Napoli, 17/11/1858 - Sala Consilina, 07/04/1911
Nato a Salerno il 17 novembre 1858, morto suicida a Sala Consilina il 7
aprile 1911.
Attratto da immenso amore per il mare, ne tradusse i molteplici aspetti
in una forma d'arte personale.
Discepolo di Gaetano d'Agostino, frequentò poi l'Accademia di Napoli
scolaro del Morelli e fu assiduo alla scuola serale di Stanislao Lista.
Non si limitò alla riproduzione del paesaggio, ma trattò con pari
abilità, se non con lo stesso impeto, anche il ritratto, il quadro di
genere e quello di composizione.
Opere: Nudo e un Bozzetto di Cristo, con i quali concorse
al premio nazionale, vincendolo; Cristo in mezzo ai fanciulli,
esposta a Torino nel 1880 ed ora conservata presso l'Accademia di
Napoli; La collina di
Posillipo vista dall'alto di Villa Lucia; Palazzo donn' Anna a
Posillipo, considerata l'opera sua più rappresentativa e della quale
eseguì varie copie, di cui una conservata nella Galleria d'Arte Moderna
di Roma; La veste di sposa; Cristo mostrato al popolo (bozzetto);
In chiesa; La tentazione; Attesa dolorosa; Gli zingari; Il
ritratto di Sosio; La grotta del Palazzo donn'Anna; La Madonna del
Lavoro; Una figlia della colpa; Una cucina tutta fumo e Triste
presentimento, esposte a Napoli nel 1877; Da Posillipo,
esposta a Roma nel 1883 e a Torino nel 1884; Primi palpiti; Aspetta; Tipo
napoletano; Brillo e Colloquio piacevole, pure esposte a Torino nel
1894. Ritratti: del Padre; del comm. Libertini; dell'Incisore Pisante;
di Antonio Curri. Fu apprezzato acquafortista.(A. M. Comanducci)
Nacque a Salerno il 17 novembre 1858 in una famiglia di pescatori.
Sottrattosi alla vita marinara dopo essere scampato ad un naufragio,
ebbe i primi insegnamenti di disegno dal pittore salernitano Gaetano
D'Agostino. Il talento artistico del giovane venne in seguito notato da
Domenico Morelli, che nel 1872 lo fece ammettere, come pensionato della
provincia di Salerno, al reale istituto di belle arti di Napoli. Oltre
ai corsi accademici Esposito frequentò la scuola serale di Stanislao
Lista, ma in generale i suoi studi furono piuttosto discontinui. Il
carattere ribelle e l'incapacità di sottostare a qualsiasi disciplina lo
spingevano piuttosto a girovagare per le strade della città e per le
campagne circostanti alla ricerca di soggetti più congeniali al suo
temperamento. Irascibile, diffidente e geloso, Esposito non era amato
dai suoi compagni di studio, con l'unica eccezione di Antonio Mancini,
col quale condivise le prime esperienze artistiche e al quale rimase
legato da vincoli di stima e di amicizia per tutta la vita. A Mancini si
deve un intenso ritratto giovanile di Esposito, eseguito ad olio nel
1878 (Napoli, coll. Ottaviano; ripr. in Schettini, 1953, p. 153).
L'attività espositiva iniziò già durante gli anni di studio con la
partecipazione, a partire dal 1875, alle mostre della Società promotrice
di belle arti di Napoli; nel 1877, inoltre, tre dipinti - Un triste
presentimento, Una figlia della colpa e Una cucina tutta fumo
- figurarono, accanto ai lavori di A. Mancini, F. P. Michetti e V.
Migliaro, all'Esposizione nazionale di belle arti di Napoli. Sempre nel
1877 Esposito vinse con due disegni a matita, Nudo e Cristo e
i fanciulli (entrambi a Napoli, Accademia di belle arti), il premio
incoraggiamento bandito dall'accademia, grazie al quale poté completare
la propria formazione artistica con un viaggio studio a Firenze. Sul
tema del Cristo che benedice i fanciulli tornò più volte nel corso dei
successivi tre anni, elaborando diverse versioni dell'episodio
evangelico, come dimostrano il bozzetto e i disegni preparatori
conservati presso l'Accademia di belle arti di Napoli. Da tali studi
emerge evidente l'assimilazione della lezione morelliana, individuabile
soprattutto nella scelta del filone storico-religioso di gusto e di
ambientazione orientale, insieme tuttavia ad una maggiore accuratezza
nella definizione dei contorni delle figure e ad un cromatismo più vivo
e brillante, visibile in special modo nell'ultima elaborazione,
Sinite parvulos, presentata nel 1880 all'Esposizione nazionale di
belle arti di Torino (Napoli, Accademia di belle arti).
I primi anni di attività non furono privi di difficoltà per l'Esposito,
costretto a svendere i propri lavori per sopravvivere e a chiedere
ospitalità presso altri pittori per la mancanza di uno studio proprio.
La produzione artistica di questo periodo è legata all'esecuzione di
quadri di genere, in cui il verismo di base è arricchito da effetti di
virtuoso descrittivismo non estranei all'influenza di M. Fortuny. In
tali opere Esposito appare già impegnato in una più personale ricerca
sul colore, anche se i risultati non dovettero essere dapprincipio del
tutto convincenti, come testimonia il giudizio di F. Netti (1938, p.
125) a proposito dei dipinti Va e Simme arrivate, esposti
alla mostra della Promotrice di Napoli del 1882: "Egli si ferma sopra un
pezzo, vi mette le varietà e i passaggi di tinte che ci vede, senza
attenuazioni e senza carezze; lo cesella, lo tormenta e talvolta finisce
con lo sporcarlo. S'egli giunge a pulire le sue tavolozze, conservando
la stessa energia, farà certo cose eccellenti". In seguito Esposito
indirizzò le proprie ricerche pittoriche verso i seicentisti napoletani,
in particolare Massimo Stanzione e Bernardo Cavallino, dallo studio dei
quali trasse il modello per un cromatismo più raffinato e sensibile,
insieme con una maggiore attenzione per i valori tonali e per gli
effetti di luce. Le capacità tecniche acquisite nello studio della
pittura antica emergono in modo particolare nel dipinto Tentazione
(Napoli, Museo di Capodimonte, coll. del Banco di Napoli), datato 1883,
in cui il colore, denso e compatto, contribuisce a far emergere
plasticamente dal fondo il busto della giovane donna raffigurata in
primo piano. L'opera si segnala anche per l'originale taglio compositivo
che mette in risalto il particolare delle mani intrecciate in gesto di
preghiera e disposte in piena luce, in significativo contrasto con il
volto in ombra. La tela trova confronti con altre opere del pittore, a
carattere sentimentale e intimistico, quali Attesa (Napoli, coll.
B. D'Angelo; cfr. Ricci, 1981, tav. 29) e In chiesa (Alessandria,
coll. A. Ruggiero; cfr. Schettini, 1978), quest'ultima presentata per la
prima volta all'Esposizione nazionale di Roma del 1893, dove ottenne una
medaglia d'oro, e in seguito ancora all'Esposizione internazionale di
Monaco nel 1896 e a Milano nel 1897.
L'ultimo ventennio del secolo rappresenta il periodo di più intensa
attività per l'Esposito, impegnato anche in alcuni lavori di
decorazione, come quelli, condotti nel 1887 unitamente con altri
artisti, per il caffè Gambrinus a Napoli (Limoncelli, 1952, pp. 169 s.);
quelli per il soffitto del teatro comunale Garibaldi di Santa Maria
Capua Vetere nel 1895 e infine quelli per il soffitto del rinnovato
palazzo della Borsa a Napoli, dove eseguì nel 1897-98, due figure
allegoriche rappresentanti Il Lavoro e La Storia. In
questo stesso periodo l'Esposito concentrò il suo interesse sulla
pittura di paesaggio, ritraendo soprattutto paesaggi marini nei quali
ottenne i suoi più alti risultati espressivi. Infatti il suo particolare
metodo di lavoro, caratterizzato dall'ostinato e quasi maniacale
accanimento con cui i dati tratti dal vero vengono rielaborati e
riproposti con infinite variazioni, trova la più compiuta espressione in
una serie di vedute del golfo di Napoli, dove il pittore, ricollegandosi
negli schemi compositivi alla tradizione dei posillipisti, sembra voler
suggerire atmosfere liriche e irreali. Fra tali vedute si distinguono
quelle ispirate a palazzo Donn'Anna, l'antica dimora abbandonata di Anna
Carafa, nei cui sotterranei l'Esposito allestì per alcuni anni il
proprio studio. Il suggestivo edificio barocco che emerge dal mare di
Posillipo rimase per quasi trent'anni il motivo dominante della pittura
dell'Esposito che, affascinato, lo ritrasse con infinite variazioni da
ogni angolazione e con ogni tipo di luce.
Fra le migliori versioni di questo soggetto vanno ricordate quella
intitolata Il palazzo Donn'Anna a Posillipo (Roma, Galleria
nazionale d'arte moderna), presentata all'Esposizione nazionale di Roma
del 1893, e quella, intitolata Marina di Napoli, premiata
all'Esposizione di Firenze del 1896-97 (Firenze, Galleria d'arte
moderna). Lo stesso tema ritorna in una tela di vaste proporzioni che
ottenne la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Saint Louis del
1904 (Giannelli, 1916). Verso la fine del secolo la spinta che aveva
fino ad allora sorretto l'instancabile attività dell'Esposito sembrò
esaurirsi: la sua partecipazione alle mostre si fece meno frequente,
mentre la sua stessa elaborazione pittorica, limitata ai temi consueti
del verismo di genere, sembrava perdersi in esasperate ricerche tonali,
come quelle che lo tennero impegnato otto mesi a studiare il bianco per
il quadro Ella cuciva l'abito da sposa (Milano, coll. Melo). Tra
i risultati più interessanti raggiunti da Esposito nell'ultima
produzione si colloca il dipinto Barche (Napoli, Museo di Capodimonte,
coll. del Banco di Napoli). Il quadro, la cui esecuzione risale
probabilmente al primo decennio del Novecento, rappresenta un
orientamento più avanzato rispetto ai precedenti paesaggi per
l'essenzialità dell'impianto compositivo, oltre che per l'uso di
pennellate larghe e rapide e per gli energici contrasti di tinte.
Nel 1910 un tragico episodio sconvolse definitivamente il già precario
equilibrio psichico del pittore: una giovane allieva, Venturina
Castrignani, innamoratasi del maestro, si suicidò dopo essere stata
respinta. Profondamente scosso e tormentato da sensi di colpa, Esposito
a sua volta si tolse la vita poco tempo dopo, a Sala Consilina (Salerno)
il 7 aprile 1911.
Luciana Soravia -
Dizionario Biografico degli Italiani - Vol. 43 - 1929 - (treccani.it)
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