Pillole d'Arte

    
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Luigi Galli




Milano, 15/01/1820 (*) - Roma, 08/09/1900

All'Accademia di Brera fu discepolo di Sabatelli e di Francesco Hayez, poi andò in Inghilterra a perfezionarsi. Di carattere stravagante, non godette la fortuna che avrebbe meritato come artista, e morì povero e ignorato. La sua tecnica, pure risentendo della derivazione straniera, è, per incisività di disegno e per larghezza di fattura, assolutamente personale e italiana.

Sue opere principali: Fanciulla orientale; La fonte; Il medico; La biga; Autoritratto; Ritratto della regina Vittoria, bene riuscito; l'ispirato Ritratto della baronessa Fini; Ritratto del principe Torlonia; Ritratto del pittore Ferrari; Composizione e La Fortuna, entrambe ospitate nella raccolta di Gustavo Botta a Milano; Ritratto del pittore Gioia; Madonnina; Sacra Famiglia, Galatea, notevole per soavità di colore nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Alla Mostra del Ritratto tenuta in Roma nel 1912 figurò un ammirato Ritratto di signora. Nella Galleria d'Arte Moderna di Milano sono conservati di lui Studia (bozzetto) e Danzatrice turca.

(A. M. Comanducci)

(*) - L'anno di nascita riportato dal Comanducci (Ed. del 1962) è il 1820, la biografia di Marco Falciano (Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51) riporta il 1817, F. Hermanin (articolo  su Bollettino d'Arte - Agosto 1921) riporta il 1822.


GALLI, Luigi (Luigi Mauro Giuseppe). - Nacque a Milano in un giorno non precisabile del 1817, come si ricava dal certificato di morte del Comune di Roma. (*)
Nel decennio 1835-45 si formò all'Accademia di Brera, sotto la guida del pittore neoclassico L. Sabatelli, guardando anche ai modelli di A. Appiani e G. Bossi, che avevano fortemente influenzato l'ambiente braidense. Di quegli anni giovanili esistono poche testimonianze: l'Uomo nudo che trattiene un cavallo e lo schizzo di una Venere classica, le cui riproduzioni fotografiche si trovano presso l'archivio bio-iconografico della Galleria nazionale d'arte moderna in Roma. Entrambi gli esempi introducono a questioni fondamentali che caratterizzeranno l'intera vita artistica del Galli: il rapporto con l'antico e la tendenza all'eclettismo.

Nel 1845 si trasferì a Roma ove, nel 1849, partecipò alla difesa della Repubblica combattendo contro i Francesi al Vascello e al casino dei Quattro Venti insieme con G. Induno e N. Costa, con i quali strinse amicizia. Appartiene con ogni probabilità a questo periodo il quadro della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma raffigurante Un personaggio del Risorgimento davanti a Pio IX - forse Massimo d'Azeglio - in cui Galli sembra alludere alla sconfitta dei laici di fronte alla restaurazione del potere temporale del papa. Caduta Roma, partì per Napoli dove si stabilì. Realizzò grandi quadri di soggetto religioso adottando il sistema di dipingere su tele preventivamente bagnate per migliorare gli impasti; tale scelta contribuì alla prematura perdita di molte sue opere. Entrò in contatto con la rinnovata scuola pittorica napoletana, in particolare con i fratelli Palizzi e con D. Morelli, suoi coetanei. Si interessò maggiormente alla riforma in senso romantico del quadro devozionale e di quello di genere troubadour che, contemporaneamente, a Milano, Francesco Hayez sviluppava in termini puristi.

Probabilmente intorno alla metà del sesto decennio, Galli lasciò Napoli per Venezia. La città lagunare gli offrì l'opportunità di studiare i maestri veneti del Settecento, soprattutto i Guardi e G.B. Tiepolo, che lasceranno un segno profondo nel suo lavoro. Risalendo da essi a Tiziano, dipinse, in questo clima di attrazione verso il museo, il Baccanale (Roma, collezione privata) apportando significative variazioni rispetto all'illustre prototipo (Gli Andrii del Prado, a Madrid). Ma nel suo repertorio si trovano anche composizioni di gusto neomanierista e correggesco, notevoli dal punto di vista della qualità pittorica e della misura formale (Madonnina, Lafuga in Egitto: entrambe di ubicazione ignota).

Verso la fine degli anni Cinquanta si recò per un breve soggiorno a Parigi, dove sembra fosse attratto dalla pittura orientaleggiante di E. Fromentin, le cui tracce si trovano in quadri come La fonte e La cavalcata fantastica (ubicazione ignota). Dai primissimi anni Sessanta, e per tutto il decennio, visse a Londra e, nel momento di massima diffusione della poetica preraffaellita, studiò attentamente la pittura di G.F. Watts; qui, non si sa in quale modo, ottenne l'incarico di eseguire un ritratto della regina Vittoria ma sembra che le sue insistenti attenzioni rivolte alla sovrana portassero alla sua espulsione da parte delle autorità britanniche. Solo molto più tardi, nel 1886, in occasione della LVII Mostra romana della Società amatori e cultori delle belle arti, presentò un ritratto di memoria di Sua maestà la regina d'Inghilterra in tenuta da amazzone (catalogo, p. 12).

Dopo l'espulsione fu di nuovo brevemente a Parigi, per trasferirsi a Roma definitivamente nel 1870. A Roma ritrovò il fratello Ferdinando, Nino Costa e lo spagnolo Mariano Fortuny, già incontrato a Parigi e in quel tempo al massimo della celebrità e della fortuna commerciale. In un primo momento Galli prese a frequentare il Fortuny assimilandone lo stile. A questa fase si riferiscono quadri come Danzatrice e Danzatrice turca (Milano, Galleria d'arte moderna), oppure il dipinto di ubicazione ignota, cui stava lavorando nel 1879, dal titolo Cristo e Maometto che si contendono un mantello rosso simbolo dell'umanità, ispiratogli dal contemporaneo conflitto russo-turco. Appartengono a questo ambito anche la decorazione a fresco, eseguita l'anno seguente nella sede dell'Associazione artistica internazionale, al n. 33 di via Margutta, e le lunette della galleria Margherita in via De Pretis, del 1882, con le allegorie dei cinque continenti che andarono perdute con la demolizione del complesso. Nel contempo si nota una certa intonazione costiana nella Bagnante (ubicazione ignota), allusione al mito di Diana e Atteone presso la sorgente, motivo che porterà lo stesso Costa a segnalare il Galli tra le "personalità che si differenziavano dal linguaggio corrente" (Bon Valsassina, 1991) tra quanti presero parte alla prima Mostra internazionale di belle arti tenutasi nel 1883 a Roma. Nel quadro presentato per l'occasione, La Galatea (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), opera di palese ispirazione raffaellesca, Galli dimostra di essersi avvicinato ad alcune delle questioni dibattute a Roma nel corso degli anni Ottanta: il recupero nostalgico dei maestri italiani del Quattro-Cinquecento e la conoscenza dei preraffaelliti.

In quella occasione espositiva egli incontrò pittori quali il bolognese M. De Maria e V. Cabianca, o come E. Gioia, che stipulò un contratto nel quale si impegnava ad acquistare tutti i quadri che Galli avrebbe dipinto, intercedendo inoltre presso Henriette Hertz affinché contribuisse a pagargli l'affitto di un nuovo studio in via Sistina. Nel 1884, per ricordare l'epidemia di colera scoppiata a Napoli, Galli eseguì un pregevole ritratto alla punta secca di Sua maestà il re Umberto I (ubicazione ignota). L'anno seguente si rese protagonista di una farsesca conferenza "filosofica ed astronomica", tenutasi il 15 aprile al teatro Rossini a Roma, che "avrebbe finalmente fatto conoscere quale sarebbe stato l'avvenire del mondo". Alcune prove litografiche testimoniano di un Galli impegnato nella preparazione di un fantasioso progetto "del commercio col cielo e le cinque più cospicue amministrazioni della terra" e nella fondazione di una fantomatica società per azioni "per il passaggio dei mari, fiumi e laghi", iniziative che egli avrebbe presentato al teatro Costanzi di Roma il 15 gennaio 1886. Questi episodi bizzarri ricorreranno sempre più spesso nell'ultima fase della sua vita.

Nonostante l'aggravamento delle condizioni fisiche e lo stato di endemica precarietà materiale, grazie alle sue indubbie qualità pittoriche continuò a godere della stima dei suoi amici e colleghi, e della committenza di famiglie in vista. Gli furono infatti ordinate opere importanti, a partire dal progettato ritratto di Gabriellino D'Annunzio. Negli anni Novanta realizzò il Ritratto del pittore Belisario Gioia e quello di Carlo Ferrari (ubicazione ignota); particolarmente apprezzato dai contemporanei e dai commentatori postumi, il Ritratto della contessa Fini (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) fu esposto nel 1921 alla prima Biennale romana e nella sezione del ritratto italiano dell'Ottocento allestita nell'ambito della Biennale di Venezia del 1934. Ugualmente graditi furono il Ritratto di don Alessandro Torlonia e quello dello scrittore Giacinto Stiavelli (entrambi di ubicazione ignota); quest'ultimo riveste particolare interesse dal momento che sembra anticipare soluzioni di G. Balla prefuturista, per gli effetti creati dalla luce artificiale.

Nel 1900, l'anno dell'Exposition universelle, Galli non ebbe modo di andare a Parigi; sempre nel 1900 inviò un'opera, forse la Mamma e il bambino della collezione Fiano di Roma, al concorso indetto da V. Alinari a Firenze per un quadro sul tema della maternità. Galli morì a Roma l'8 settembre del 1900. Nel 1926 un nutrito lotto di suoi lavori andò all'asta, quindi le opere presero la via di svariate, e per lo più ignote, raccolte private (Collezione Paolo Amadeo di Porto Maurizio, Roma 1926, nn. 1-286).

(Marco Falciano - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998) - www.treccani.it)