la Galleria di Capodimonte. Nello stesso anno
si recò a Parigi, ma nel 1870 durante l'invasione tedesca della Capitale
francese fu costretto a rimpatriare. Vi ritornò nel 1872, e dopo lunghi
mesi di studi, di ricerche e di vita stentata riuscì ad ottenere una
soddisfacente affermazione al Salone del 1874 con la tela Strada
verso Brindisi.
L'anno seguente si recò a Londra e si attirò subito l'interesse del
pubblico e della critica con una serie di vedute di quella città sul
tipo di Place de la Concorde. Da quell'epoca il De Nittis
raggiunse la rinomanza e la fortuna; le sue vedute parigine e londinesi
furono ben valutate dai più raffinati collezionisti e incettate, con
sicurezza, da rinomati commercianti d'arte. Fu quasi assiduo espositore
al Salone di Parigi, apparve sovente alle Biennali Veneziane e alle
principali mostre italiane, e partecipò inoltre alle manifestazioni
artistiche delle capitali europee.
Lasciò una notevolissima quantità di opere: Vedute di Parigi e
Vedute di Londra, scene di salotti e di balli, di regate e corse, di
colazioni all'aperto, La Pinacoteca di Barletta dedicata al suo nome, ne
possiede centonovanta donate dalla vedova; fra queste si ricordano:
Passa il treno; Colazione in giardino; Il salotto della Principessa
Matilde; Autoritratto; Ritratto della consorte Leontina Greville; Alle
corse di Longchamp; Donna aristocratica; Donna velata; Il Vesuvio,
Crisantemi; Giardino in fiore.
Alla XI Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia (1914)
una delle maggiori attrattive fu la mostra retrospettiva delle opere di
Giuseppe De Nittis nella quale vennero riuniti ottantasei dei suoi più
noti lavori fra i quali: In vista; Il Vesuvio in eruzione; Accanto al
laghetto; Il pranzo a Posillipo; Sul lago dei Quattro Cantoni; In barca;
Place des Pyramides, di proprietà del Museo del Lussemburgo a
Parigi; In abito da ballo; Nel salottino; D'estate; D'inverno;
Signora col cane, conservato nel Museo Revoltella di Trieste; In
un palco dell'Operà a Parigi (pastello); Ora tranquilla; Un ponte
a Londra; La "NationaI Gallery" a Londra; Chiaro di luna; Ritratto di
Edmond de Goncourt (pastello), nella Galleria d'Arte Moderna di
Milano; in quella di Roma Le Corse al Bois de Boulogne; Sulle rive
dell'Ofanto, nella Galleria dell'Accademia di Firenze; Il ponte
di Waterloo, nella raccolta del comm. Delleani; Trafalgar Square,
nella raccolta del comm. Annoni di Monza, Passeggiata a cavallo,
nella collezione del comm. Aldo Crespi; Domenica a Londra e
Westminster, già nella Galleria del comm. Paolo Ingegnoli di Milano.
(A. M. Comanducci)
Nacque a Barletta (Bari) il 25 febbraio 1846 da Raffaele e da Teresa
Buracchia. Visse gli anni della sua prima giovinezza nella città natale
con i fratelli, dopo la morte di entrambi i genitori. Compiuti i primi
studi con G. B. Calò e con V. Dattoli, iniziò a dipingere trovando
ispirazione nella natura, con quell'istintiva gioia e dedizione che
saranno le doti primarie del suo operare. Quindicenne, entrò
all'istituto delle belle arti di Napoli, dove studiò sotto la guida di
G. Smargiassi e di G. Mancinelli. Nel 1863 ne venne espulso per
indisciplina. Da allora abbandonò la scuola e divenne maestro di se
stesso, come scriverà poi nel Taccuino, rivelando la sua
reattività e intransigenza nei confronti della scuola e dell'ambiente
napoletano, allora dominato dal verismo aneddotico di F. Palizzi e dalla
pittura di D. Morelli. Improntata, inizialmente, ad una illetterata
sincerità, l'opera del De Nittis non tardò a dare i suoi frutti;
Profilo di donna (Milano, coll. Lusvardi), che data il 1863, segnò
l'ingresso dei pittore in quella "scuola di Portici" che, formatasi
attorno ad A. Cecioni, a F. Rossano, a M. De Gregorio, praticava una
pittura aderente al vero, attenta alla resa dei valori atmosferici, alla
soluzione tonale dei rapporti cromatici.
Nel 1864 partecipò alla terza mostra della Promotrice Salvator Rosa di
Napoli con due piccoli studi intitolati L'avvicinarsi del temporale
(Valdagno, coll. Marzotto), ampiamente lodati dal Cecioni (1894), che
d'ora innanzi diverrà sua guida attenta e severa, pronta a valorizzare
la sua più intima ispirazione poetica: "finezza ed eleganza erano le
caratteristiche del suo talento ... io gli dicevo sempre che era
chiamato a rendere il lato elegante della natura". L'Ofantino,
eseguito nel 1866, realizza nell'effetto dei colori traslucidi,
nell'esattezza formale un puntiglioso mimetismo naturalistico, in cui si
intravede qualche accento nord europeo riecheggiante i modi di Pitloo.
Passaggio degli Appennini e Casale dei dintorni di Napoli
(Napoli, Museo di Capodimonte), comparsi alla Promotrice del 1866,
furono acquistati da Vittorio Emanuele II per la reggia di Capodimonte,
fatto questo che accrebbe la notorietà del giovane pittore. Sulle
rive dell'Ofanto (Firenze, Galleria naz. d'arte moderna), Marina
grigia, entrambe del 1867, sono tavole di piccolo formato, appunti
veloci, in cui si delineano nitide vedute paesaggistiche.
Ancora le lodi del Cecioni introdussero il De Nittis nell'ambito del
caffè Michelangelo, là dove T. Signorini, S. Lega, C. Banti, G. Fattori
discutevano intorno alla nuova tecnica della "macchia" preparando nuovi
destini per la pittura italiana. Nevicata, Una diligenza in tempo di
pioggia, ricordate dal Cecioni (1894, p. 364) e oggi scomparse,
vennero esposte alla Promotrice fiorentina del 1867, suscitando grande
consenso nel pubblico. In Una diligenza in tempo di pioggia il
Martelli (1878) notò "una fattura finitissima e al contempo delicata",
dove la definizione "finitissima" sottolineava l'importanza che in
quella pittura vi trovava il disegno, più che la tecnica di contrasto
cromatico propria dei macchiaioli. Allo stesso modo, M. Pittaluga scorse
in comune con essi più un atteggiamento polemico nei confronti
dell'Accademia che una convergenza poetica vera e propria.
Il soggiorno del De Nittis a Firenze si protrasse per alcune settimane,
ma un'altra meta lo aspettava. Dopo un lungo peregrinare per l'Italia,
nel 1867 giunse a Parigi. Qui lavorò intensamente sotto la protezione
del mercante M. Goupil e si indirizzò presso un gruppo di artisti tra
cui era diffuso il gusto di una pittura in costume, di un'arte alla
moda, specchio della gaiezza mondana e della grazia un po' frivola della
società parigina. Tra tutti predilesse M. Fortuny, E. Meissonier e L.
Gerôme, di cui si disse allievo. Dopo una breve parentesi napoletana nel
1868, di ritorno nella capitale francese, espose al Salon del 1869:
Visita all'antiquario del 1869 (Filadelfia, coll. J. G. Johnson) è
uno studio di artificiosa eleganza, dove l'eccessiva abilità di
composizione diminuisce la sincerità evocativa del maestro. In Passa
il treno del 1869 (Barletta, Galleria De Nittis) De Nittis torna ad
immergersi nelle vastità malinconiche e silenti della campagna pugliese;
così nel novembre del 1870, di nuovo in Puglia a causa della guerra
franco-prussiana, dipinse alcuni paesaggi evocanti uno spazio
liricizzato, tra cui i più rappresentativi sono: Tratturo di Puglia
(Milano, coll. Mainardi), Strada del Tavoliere (Milano, coll.
Carraro).
Tornato a Parigi nel 1872, si presentò al Salon di quell'anno con La
strada da Brindisi a Barletta (già New York, coll. Andersen; cfr.
Pittaluga-Piceni, 1963, n. 207), quadro di minuscole dimensioni,
ampiamente lodato dal Mantz e dal Claretie. Nel 1874 espose al Salon due
quadri, Guidando al Bois (Milano, coll. Crespi), Che freddo!
(Milano, Brera, coll. Jucker). Il primo, di stampo degasiano nella
soluzione disegnativa, non ebbe successo, mentre fu ben accolto il
secondo: ironica rappresentazione di signore infreddolite, in cui al
solito cliché di bellezza mondana è aggiunto un pizzico di humour, nella
resa delle vesti lievemente scomposte dal vento. Introdotto da Degas, De
Nittis partecipò nel 1874 alla prima esposizione degli impressionisti.
La sua pittura apparve finita, precisa e, anche se accresciuta di valori
cromoluministici, si distinse dalle restanti opere; "la macchia di
colore ... non era per lui un problema di conoscenza, ... di 'visione'
... ma semplicemente una questione di charme" (Maltese, 1960). Fu il
senso vivo della contemporaneità a condurlo incontro agli
impressionisti; pittore volubile, ne tradusse a suo modo i suggerimenti:
studiò il taglio e l'impaginazione della pittura giapponese, gli effetti
cinematici di Degas, amò le dissolvenze materiche di Monet. Sempre nel
1874 si recò a Londra., e da allora vi fece ritorno ogni anno.
Piccadilly (Milano, coll. Marzotto) del 1875, Waterloo Bridge
(Busto Arsizio, coll. Bernocchi) del 1876, Domenica a Londra (Cadenabbia,
coll. P. Schort Guaita; Milano, coll. Bianchi) e Westminster
(Valdagno, coll. Marzotto) del 1878 sono attente rappresentazioni
d'ambiente, fedeli interpretazioni di vita cittadina.
Brevi soggiorni in Italia tra il 1875 e il 1880 gli consentirono di
attingere alla fonte originaria della sua ispirazione; Sulla strada
di Castellammare (Milano. coll. Lodigiani) del 1875, Pranzo a
Posillipo (Milano, Galleria d'arte moderna, Raccolta Grassi) del
1879 sono una felice sintesi tra impressione e finitezza, mentre di una
più immediata impressione sono Ritorno dalle corse (Filadelfia,
Museum of Art) del 1875, Cantieri (Barletta, Galleria De Nittis)
del 1876. L'opera completa del De Nittis apparve per la prima volta nel
1878 alla Esposizione universale di Parigi, e gli valse la Legion
d'onore. De Nittis intraprese anche l'esperienza della scultura: nel
1879 portò a termine un progetto per il monumento a Vittorio Emanuele
II, che tuttavia non venne mai realizzato (bozzetto e progetto si
trovano a Barletta, Galleria De Nittis).
Acquarellista e acquafortista, si dedicò tardi ai pastelli; tecnica
questa che predilesse nei ritratti quasi tutti eseguiti tra il 1882 e il
1883. I più noti di essi, La femme aux pompons (Milano, Galleria
d'arte moderna), Giornata d'inverno (Barletta, Galleria De
Nittis), Caffè in veranda (coll. priv., ripr. in Pittaluga-Piceni,
1963, tav. LIX), Sarah Bernhardt (Milano, coll. Jucker) tutti
datati il 1882 e Colazione in giardino (Barletta, Galleria De
Nittis) del 1884, negli ingrandimenti, nella rapidità degli scorci, come
nel taglio ricalcano un modello assai caro a E. Manct. Quando era al
massimo della popolarità, nel 1883, il governo francese acquistò per il
Museo del Lussemburgo Le rovine delle Tuileries (Parigi, Musée
national d'art moderne), terminato nel 1882.
Circondato dalla Parigi mondana ed elegante, De Nittis frequentò le
personalità più note dell'ambiente artistico-letterario quali Manet,
Degas, i fratelli Goncourt, Zola, Daudet. Fu autore molto prolifico (il
catalogo Pittaluga-Piceni del 1963 annovera 742 opere, a cui se ne
aggiungono altre 208, comparse nel catalogo Piceni del 1982). Apprezzato
dalla critica più affermata, De Nittis morì all'età di 38 anni a
Saint-Gérmain-en-Laye il 23 agosto 1884; nell'aprile 1869 aveva sposato
Léotine Gruville. Come scrisse L. Chirtani nel suo necrologio (1884), il
De Nittis, pur rimanendo lontano dal modo drammatico di intendere il
rapporto tra pittura e realtà proprio degli impressionisti, fu
interprete fedelissimo e appassionato delle forme più svariate e
cangianti della vita moderna.
(Maria Virginia Cardi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38
(1990)
-
treccani.it)
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