Ferrara, 01/09/1881 - Travedona (Va), 29/05/1918
FABBRI (Fabri), Adriana (Adri). - Nacque a Ferrara il 1° sett. 1881 da
Aldo e Olga Mantovani. Nel 1907 sposò il giornalista Giannetto Bisi, con
il quale visse a Bergamo (1907-13), Mantova, Milano (dal 1914); ebbero
due figli, Riccardo e Marco.
Pur non seguendo corsi accademici la F. partecipò al dibattito artistico
dei primi anni del secolo anche attraverso il cugino U. Boccioni (che
eseguì un suo ritratto nel 1907; cfr. M. Calvesi-C. Coen, Boccioni,
Milano 1983, p. 211 n. 249). Formatasi da autodidatta, inizialmente si
dedicò soprattutto ad opere di soggetto religioso ed alla ritrattistica,
ma eseguì anche pannelli decorativi, disegni per stoffe, figurini di
moda, insegne pubblicitarie (cfr. Nuove tendenze..., 1980).
Partecipò nel 1906 all'Esposizione della Socìetà di belle arti (Verona)
e nel 1908 alla Quadriennale di Torino con due opere (Gaiezza e Merezza);
nel 1910, sempre. a Torino (Mole Antonelliana), alla prima Esposizione
internazionale di arte femminile presentò tre "figurine settecentesche"
a carattere caricaturale (Madama Splendore, Lusingatrice, Adulatore).
Nel maggio 1911, su sollecitazione di Boccioni, prese parte alla prima
Esposizione di arte libera (Milano, salone Ricordi), manifestazione
importante del percorso futurista, esponendo Paonessa e Lucertola (cfr.
Nuove tendenze..., 1980, p. 48).
Questi acquarelli, che avevano avuto l'approvazione dello stesso
Boccioni (anche se vi rinveniva un predominio dell'idea letteraria
sull'idea pittorica), riprendevano, in chiave ironica e dissacrante e
anche in funzione "antidivistica" e "antintellettualistica", il tema
della donna-animale.
Nello stesso anno la F. organizzò con G. B. Gallizzi la parte artistica
dell'Esposizione di San Pellegrino. Sempre nel 1911 tenne la sua prima
personale al Lyceum di Roma che la impegnò molto e la coinvolse
emotivamente come testimoniano le sue annotazioni indirizzate al marito
(cfr. Nuove tendenze..., 1980, p. 24). Ottenne la medaglia di bronzo al
"Frigidarium", Esposizione internazionale di umorismo (Rivoli 1911), la
più importante delle prime mostre di arte caricaturale in Italia, dove
espose, oltre al Chiaro di luna futurista e a La dichiarazione, alcune
satiriche interpretazioni dei tipi femminili: Studi di donne, La nipote,
La nonna, La zia, La francese, La spagnola, L'inglese, L'americana.
Fu dunque la maturazione dell'attività caricaturale e il gusto per la
deformazione grottesca a segnarle la strada e a imporla all'attenzione
del pubblico. Sempre a questo periodo risalgono la serie Le donne di
casa, Le donne che producono, e quella formata da Meretrice, Scrittrice,
Attrice, Pittrice (autocaricatura; cfr. La Freddura, 15 apr. 1914). Nel
1912 eseguì due copie caricaturizzate del Saint-Marsault scudiero di
Francia di F. Clouet (Bergamo, Accad. Carrara; cfr. Nuove tendenze,
1980, p. 25, fig. 17).
Una recensione del 1912 (Térésah [T. C. Ubertis Gray], in La Donna, 20
maggio 1912) sottolineava "la visione ironica, esagerata, paradossale"
delle sue figure: "sono teste di creature spiritualizzate dal pensiero,
segnate, scarnate quasi dalla fatica, dalla volontà o dalla sorte,
raffinate e poetizzate dall'eleganza ... sono le teste di creature
sognatrici, lavoratrici solitarie, aristocratiche, vinte...".
Un'altra recensione (L. Ramo, in La Freddura, 15 apr. 1914) metteva
invece in luce il gusto iconoclasta contro una certa femminilità che,
complice dell'immaginario maschile, perpetuava il "inito dell'eterno
femminino" e del gentil sesso.
Nel 1912 partecipò alla Mostra d'arte umoristica (Firenze, palazzo
Mattei) organizzata dalla Federazione degli artisti toscani e
dall'Associazione Pro Libia; nello stesso anno espose alla Mostra di
arte umoristica e caricatura a Treviso (cfr. Il Secolo XX, dicembre
1912) e vinse il premio del concorso di arte umoristica indetto dal
mensile Il Secolo XX con Saggio del programma futurista, disegno che
raffigura le mani di un futurista che torcono il collo alla Gioconda
(cfr. Nuove tendeze ..., 1980, p. 25, fig. 18).
Si tratta di una caricatura ambigua, in cui l'iconoclastia verso la
leonardesca "vecchia crosta", come la definiva A. Soffici (Giornale di
bordo, Firenze 1918, p. 257), si accompagna all'implicita derisione del
programma strangolatorio marinettiano. Del resto, già nel Chiaro di luna
futurista, in cui un gruppo di futuristi dava l'assalto alla luna, la F.
esprimeva una partecipazione al movimento ben critica e marginale.
La Fabbri partecipò a Venezia alle esposizioni di Ca' Pesaro nel 1911, 1912,
1913; nel 1913 espose a Parigi alla Mostra della caricatura italiana e
realizzò il manifesto dell'Esposizione d'arte umoristica di Bergamo;
sempre nel 1913 ricevette la medaglia d'oro alla seconda Esposizione
internazionale femminile di belle arti (al Valentino, Torino), nella
sezione "La donna nella caricatura"; ottenne un'altra medaglia d'oro,
con S. Tofano e A. Biscaretti, nel 1914, all'Esposizione internazionale
di caricatura e umorismo, organizzata dalla rivista Il Numero di Torino;
ancora nel 1914 partecipò alla seconda Mostra della Secessione romana
(faceva parte della giuria G. Balla).
Stabilitasi a Milano ("vestita da uomo", la ricorda A. Rossato, in
Popolod'Italia, 7 giugno 1918), nel maggio-giugno 1914 partecipò, su
invito di L. Dudreville (uno degli ideatori della manifestazione insieme
con U. Nebbia, G. Arata, G. Macchia e D. Buffoni), alla mostra di Nuove
tendenze alla Famiglia artistica con L'abbraccio e La danza (cfr. Prima
esposiz. d'arte del gruppo Nuove tendenze [1914], in Esposizioni
futuriste, a cura di P. Pacini, 1912-1918, Firenze 1977).
L'adesione al gruppo di Nuove tendenze (discioltosi al termine della
mostra per la defezione di A. Sant'Elia, che aderì al futurismo) fu
comunque più apparente che sostanziale; di fatto, come notava lo stesso
U. Nebbia, i quadri esposti dalla F. erano "d'indole del tutto diversa
dal carattere delle opere dominanti" nella mostra (in Vita d'arte,
maggio 1914, p. 119).Ormai definito l'approdo nazionalistico delle
tensioni del primo decennio del secolo, la F. si dedicò prevalentemente
alla caricatura politica sulla stampa quotidiana e periodica,
collaborando con particolare intensità nel 1915 al Popolo d'Italia di
Mussolini con disegni che mostrano una certa influenza di A. Bonzagni.
"Ci era capitata qui - scriveva A. Rossato nel necrologio (Popolo
d'Italia, 7 giugno 1918) - una sera di maggio, quattro anni or sono.
Nessuno la conosceva. Sedette tranquillamente tra noi, posò sul tavolo
un rotolo di cartoni, ad uno ad uno ci fece passare sotto gli occhi i
"mostri terribili" ... da quella sera Adrì fu compagna delle nostre
battaglie". Adrì è la firma mascolinizzata che la F. usò nelle
caricature eseguite per i giornali, che le consentì di far accettare
senza difficoltà i disegni di satira politica (cfr. Nuove tendenze...,
1980, p. 24).
Dal 1915 al 1918 si intensificò notevolmente la sua attività di
caricaturista e illustratrice di varie testate quali La Freddura, Il
Numero, Lo Sport illustrato e la guerra (poi Il Secolo illustrato),
l'Almanacco popolare Sonzogno, La Domenica illustrata, La Baionetta
(1918). Dipinse la copertina del libro di Arros (A. Rossato), Pennacchi
rossi, prefaz. di B. Mussolini, pubblicato dalle edizioni del Popolo
d'Italia nel 1915. Nel 1917 partecipò al concorso nazionale d'arte "Per
la nostra guerra" (Milano, sale della Permanente) con A. Funi, L.
Dudreville, A. Bucci, G. B. Gallizzi, presentando il trittico Un nido
tra due pietre (in A. Bisi F., 1982, p. 6).
Morì di febbre spagnola a Travedona (Varese) il 29 maggio 1918.
La maggior parte delle opere citate nel corso della voce sono di
proprietà del figlio Marco Bisi (Milano). Un Autoritratto (olio) è
esposto alla Galleria civica d'arte moderna di Ferrara; trentacinque
disegni, tra cui numerose caricature, realizzati nel periodo 1914-17, di
argomento bellico, sono conservati presso il Gabinetto nazionale delle
stampe di Roma e otto presso il Museo storico dei bersaglieri di Roma.
(Stefania De Guzzis - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993) -
treccani.it)
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