Roma, 14/03/1890 - Roma, 17/03/1957
Nacque a Roma il 14 marzo 1890 da Pietro e da Cristina
Forcella. Trasferitasi con la famiglia al Cairo, dove risiedette a
lungo, compì i suoi primi studi di pittura presso Paolo Forcella,
pittore orientalista e direttore della scuola di belle arti del Cairo.
Tornata in Italia, esordì sulla scena romana nel 1913, esponendo alcuni
dipinti e disegni, assieme con la pittrice M. Bodtker, presso i locali
del Lyceum di palazzo Theodoli, sede del circolo femminile; la mostra
ricevette la visita della regina Margherita (Secessione romana, 1987, p.
32). Nello stesso anno, sempre al Lyceum, partecipò all'Esposizione
artistica femminile. Nel frattempo stabilì contatti con alcuni tra i
giovani artisti che diedero vita nel 1913 alla fronda della Secessione
romana, in contrasto con il tradizionalismo della Società amatori e
cultori. A questo periodo risale infatti l'amicizia con F. Ferrazzi,
che, sempre nel 1913, la precedette al concorso per il pensionato
artistico per la pittura: pur giungendo seconda, la F. ricevette la
segnalazione della critica per il suo saggio, considerato tra i migliori
della competizione. Il Ferrazzi la ritrasse l'anno seguente in un
dipinto, poi entrato nella collezione Signorelli di Roma, e ancora nel
1920 con accanto la figlioletta Sofia (cfr. C. L. Ragghianti-J.
Recupero, Ferruccio Ferrazzi, Roma 1974, tav. 23, p. 89; cfr. anche B.
Mantura-M. Quesada, F. Ferrazzi..., Roma 1989, tav. 2), che la F. aveva
avuto dal matrimonio del 1914 con l'architetto Marcello Piacentini,
conosciuto nell'ambiente della Secessione romana. Sempre nel 1914 prese
parte a Roma alla seconda mostra della Secessione, dove espose La
parrucca verde e un Paesaggio (catal., pp. 23, 59).
Il 1915 fu per la F. un anno denso di eventi e di riconoscimenti. Dopo
aver preso parte in gennaio ad una esposizione dell'Associazione
artistica internazionale destinata ad una raccolta di fondi a favore dei
terremotati di Avezzano, in febbraio partì alla volta degli Stati Uniti
assieme con il marito, impegnato a seguire la costruzione del padiglione
italiano da lui progettato alla Panama-Pacific International. Exposition
di San Francisco.
Per il padiglione la F. eseguì le pitture delle lunette del portico: vi
raffigurò episodi delle crociate in uno stile neoquattrocentesco,
coerente con la scelta linguistica operata nell'architettura ma
incongruo rispetto al suo stile personale, che, a questa data, risulta
invece orientato verso un cauto aggiornamento delle ricerche pittoriche
postimpressioniste. Improntate ad un sintetismo di marca Nabis appaiono
invece alcune opere, dedicate alla vita del Cairo, riprodotte in un
articolo dedicatole dallo scultore E. Ximenes (in Emporium, XLI, [1915],
242, pp. 233-236).
Sempre nel 1915 partecipò, per l'ultima volta, alla mostra (terza) della
Secessione romana con diversi ritratti e con Primavera (catal., pp. 21
s.); l'anno dopo espose alla mostra d'arte pro Croce Rossa allestita nei
locali del Lyceum. Nel giugno del 1918 prese parte, con alcuni pastelli
e un arazzo, alla mostra d'arte giovanile che si tenne alla casina del
Pincio.
Organizzata da M. Piacentini e C. Tridenti, la mostra si poneva in
continuità con la Secessione romana: vi parteciparono infatti, tra gli
altri, oltre alla F., A. Selva, F. Ferrazzi, C. Socrate, G. Marino, P.
Bertoletti, C. E. Oppo, A. Spadini, L. Cecchi Pieraccini, Deiva De
Angelis e Pasquarosa. Questi artisti formavano uno schieramento non
univoco, ma caratterizzato dalla comune volontà di ricercare
un'alternativa sia alla lezione francese, sia alle tendenze
dell'avanguardia espresse dalla mostra d'arte indipendente che si teneva
negli stessi giorni alla galleria dell'Epoca.
Nel 1918 a Roma si inaugurò anche il cinema teatro Corso di M.
Piacentini, alla cui decorazione la F. aveva partecipato, assieme con
gli scultori A. Dazzi e A. Biagini, eseguendo, per il vestibolo, un
pannello decorativo in stoffa connotato da cadenze lineari di
intonazione proto decò (C. Tridenti, Il nuovo cinemateatro in piazza S.
Lorenzo in Lucina a Roma, in Vita d'arte, XVII[1918], p. 46). È la prima
realizzazione di rilievo della F. nel campo delle arti decorative, in un
momento in cui veniva sottolineata l'importanza del legame tra
architettura, decorazione e arti applicate. Nel 1921 partecipò, assieme
con lo scultore G. Gronchi, alla decorazione del cinema teatro Savoia di
Firenze, progettato da M. Piacentini e finito di costruire nel 1922, per
il quale realizzò un pannello murale in stoffa, stilisticamente vicino a
quello del cinema Corso di Roma, e ancor oggi in loco. Nel 1922 espose
alla Primaverile fiorentina alcune opere di soggetto esotico ispirate
alla vita del Cairo e un pannello di stoffa (cfr. catal., p. 178). Nel
1923 prese parte alla prima Mostra internazionale di arti decorative di
Monza (catal., p. 100) con alcuni cuscini, esposti in una stanza da
gioco per bambini progettata dal pittore U. Ortona, dove si trovavano,
tra l'altro, alcuni giocattoli disegnati da D. Cambellotti e G. Prini.
A partire dal 1928 fino al 1936 la F. partecipò regolarmente alla
Biennale di Venezia con una produzione che testimonia una particolare
attenzione alla tecnica dell'affresco: nel 1928 presentò
un'Annunciazione, che coniuga plasticismo novecentesco e cadenze lineari
ancora art nouveau (cfr. catal., ill. 113); nel 1930 (catal., 2ª ediz.)
espose un Ritratto e una Primavera;due anni dopo Leda e Danzatrice; nel
1934 un Ritratto femminile, sempre ad affresco, e nel 1936 - accanto
alle tele Lago di Nemi, Ritratto di mio fratello, Ritratto di bambina e
Colli Albani - espose l'affresco Studio di ritratto, ossia il ritratto
di G. Bottai, che venne acquistato per la Galleria d'arte moderna di
Milano (cfr. Musei e gallerie di Milano, L.Caramel-C. Pirovano, Galleria
d'arte moderna. Opere del Novecento, Milano 1974, pp. 53 s., ill. 910).
Nel 1929 partecipò con due affreschi alla prima mostra del Sindacato
laziale fascista di belle arti (catal., p. 23); alla edizione
successiva, nel 1930 (catal., p. 23), ne espose uno di intonazione
novecentesca, datato 1923, che ripropose, col titolo Composizione, alla
V Triennale di Milano del 1933 (catal., p. 409).
A Milano l'opera fu presentata nella sezione pittura murale, coordinata
da M. Sironi, accanto ad altre di F. Depero, E. Prampolini, G. Mucchi,
R. De Grada, in un clima di polemica nei confronti del razionalismo
architettonico che tendeva ad escludere il concorso della pittura murale
alla definizione dello spazio, da un lato, e di rivendicazione del
legame con la tradizione contro gli svolazzi fioreali che l'avevano in
passato inquinata, dall'altro.
Sempre nel 1930 la F. partecipò a Roma alla prima Mostra nazionale
dell'animale nell'arte e l'anno seguente, nell'ambito della Settimana
italiana in Atene, espose Pastore greco nel settore delle arti
figurative. Nello stesso anno presentò anche un frammento di affresco di
tema storico, il Ratto delle sabine (catal., p. 107), alla prima
Quadriennale romana, rassegna alla quale prese parte anche nel 1935 con
gli affreschi Studio di figura - criticato dal Callari (1935) - e
Giocatori di tamburelli, che venne riproposto l'anno successivo a
Budapest all'Esposizione di arte contemporanea italiana. Nel 1939 prese
parte ancora una volta alla Quadriennale di Roma con quattro tele
ispirate al paesaggio egiziano (cfr. catal., p. 147).
In seguito ad una malattia piuttosto grave del marito, nel 1940 la F.
lasciò la villa della Camilluccia, dove abitava e lavorava dal 1932, e
si trasferì con la famiglia in un albergo a piazza del Popolo. Da questo
momento cala il silenzio sul suo percorso artistico e umano.
Morì a Roma il 17 marzo 1957.
Come la maggior parte delle artiste contemporanee la F. è stata
pressoché ignorata dalla critica. La sua produzione pittorica degli anni
Venti e Trenta, quasi interamente sconosciuta, non permette di stabilire
se la presenza alle principali esposizioni nazionali e, soprattutto,
internazionali - nel 1936 venne chiamata a rappresentare l'Italia a
Budapest accanto a De Chirico, Carrà, Severini e Sironi, tra gli altri
-sia dipesa dalla qualità delle sue opere oppure se sia stata favorita
dal fatto che la F. era la moglie del più autorevole architetto di
regime.
treccani.it (Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47
(1997) di Paola Dell'Armi) |