Pillole d'Arte

    
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Lorenzo Delleani




Pollone Biellese, 17/01/1840 - Torino, 13/11/1908

Nato a Pollone (Biella, il 17 gennaio 1840, morto a Torino il 13 novembre 1908. Studiò all'Accademia Albertina, allievo del Gamba per il disegno, poi di Carlo Arienti e di Andrea Gastaldi, diplomandosi nel 1862 quando già aveva esordito alla Promotrice di Belle Arti nel 1855 e vi si affermò nel 1860 con Un episodio dell'assedio di Ancona. Secondo gli interessi romantici del suo tempo si dedica inizialmente alla pittura di rievocazione storica, per giungere a più spontanee ricerche sul vero con studi d'interni, d'ambiente e vedute di Genova, Venezia e dei dintorni di Torino, oltre che di Pollone e di Parigi. Alla esposizione nazionale di Torino del 1880 il Ministero di Grazia e Giustizia gli acquistò la vasta tela A Caterina Grimani Dogaressa, mentre la critica mostrò di preferire In giardino. L'anno successivo, a Milano, accanto a Sebastiano Veniero che presenta i prigionieri di Lepanto, espose Quies, che gli fruttò numerosi consensi, tali da indurlo ad abbandonare i soggetti storici per dedicarsi al paesaggio, affermandosi per la sua genuinità e luminosità. Oltre alle grandi tele destinate alle numerose esposizioni nazionali ed internazionali, cui partecipò in Italia ed all'estero, il Delleani legò il suo nome ad una vasta produzione pittorica realizzata quasi esclusivamente su piccole tavole, "tra le cose più convincenti del paesismo italiano di quell'età" (Lavagnino).

Tra i suoi discepoli ricordiamo: Giuseppe Bozzalla, Sofia di Bricherasio, Giuseppe Buscaglione, Luigi Corti, Giuseppe A. Levi, Angela Meucci, Camilla Bergonzio, Emilia Ferretti Rossotti, Enrico Reycend. Il Delleani fu a Parigi ed a Berna nel 1878, in Olanda nel 1883, Svizzera nel 1892, ma per i suoi dipinti mirò soprattutto ai motivi che natura ed ambiente potevano suggerirgli durante i periodici soggiorni nel Biel­lese, a Venezia, a Roma, in Riviera, nel Monferrato. Molte sue opere sono in Gallerie pubbliche: alla Galleria d'Arte Moderna di Roma: Imminente luna (1882), Ombre secolari (1884), Alto Biellese (1887), con un buon gruppo di tavolette; alla civica Galleria d'Arte Moderna di Torino: I Musei (1871), Sul molo a Venezia (1874), Altipiano (1883), ed alcune delle sue tavolette più belle: Cavallo bianco (1885), Campagna (1887), Donne (1888), Il Balon, (1891), Buoi all'aratro (1899); alla Pinacoteca di Bologna: A mezza strada (1869); alla Galleria Civica di Genova: Colombo in catene (1864) e, tra le altre tavolette: La raccolta delle patate (1887), Lago del Mucrone nel Biellese (1898), Oropa (1900); alla Galleria Ricci-Oddi di Piacenza, L'arco di Tito (1905); alla Galleria civica d'Arte Moderna di Milano: Lungarno (1880), Idillio campestre, Chierico con braciere; al Museo civico di Asti: Spes nostra Salve (1896), alla Galleria nazionale di Venezia (Ca' Pesaro): Alto Biellese (1884) e Roma nel 1886; alla Galleria Pitti di Firenze: Sotto Natale (1883) e Al Valentino; al Quirinale e conservato Eridania (1901).

Presso enti e privati si trovano molte delle sue opere più significative che meritano d'essere citate: 1873 (Collina di Superga a Torino, Venezia dal Palazzo Ducale); 1878 (La Senna a Parigi); 1881 (Al mare, Canavese, Cassa di Risparmio di Biella); 1883 (Riva del Tevere presso il porto di Ripetta, Cassa di Risparmio di Biella); 1884 (In montibus Sanctis, Mucca e vitello, Arafura); 1885 (Le allieve); 1886 (Il Tevere presso Roma, Cassa di Risparmio di Biella; Porto di Genova, Studio per un Ritorno dalla processione di Fontainemore, Cassa di Risparmio di Biella; Vecchietta dell'alto Biellese, Giubbetto rosso, La Chiesetta di Morozzo sotto neve); 1887 (Tramonto a Venezia,Chioggia, Faticosa salita, Roma, Galleria Arte Moderna; Tramonto, Vendemmia), 1888 (Gli spaccapietre, Il Calderaio); 1889 (Il piroscafo), 1891 (Donna alla rocca, Nel giardino del convento); 1894 (Nuvole al vento); 1899 (Notturno con la Luna), 1906 (Tra sole e ombra); 1908 (La svolta, Oropa, ultima tavoletta). Taglio d'alberi e Verso la calma, le due tele ultimate dal Delleani prima di morire nel 1908, recano la data del 1909 in quanto destinate a comparire alla Biennale di Venezia di quell'anno. Il Delleani venne celebrato con ampie mostre retrospettive, a Torino nel 1909; 1925 (Palazzo Bricherasio); 1940 (Salone de La Stampa); a Milano nel 1915; nel 1965 (Galleria Cocorocchia) e nel 1968 (Galleria Sant'Ambrogio); ad Oropa nel 1949; a Biella nel 1941 (Galleria Garlanda); nel 1958 (Galleria Colongo); nel 1967 (Galleria Mercurio) e nel 1968 (Circolo degli Artisti).

(A. M. Comanducci)


Terzo figlio di Agostino, "misuratore competente" nel Corpo reale del genio civile, e di Maddalena Billotti, nacque a Pollone Biellese il 17 genn. 1840. Iniziò gli studi presso il collegio di Saint-Jean-de-Maurienne, dove rivelò una particolare sensibilità per la musica e lo strumento del violino; sarà uno zio materno, Pietro Antonio Billotti (1792-1878), a stimolare il suo interesse per la pittura (pittore sarà pure il fratello minore Cesare). Nel 1854, quindi, il Delleani si iscrisse all'Accademia Albertina di Torino dove fu allievo di E. Gamba, e l'anno dopo la mostra della Società promotrice di belle arti torinese vide il suo esordio con l'acquarello Testa di vecchio (coll. priv., Torino; Dragone, 1974, n.2). Tra il 1858 e il 1863 i suoi studi proseguirono sotto la guida di C. Arienti e di A. Gastaldi, alla cui morte, nel 1889, il Delleani tenterà di prenderne il posto per la cattedra di pittura (vincerà, tuttavia, il concorso G. Grosso).

Il giovane artista si era già guadagnato consensi di critica con opere di soggetto storico, piuttosto tradizionali nell'impianto formale, come, ad esempio, Episodio dell'assedio di Ancona (coll. fam. Delleani, Torino), esposto alla Promotrice del 1860, e Ulisse riconosciuto dal suo vecchio cane Argo (olio su tela, ubic. ignota; Dragone, 1974, n. 25), presentato al concorso promosso dalle scuole di pittura del capoluogo piemontese. Nel 1863 si aggiudicò, con Studio di figura dal vero rappresentante Sordello (ubic. ignota; ibid., n. 28), il primo premio di lire 300 offerto dall'Albertina e l'anno seguente il suo Cristoforo Colombo in catene entrò nella collezione del duca d'Aosta (olio su tela, Genova, Civica Galleria d'arte moderna; dell'opera esiste anche il bozzetto ad olio in coll. priv., Torino; ibid., n. 33). I dipinti fin qui citati - soltanto i più significativi di una produzione che già si rivela in tutta la sua fecondità - sono caratterizzati da un tono generale decisamente accadernico-romantico, organizzati secondo tagli scenografici: interni, ricostruiti conformemente all'epoca storica considerata, con protagonisti in primo piano, "attori" su un palcoscenico che non sempre riesce ad essere qualitativamente convincente.

Nel frattempo gli interessi del Delleani mossero verso soggetti paesaggistici e tesero a uscire dallo spazio accademico: sono del 3 febbraio 1868 (quasi tutte le opere del pittore recano la firma e la data completa) il primo studio di paesaggio en plein-air (coll. fam. Delleani, Torino) e l'olio Ai bagni (forse da identificarsi con Spiaggia presso Genova, coll. priv., Torino; Dragone, 1974, n. 53), dai quali emerge, come ulteriore elemento di riflessione, la predilezione dei pittore per brani di vita quotidiana affrontati con un tocco ancora omogeneo, disteso, da pittura accademica; solo nei bozzetti, e proprio per il loro carattere sintetico, è possibile notare una maggiore spumosità della materia. Alla fine del sesto decennio il Delleani era inserito nella vita culturale di Torino: iscritto a L'Acqua forte, società d'artisti italiani nel marzo 1869, partecipò alla redazione del suo statuto (cfr. L'arte in Italia, Torino 1868, pp. 49, 53; l'ampia documentazione ed il regesto delle incisioni in Dragone, 1974); era legato da amicizia al poeta G. Camerana, socio onorario dell'Accademia, commissario presso la stessa istituzione (dal 1870). Sempre più interessato a tematiche d'intonazione verista, egli affiancò la sua produzione con approfonditi studi "sul campo": nel 1873, dopo un periodo trascorso a dipingere nei dintorni di Torino, si recò a Venezia, dove tornò ancora nel 1876. Era l'occasione per assimilare modi e inflessioni di pittori come Tiziano, Veronese, Tintoretto, le cui vibrazioni cromatiche e calde luminosità tornano con insistenza in quelle opere del Delleani databili alla metà degli anni Settanta (le vedute, le opere in costume).

Acquistano spazio nella sua attività le piccole tavole con paesaggi spigliati, costruiti da pennellate veloci, ma, nel contempo, rimangono le tematiche storiche, arricchite anche da soggetti esplicitamente orientaleggianti, come Tappeti da vendere (1880, olio su tavoletta, Cassa di risparmio di Biella), Fuciliere arabo a cavallo, di schiena (1881, olio su tavola, Museo egizio, Torino), lavori che rivelano un Delleani incapace di sfuggire al fascino dell'esotismo dilagante in quello scorcio dell'Ottocento. E un esotismo filtrato attraverso la mediazione delle opere di Domenico Morelli, presenti alla IV Esposizione nazionale di Torino (quella mostra che, nel 1880, avrebbe, secondo l'agiografia delleaniana, determinato, sotto l'influenza di dipinti di G. De Nittis, la sua "conversione" al paesaggismo, con il conseguente abbandono del tema storico e di una pittura rifinita in senso accademico), e affrontato ancora con un pizzico di romanticismo (Scena araba, olio su tavola, coll. Soc. Edison, Milano: Brizio, 1940, pp.30 s.). E non mancano le scene di genere, come quel Bue squartato (olio su tavola, 1881, coll. Rubino, Torino), che trattiene suggestioni di un Seicento tutto rembrandtiano: gli impasti sono grumosi, stesi a piccole spatolate, quasi tasselli di un geometrico mosaico, il colore è impastato di luce e definisce autonomamente i volumi e la profondità.

Momento significativo nell'ambito della ricerca del pittore fu il suo viaggio in Olanda, nel 1883, con G. Camerana che sarà suo compagno di nuovo in Svizzera nel 1892: indelebili rimangono le impressioni di quell'esperienza, una commistione di vividi ricordi paesaggistici e di suggerimenti ricavati dai maestri antichi (Rotterdam, 1883, olio su tavola; Dragone, 1974, p. 136, n. 370). Feconda fu la sua produzione di tavolette, ma anche di tele di formato maggiore; i soggetti variano - dai dintorni di Oropa, al lago del Mucrone, ai prati di Pollone Biellese, alle processioni religiose (queste d'intonazione michettiana), alle vedute liguri - e tendono ad abbandonare in modo progressivo, senza cioè brusche inversioni di rotta, il filone storico, sempre più isterilito, sempre meno rispondente alle esigenze e alle sollecitazioni interiori del pittore. Il nome del Delleani ricorre come autore di ceramiche a gran fuoco presentate alla III Esposizione nazionale italiana del 1877 tenuta a Napoli (Esposizione naz. 1877, pp. 3, 35) e tra gli ideatori della "Festa dei fiori", organizzata per il carnevale del 1891 al Circolo degli artisti: in quell'occasione decorò con altri amici la "sala delle rose" nelle forme di un parco Luigi XIV (La festa al Circolo..., 1891). Ancora nel 1891 il Delleani espose In pieno maggio (olio su tela, 1891; Dragone, 1974, n. 928) alla I Triennale di Milano e partecipò alla Mostra internazionale di Berlino con Ombre secolari, un olio che nel 1884 era stato acquistato per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Fu invitato alla I Biennale veneziana del 1895, manifestazione cui partecipò puntualmente fino al 1907 compreso. Due suoi quadri, non ben identificabili, furono esposti, nel 1900, nella sezione del Club alpino italiano alla Mostra universale di Parigi.

L'anno successivo, il Delleani era nel comitato promotore per l'Esposizione internazionale di arte decorativa moderna che si tenne a Torino nel 1902: accanto al suo, figurano i nomi di A. Reycend, G. Carnerana, E. Thovez, L. Bistolfi. Quest'ultimo, amico sincero del Delleani, autenticherà, dopo la morte dei pittore, la veduta di Cuneo dalla Madonna della Riva come "ultima opera di Lorenzo Delleani". Sempre al Bistolfì si debbono un ritratto in gesso e la lapide per il monumento nel cimitero di Pollone Biellese. Il Delleani morì a Torino il 13 novembre 1908.

Maria Flora Giubilei - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990) - treccani.it)