Lecce, 05/03/1883 - Napoli, 14/11/1968
Nacque a Lecce il 5 marzo 1883 da Giuseppe, di
professione ingegnere, e da Chiara Adelinda Doria di
Roseto Valforte. Ottenuto nel 1899 il diploma della
scuola tecnica di Messina, nel 1903 si diplomò capitano
di lungo corso all'istituto nautico della stessa città.
Durante gli anni trascorsi in mare ebbe modo di
assistere agli esperimenti di trasmissione a lunga
distanza di G. Marconi e di specializzarsi in
radiotelegrafia. Nel 1907 ottenne il congedo illimitato
dalla marina con il grado di sottocapo-timoniere e si
iscrisse all'istituto di belle arti di Napoli, dove
iniziò la sua formazione artistica e di architetto.
Licenziato nel 1909, nel 1913 ottenne presso la stessa
scuola il diploma di professore di disegno
architettonico e una borsa di studio che gli fu
rinnovata anche l'anno seguente.
La sua carriera accademica ebbe inizio nel 1915 all'università degli
studi di Napoli, dove fu assistente di L. Paterna Baldizzi, titolare
della cattedra di disegno architettonico e allievo di E. Basile; passò
poi all'istituto di belle arti di Napoli. In questa scuola il Franco -
dopo una breve parentesi alla scuola artistico-industriale di Padova,
dove, nel 1922, insegnò disegno architettonico e teorie prospettiche -
divenne docente di disegno geometrico, architettura descrittiva e
scenografia, quindi direttore dell'officina di ebanisteria e, infine,
nel 1937, direttore dell'istituto subentrando a L. Balestrieri. Le esperienze progettuali dei primi anni Dieci, sia quelle in ambito
architettonico sia quelle legate all'esperienza scultorea, oscillanti
tra monumentalismo classicista e decorativismo di gusto liberty,
mostrano il carattere eclettico della sua formazione e l'interesse per
le istanze di rinnovamento dell'arte che erano alla base del movimento
modernista. In questo clima si collocano l'edicola funeraria presentata nel 1910
a Napoli alla prima Mostra nazionale d'arte pura e applicata "Bernardo
Celentano" e il bassorilievo in gesso patinato, di sapore simbolista,
Gli amori delle caverne, notato dalla critica alla II
Esposizione nazionale d'arte di Napoli (Lancellotti, 1913), in cui
l'artista volle evocare le assonanze tra le passioni umane e le
manifestazioni della natura.
Parallelamente all'architettura e alla produzione di opere scultoree
e pittoriche, il Franco, in contatto con l'ingegnere F. De Simone, con
il quale collaborò fino al 1922, si occupò anche di ricerche
urbanistiche per il piano regolatore di Napoli, presentato nel 1914.
Risultato di questa esperienza è la Prospettiva aerea di M. Franco
illustrante il piano regolatore dell'ing. De Simone relativo alla città
di Napoli (F. De Simone, Piano regolatore della città di Napoli,
Napoli 1922, tav. VII). Nella seconda metà degli anni Venti il Franco sviluppò i suoi
interessi urbanistici e architettonici: progettò, tra l'altro, una
Casa dell'arte per esposizioni (1923 c.), da realizzarsi nel
Maschio Angioino e la sistemazione dell'area del monte Echia (1927);
partecipò al concorso per un Padiglione d'arte (1923) e a
quello per le due testate del tunnel della Vittoria a Napoli (1927-28);
ideò, alla fine degli anni Venti, l'utopistico piano di un
Urbanesimo razionale moderno. È nell'ambito della progettazione globale, in perfetta adesione ai
principî della cultura modernista, che il Franco affrontò
l'organizzazione e l'allestimento delle due edizioni dell'Esposizione
giovanile di Napoli (1912, 1913), promosse dal Comitato nazionale
artistico giovanile, da lui stesso fondato insieme con i pittori E.
Pansini e G. Goglia.
La sobria decorazione delle sale, limitata a un'unica fascia con
fregi floreali, confinata nella zona alta delle pareti rivestite di tela
grezza, oltre a contribuire alla giusta fruizione delle opere esposte,
rivelò la perfetta conoscenza dei nuovi criteri espositivi diffusi dalla
cultura secessionista mitteleuropea. Oltre alla qualificazione degli
spazi espositivi, il Franco curò anche l'aspetto promozionale e
pubblicitario, disegnando il manifesto, le locandine e il frontespizio
del catalogo.
Presente a tutte le maggiori esposizioni napoletane, oltre alle già
citate mostre giovanili, il Franco prese parte nel 1917 alla
Mostra "Villa Lucia" proponendo Paesaggio di Agerola, La
vasca e Nebbia ad Agerola, mentre alla Mostra d'arte alla
Floridiana del 1919 partecipò ancora come organizzatore e allestitore;
in questa doppia veste prese parte nel 1923 alla II Mostra primaverile
promossa dalla rivista La Fiamma. Del 1921 è la sua
partecipazione alla Mostra nazionale dei grigio-verdi, dove espose in
qualità di guardia marina presentando gli acquerelli Paesaggio
e Sul molo, oltre all'olio Nel parco. In tali
occasioni alla sua produzione pittorica il Franco alternò o affiancò
progetti architettonici di villini (Villa signorile prospiciente al
mare e Villino di collina: presso gli eredi Franco, Napoli),
di edilizia funeraria (Tempio crematorio di Napoli), di edifici
pubblici (Palazzo di esposizioni d'arte e concerti, ibid.) e di
oggetti d'arte applicata. A tal proposito si ricorda, nel 1928, la sua
partecipazione alla mostra del Gruppo flegreo, ancora con progetti
architettonici (La fonte, La leggenda di Ulisse,
bozzetti per fontana), cuscini e arazzi.
Nel 1929 prese parte alla prima Mostra d'arte del Sindacato
interprovinciale fascista di belle arti della Campania, dove propose tre
acquerelli, e aderì all'esposizione del gruppo i "Nove della Libreria
del '900", ispirato ai principi del Novecento milanese, dove presentò
degli arazzi. Nel 1930 tenne la sua prima personale, patrocinata dal
Circolo artistico politecnico, nelle sale della Permanente di Napoli,
dove furono esposti trentuno progetti di architettura e venti paesaggi
ad acquerello. Tra le tecniche pittoriche che il Franco indagò più a lungo e con
grande padronanza, l'acquerello fu quella che maggiormente si prestava
alle sue esigenze di resa immediata del dato descrittivo, naturalistico
o decorativo, e che più spesso propose nelle diverse occasioni
espositive. Si ricordano, nel 1949, la II Mostra degli artisti vomeresi
"A. Pratella" a Napoli a cui partecipò con Mareggiata a Sorrento,
Scaletta al sole e Paesaggio caprese, mentre Gli
ossessi venne proposto, nel 1950, alla Mostra del bozzetto per
composizione della Permanente di Napoli. Sempre nel 1950 espose alla
mostra che si tenne nella Biblioteca Santorsola di Napoli, dove ai suoi
trenta acquerelli si affiancarono quindici ceramiche della figlia Diana.
Negli anni Cinquanta espose spesso nel capoluogo campano, sia in
personali sia in collettive. Nel 1955 pubblicò a Napoli - dove nel 1916
era apparso il libro Le guerre fratricide affratellano i popoli
- il volume intitolato Potere intellettivo universale. Essenza
dell'essere: una riflessione sull'esistenza umana che dedicò al
fratello Arnaldo, perito nel terremoto di Messina. L'attività letteraria del Franco costituisce un altro
importante aspetto della sua poliedrica personalità: si occupò infatti
anche di critica d'arte, di filosofia e di argomenti scientifici,
scrivendo su La Fiamma, Il Pungolo, Il Rievocatore,
Il Corriere del mattino, Il Mattino; su
L'Artistico, mensile del Circolo artistico politecnico di Napoli,
dal 1961 curò la rubrica La Galleria dell'Artistico (Salvatori,
1986). Nel 1967 il Circolo artistico politecnico ospitò una sua antologica,
che vide riunite numerose opere di scultura, pittura e progetti
architettonici. Il Franco morì a Napoli il 14 nov. 1968
Gloria Raimondi
treccani.it (Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50
- 1998)
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