Livorno, 04/12/1889 - 1973
Cafiero Filippelli (1889-1973) nacque a Livorno e, fin dalla tenera età,
dimostrò la sua precoce predisposizione per l'arte figurativa,
attraverso il disegno e la pittura. Di conseguenza, sua madre decise di
iscriverlo presso la Scuola d'Arte e Mestieri di Livorno. Attraverso la
scuola, grazie all'ottenimento della borsa di studio "Banti", riuscì ad
entrare alla Scuola del Nudo presso l'Accademia di belle Arti di
Firenze, dove giunse in contatto con artisti del calibro di Giovanni
Fattori e Galileo Chini.
Dopo essersi sposato, venne chiamato alle armi nella prima guerra
mondiale. Al suo rientro fu assunto in una fabbrica come decoratore
delle testate in ferro dei letti dove, in qualche modo, poteva sfogare i
propri bisogni artistici attraverso la realizzazione di semi-sculture.
Questa sua passione però non si esauriva sul lavoro e, infatti, una
volta di ritorno a casa continuava a dipingere scene d'intimità
familiare. I suoi primi modelli, non furono altro che sua moglie, i suoi
figli e sua madre, protagonisti di opere dalle atmosfere suggestive
ottenute attraverso l'ausilio della luce artificiale dei lumi a petrolio
o del caminetto acceso. I personaggi della quotidianità, ritratti con le
loro espressioni reali, i loro stati d'animo, costituiscono l'elemento
dominante della pittura di Filippelli. Non mancano però, nella sua
produzione, agnifiche vedute degli aperti paesaggi toscani: scogliere,
coste, pinete, campagne, ma anche gli scorci della sua amata Livorno.
Tra i suoi primi successi e riconoscimenti non vanno dimenticate le sue
partecipazioni alla Primaverile Fiorentina nel 1922, alla Quadriennale
di Torino nel 1923 ed alla Biennale di Roma. Inoltre, nel 1924 e
nell'edizione successiva fu presente alla Biennale di Venezia. Ad
attirare l'attenzione e l'apprezzamento da parte del pubblico furono,
soprattutto, le sue piccole tavolette che riproducevano, le già citate,
scene di vita domestica, nelle quali Filippelli fu in grado di
rappresentare persone comuni con una profonda sensibilità.
Filippelli, nonostante fosse soddisfatto dei successi raggiunti,
continuava a rammaricarsi del fatto di essere riconosciuto solo in
qualità di "pittore degli interni", tano che spesso diceva: "Vorrei che
mi stimassero anche per tutti quei quadri che ho dipinto alla luce del
sole, anche perché provengo dalla scuola dei Macchiaioli e dipingere
all'aria aperta è sempre stata la mia gioia più grande".
Oltre a Livorno, la sua città natale, un altro paesaggio ispiratore fu
per lui Parlascio, paese in cui passava circa tre mesi l'anno, potendo
assaporare la semplicità della vita contadina e che considerò come la
sua seconda casa.
Tra il 1922 ed il 1942, periodo in cui Filippelli raggiunse la piena
maturità artistica, partecipò a numerose manifestazioni espositive
personali e collettive. I numerosi viaggi gli permettono, inoltre, di
entrare in contatto con nuovi scenari, importantissimi per l'evoluzione
della sua pittura.
Filippelli , nonostante i problemi di salute, continuò a dipingere fino
al 1973, anno della sua morte.
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