Bologna, 25/12/1874 - Bonassola (Sp), 10/07/1956
Nacque a Bologna il 25 dicembre 1874 da Mario, pittore, e da Gertrude
Sarti. Frequentata a Pisa la scuola dei padri scolopi, s'iscrisse
all'accademia di belle arti di Firenze; dal 1891 al '93 fu allievo di G.
Fattori. Nel 1894 risiedette a Lucca, dove continuò gli studi
all'accademia seguendo i corsi di pittura di L. Norfini. La bottega
dell'antiquario (1894, olio su tela) è la sua prima opera, di taglio
spiccatamente accademico. Dello stesso periodo sono alcuni ritratti,
esercitazioni di buona qualità, che trattengono aspetti formali della
pittura seicentesca.
Col trasferimento a Roma, nel 1899, il Discovolo - che nelle prime opere
si firmava di Scòvolo o Di Scovolo - ebbe modo d'inserirsi nei circoli
culturali più aggiornati, di esporre alla Promotrice romana col gruppo
"In arte libertas" di Nino Costa nel 1900 (anno in cui partecipò anche
alla IV Triennale di Brera) e di conoscere E. Lionne, che lo avrebbe
indirizzato verso un linguaggio esplicitamente divisionista. Già nel
1898, tuttavia, nella casa di G. Puccini a Torre del Lago, aveva
incontrato P. Nomellini, consapevole esponente del divisionismo. E se
nel 1901 e nel 1902, con Una mezz'ora al Tino (olio su cartone) e
con Villa Confalonieri, poco si intravvede ancora della nuova
tecnica, avvicinata quasi con timidezza, non altrettanto si può dire
della Pineta a Tellaro (1903, olio su cartone), maturo exploit
divisionista, rielaborazione personale del puntino colorato che, sulla
scia delle esperienze previatesche e segantiniane, si allunga in
filamenti.
Dal 1903 al 1930 (con l'eccezione del '22) partecipò alle Biennali
veneziane, sempre invitato (tranne la prima volta): il suo olio Notte
sul golfo di Spezia (1903) fu acquistato dal re; nel 1912 allestì
nella sala ligure una sezione personale. Amico di E. Coleman e di G.
Balla (con quest'ultimo ed altri rappresentò la "Giovine Roma"
all'Esposizione milanese del 1906), era un assiduo del caffè Aragno e
fissò in una caricatura (1903) i protagonisti degli incontri. Nel 1904,
con O. Carlandi, andò a dipingere nella campagna di Terracina ed espose
alla mostra della Società amatori e cultori di belle arti (dove si
ripresentò nel 1907 e nel 1923).
Intorno al 1907 si trasferì a Manarola, nelle Cinque Terre, per
stabilirsi poi nella vicina Bonassola (1910). Strinse amicizia con L.
Viani e frequentò l'ambiente artistico genovese, presentando alcune
opere alle Promotrici del 1911 e 1912. Espose a Roma nell'ambito delle
manifestazioni per il cinquantenario dell'Unità d'Italia (1911) e alla
IV esposizione internazionale della Secessione romana nel 1916. E.
Cozzani lo invitò a ideare xilografie per la rivista L'Eroica (dal
1911); per i tipi di Sansoni (1911) illustrò quindi il Macbeth di
Shakespeare tradotto da M. Chiarini. Né si deve dimenticare la sua
attività di incisore per il raffinato mensile Novissima (dal 1903), con
immagini che gravitano nell'orbita d'influenza secessionista, con
avvolgenti linee liberty e forme rimpolpate da un evidente
neomichelangiolismo. Alcuni dipinti (Ritratto della moglie, 1907,
olio su tela; Autoritratto, 1908, olio su cartone; I fuggitivi,
1908, olio su cartone) rivelano un progressivo avvicinarsi del pittore a
tematiche simboliste immerse in misteriose atmosfere boeckliniane; gli
sarà caro il tema mitologico dei centauri, 1911, olio, esposto
alla I mostra della xilografia di Levanto nel 1912 insieme con La
solitaria).
Nel 1917-18 prestò il servizio militare e continuò a lavorare. Il
Municipio di Genova acquistò Il castagno (olio, 1920,
Genova-Nervi, Civ. Gall. d'arte moderna). Mostre personali hanno avuto
luogo alla Galleria Pesaro di Milano (1922, 1926, 1934, 1936, 1938), al
Palazzo Rosso di Genova (1932), alla galleria Ronco di Biella (1934,
1936), alla galleria Cavalensi e Botti di Firenze (1935).
Nel 1924 il Discovolo si trasferì ad Assisi, dove dipinse circa sessanta
oli ispirati alla vita religiosa della cittadina: i quadri, terminati
nel 1926, furono esposti a Milano (nel 1935 la Galleria d'arte moderna
di palazzo Pitti a Firenze acquistò il Convento delle clarisse).
Il segno del Discovolo aveva ormai perso ogni vibrazione divisionista,
si era rassodato, levigato, aveva raccolto suggestioni novecentiste (Autoritratto,
1920, olio su tela; Ritratto della famiglia, 1922, olio su tela),
muovendo verso cromie solari, restituite sulla tela da una corta
pennellata, densa e materica, di ricordo postimpressionista (Costiera
ligure, 1926, olio su tavola; Olivi a Scerno, 1932, olio su
tavola). Fu invitato alla Fiorentina primaverile del 1922 e alla I
Esposizione internazionale della Società promotrice di belle arti di
Torino (1931); espose alla I mostra del Sindacato fascista di belle arti
di Firenze (1933: Il solitario) e alla II Quadriennale d'arte di
Roma (1935). A Roma nella Galleria comunale di arte moderna è conservato
un grande notturno del 1924: Ninfa addormentata, oltre a
Riposo; nella Galleria nazionionale d'arte moderna si trova il
dipinto Tra gli ulivi; nei Civici Musei di Novara è conservata
una tavoletta A sera, firmata e datata 1935. Il suo
Autoritratto (1938) è a Roma presso l'Accademia di S. Luca, della
quale entrò a far parte nel 1942.
Nel 1944 il Discovolo iniziò a scrivere le sue Memorie, ancora inedite
(presso gli eredi a Bonassola). Le opere degli anni '40 e '50 lo
rivelano attento estimatore delle bellezze paesaggistiche della sua
terra d'adozione, colte con fresco gusto naturalistico nella
spumeggiante fastosità dei colori e filtrate attraverso ricordi di un
gusto orientaleggiante un po' rétro (L'airone, 1935, olio su
tela; Gli uccelli e l'ulivo, 1938, olio su tela; Libeccio,
1952, Olio su tavola; Rose su cielo, 1954, olio su tavola).
Morì a Bonassola (La Spezia) il 10 luglio 1956 (nella parrocchiale di S.
Caterina a Bonassola, dove nel 1930 aveva restaurato una Adorazione dei
pastori del sec. XVII, è conservata una sua tela con Le pie donne ai
piedi della Croce).
(Maria Flora Giubilei - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40
(1991) -
treccani.it) |