Siena, 19/02/1888 - Firenze, 21/04/1979
Nacque a Siena il 19 febbraio 1888 da Ferruccio e Guglielma Nucci.
Autodidatta, non seguì studi artistici regolari ma, stabilitosi a
Firenze, frequentò la scuola libera di nudo dell'Accademia. Espose per
la prima volta nel 1910 alla mostra della Società promotrice di belle
arti di Firenze. Dopo un esordio d'intonazione impressionista, di cui
restano opere e bozzetti dalle tinte fredde e chiare e dai densi impasti
materici (Marina, 1910 circa, Firenze, Galleria d'arte moderna; Figura,
1916 circa, Roma, palazzo del Quirinale), il Ferroni si orientò verso
nuove soluzioni formali, più sintetiche e geometricamente strutturate,
caratterizzate da una riduzione delle gamme cromatiche e da una
atmosfera di pacata quotidianità paesana.
A Firenze, nell'ambito del vivace clima culturale caratterizzato dalle
nuove istanze futuriste e dagli accesi scritti pubblicati da A. Soffici
su La Voce e su Lacerba, il Ferroni entrò in contatto con il gruppo di
artisti che si riunivano nella saletta del caffè delle Giubbe rosse, in
particolare con A. Cecchi e F. Dani, con i quali nel 1919 partecipò alla
mostra degli Artisti d'oggi allestita a palazzo Antinori da M. Tinti e
replicata, l'anno seguente, negli ambienti della R. Accademia di belle
arti con il titolo Esposizione della Società di belle arti. I paesaggi
di questo periodo, insensibile tuttavia alla poetica futuristica, sono
ispirati piuttosto ai toni intimi e raccolti della tradizione toscana
(Tinti, 1922), preannunciando, in sintonia con la emergente poetica
strapaesana, una delle tematiche centrali della sua produzione (La
giostra, 1920, Firenze, Galleria d'arte moderna). Nel 1922 il Ferroni
espose, alla Fiorentina primaverile, il trittico Vita umile e, nel 1926,
nell'ambito della prima Mostra del Novecento italiano presentata al
palazzo della Permanente di Milano da Margherita Sarfatti, quattro opere
caratterizzate da uno stile grafico nitido e sobrio (Vita umile, Case,
La serenata, Vita campestre: ubicazione ignota). Nel 1927 il Ferroni
aderì al gruppo Novecento toscano che, legato all'ambiente letterario di
Solaria e sostenuto dal critico R. Franchi, si era costituito
ufficialmente quello stesso anno a Firenze nello studio del pittore G.
Vagnetti. Presente alle diverse manifestazioni organizzate dal gruppo
presso la galleria Belenghi di Firenze - comune luogo di incontro e di
dibattito -, nel 1928 il Ferroni partecipò alla prima mostra ufficiale
del gruppo che fu ospitata nel capoluogo lombardo dalla galleria Milano.
Negli anni successivi, confermando la propria adesione alla poetica
novecentista, il Ferroni prese parte alla II Mostra del Novecento
italiano (Milano, 1929) e alle rassegne internazionali del Novecento
allestite a Buenos Aires e a Basilea, nel 1930, e a Helsinki nel 1931;
dal 1930 al 1942 partecipò inoltre a tutte le edizioni della Biennale di
Venezia. Titolare della cattedra di figura all'Accademia di belle arti
di Ravenna (1933-1940), nel 1933 il Ferroni prese parte a Firenze alla
prima Mostra del Sindacato nazionale fascista di belle arti con due
opere (Giornata di sole e Anna) che attestano, nelle forme arcaiche e
geometrizzanti, il costante riferimento ai primitivi toscani e al
purismo quattrocentesco (Paesaggio toscano, 1939 circa, Ravenna,
Pinacoteca comunale). Nel 1939 e nel 1943 partecipò a Roma alla
Quadriennale d'arte nazionale; alla XXIII Biennale veneziana (1942)
espose undici opere tra cui Scena paesana (Firenze, Galleria d'arte
moderna).
Insegnante, dal 1941, di decorazione pittorica presso l'istituto statale
d'arte di Livorno, al termine della seconda guerra mondiale il Ferroni
si stabilì nuovamente a Firenze, dove proseguì con coerenza l'attività
pittorica, caratterizzata da una maggiore carica espressiva, evidente
nelle pennellate più fluide e nel tocco sommario. Nel 1952 e nel 1956
partecipò alla Quadriennale romana.
Alexandra Andresen - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997) -
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