Napoli 1799 - Napoli 07/03/1874
Nacque a Napoli tra il 1798 e il 1799 da Luigi e da Teresa Conti. Si
dedicò prima allo studio delle lettere e dell'architettura, poi a quello
della pittura. Seguì le orme del padre, sia nell'uso della tempera che
nella impostazione della veduta sull'esempio di J. P. Hackert. Fin
dall'inizio, le sue opere ebbero grande successo presso la corte
borbonica; tra gli acquirenti si annoverano Francesco di Borbone, che
poi salì al trono con il nome di Francesco I, e sua figlia Maria
Cristina. Fu allievo nell'Officio topografico di Napoli.
Nel 1819 il Fergola fu chiamato dal duca di Calabria e, dopo vari lavori
eseguiti a Napoli, si recò presso il duca in Sicilia. Al ritorno gli fu
assegnato uno stipendio di 30 ducati al mese pagati dalla cassa privata
reale. Nel 1821 segui i reali a Castellammare per dipingere alcune
vedute da diversi punti della costa. Si recò poi a Caserta, a San Leucio
e a Santa Maria. A questo periodo iniziale risale il dipinto Antico
sepolcro detto la Conocchia in Santa Maria di Capua (1820; Caserta,
palazzo reale, già nell'appartamento della regina madre). Nel 1822 seguì
la famiglia reale ad Ischia per dipingere alcune vedute e vi risiedé
circa tre mesi. Nel 1823 tornò in Sicilia per fare l'intero giro
dell'isola, ma si ammalò a Trapani; appena ristabilito, andò di nuovo ad
Ischia e poi per due mesi a Castellammare.
Nel 1824 accompagnò la famiglia reale a Foggia e poi si recò a
Carditello per disegnare la festa a Boscoreale e la corsa dei cavalli.
Ritornò a Castellammare per disegnare il Varo del vascello "Vesuvio"
(1825; Caserta, palazzo reale) e poi ad Arienzo per eseguire vedute
pittoresche e costumi dei paesi di Terra di Lavoro. Come ricompensa ebbe
un aumento di 5 ducati sullo stipendio. Nel 1826 disegnò La caccia
reale nel parco di Persano (Napoli, palazzo reale); quindi si recò a
Paestum, a Castellammare per due mesi e agli Astroni ancora per
riprendere la caccia. Fu allora che accompagnò la famiglia reale al
santuario, di Montevergine e ne disegnò il ritorno in un dipinto, il cui
bozzetto espose nella biennale borbonica del 1826. Nel 1827 il Fergola
si recò a Castellammare per disegnare una manovra militare e
successivamente per documentare il varo della fregata "Isabella". In
quell'anno documentò le evoluzioni militari che si fecero a Salerno alla
presenza del re, e ancora le manovre militari ad Arpaia nella Valle
Gaudina. Si recò poi a Persano a disegnare le battute di caccia della
famiglia reale e a Castellammare per ritrarre i giochi dei cavalli.
Nel 1828 andò a Caserta per realizzare diverse altre vedute e per
prepararsi a disegnare delle cacce reali. Vi si trattenne circa tre
mesi. Ottenne dal re l'aumento dello stipendio a 60 ducati insieme col
passaggio a carico della Casa reale. Quando Francesco I, accolse nel
1829 Carlo Felice re di Sardegna, il Fergola fu incaricato di illustrare
l'avvenimento in due dipinti, donati alla Casa Savoia: L'arrivo nella
rada di Napoli delle ll. mm. sarde (Porto di Napoli in lontananza) e
Lo sbarco delle ll. mm. sarde alla deputazione di Salute (Torino,
palazzo reale). Francesco I fu largamente munifico verso il Fergola, gli
concesse anche di tenergli a battesimo la figlia, cui fu dato il nome di
Isabella.
Il Fergola partecipò a quasi tutte le edizioni delle esposizioni
borboniche, fin dal 1826, quando espose sette dipinti, fra cui uno
Studio di una quercia nel bosco di Mascabruno, una Veduta del
castello di Airola sopra Arienzo, una Veduta del bosco della
Ficuzza in Sicilia, una Veduta delle isole de' Galli presi da'
Conti di Sorrento (regalata, quest'ultima, da Francesco I alla
regina di Spagna). Nel 1827 fu nominato professore onorario del R.
Istituto di belle arti per ordine di Francesco I, e nel 1829, in
occasione del matrimonio della principessa Maria Cristina con Ferdinando
VII di Spagna, fu invitato a seguirli in Spagna. Si recò poi in Francia,
dove fu nominato "pittore di corte" ed ottenne la medaglia dell'ordine
di Francesco I. Continuò a partecipare alle biennali borboniche; inoltre
con decreto del 19 giugno 1837 Ferdinando II fece registrare il nome del
Fergola fra i soci corrispondenti della R. Accademia di belle arti.
In quegli anni la sua attività di illustratore degli avvenimenti di
corte e degli eventi più significativi del paese s'incrementò
moltissimo, tuttavia non superò il concorso del 1838 per la cattedra di
paesaggio, vinta da G. Smargiassi. In compenso, su raccomandazione di A.
Niccolini, fu impiegato nella reggia per pitture di decorazione e
paesaggio. Nel 1839 partecipò alla mostra borbonica con Veduta della
sorgente del Sarno, Interno della cattedrale di Toledo in Ispagna
(acquistato dal re per 400 ducati), tre "paesaggi di composizione", che
avevano per tema il levarsi e il tramontare del sole, e i Briganti
sorpresi dalla gendarmeria nella foresta. Ancora due soggetti
spagnoli figuravano nell'esposizione del 1841 (Interno gotico del
chiostro di S. Giovanni de' Re a Toledo ed Esterno gotico della
cattedrale di Burgos), insieme con Montevergine nel giorno della
festa e al primo dipinto con L'inaugurazione della strada di
ferro seguita in Napoli nell'ottobre del 1839 (Caserta, palazzo
reale). Quest'ultimo iniziò una fortunata serie, di cui per ora
conosciamo solo l'altro dipinto del 1845 con La stazione della strada
ferrata di Castellammare (Caserta, pal. reale). Dal 1843, dopo il
successo del quadro esposto alla biennale rappresentante un Naufragio
di quattro marinari, cominciò un nuovo fortunato filone, questa
volta "marinista", di cui diede saggio anche nelle mostre successive.
Fra i quadri presentati nel 1843 figuravano anche due dipinti acquistati
dal re per 200 ducati ciascuno: Marina di Capri a chiaro di luna con
battello in cui dorme un marinaro e Un sifone nel golfo di
Procida. In occasione della mostra del 1845 furono acquistati da
Casa reale, secondo le diciture d'archivio, "Mare in tempesta" e "Due
grandi campagne per traverso", che, tuttavia, non sono citati in
catalogo. Nel 1848 espose, invece La preghiera della sera (un
paesaggio di composizione) ed un altro episodio di salvataggio dal vero.
Nel 1850 fece parte della commissione che nominò G. Mancinelli
professore ordinario successore di C. Angelini alla cattedra di disegno
del R. Istituto di belle arti di Napoli.
Alcune opere presentate dal Fergola alla mostra del 1851 attestano
l'influenza che su di lui esercitò lo Smargiassi con la moda del
paesaggio storico: si tratta dei Sagrifizi di Abele e di Caino
(Napoli, Avvocatura dello Stato) e di Caino che fugge alla terribile
chiamata di Dio dopo aver compiuta la sua vendetta sull'innocente
fratello (Napoli, palazzo reale), esposti insieme con uno Studio
di mare in tempesta, un Naufragio di un marinaio e due
paesaggi. Nel 1859 il tema del mare in tempesta ricorre in un soggetto
sacro, Gesù nella barca degli apostoli impone al mare tempestoso di
calmarsi (Napoli, Museo di Capodimonte). I suoi legami molto stretti
con i Borbone sono confermati anche da quattro tempere (1845; Caserta,
palazzo reale), che documentano il presepe allestito da G. Cobianchi per
Ferdinando II nel 1844 e una serie di undici piccoli oli che facevano
parte di un Album (Roma, coll. priv.), donato da Ferdinando II alla
moglie Maria Teresa d'Austria. I soggetti sono tutti paesaggi ed alcuni
di questi sono probabilmente in relazione con i suoi più famosi dipinti
esposti nelle biennali borboniche. Dopo l'Unità il Fergola partecipò
alla prima Esposizione nazionale di Firenze del 1861 - con il S.
Francesco in orazione nel bosco, che aveva già presentato nella
biennale del 1855 - e alla prima mostra della Promotrice napoletana con
tre dipinti.
Morì a Napoli il 7 marzo 1874 all'età di "76 anni" (Comune di Napoli,
Stato civile, Quartiere Avvocata, morti n. 273). Dopo la sua morte
furono presentate quattro sue opere di Naufragi e Marine in tempesta
nell'Esposizione nazionale di Napoli del 1877. Recentemente gli è stato
attribuito (Martorelli, 1991, p. 33) il dipinto con i Bagnia Santa
Lucia (1820 c.; Napoli, Museo di S. Martino). Fra le numerose opere
presenti nelle collezioni pubbliche si ricordano inoltre: Cristo
nell'orto (1858; Napoli, Galleria dell'Accademia), Paesaggio
con Rinaldo e Armida e Il riposo dalla fuga in Egitto del
1859 (entrambi a Napoli, palazzo reale), La Real tenuta di San
Leucio presso Caserta (1827), Il Ponte di S. Erasmo in Palermo,
e Getto della prima pietra della cappella al Campo di Marte
(1837) e tre rappresentazioni di Tornei cavallereschi a Caserta
davanti alla Reggia, uno del 1846 e altri due databili al 1849
(tutti a Caserta, palazzo reale); La veduta dell'Orto botanico di
Palermo (tempera, Napoli, procura della Repubblica); Equipaggio
reale (Napoli, prefettura); La quercia gigante (Bari,
Pinacoteca provinciale).
M. Picone Petrusa - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996) -
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