Parigi, 07/06/1848 - Hiva Oa (Isole Marchesi), 08/05/1903
Nacque subito prima delle giornate
rivoluzionarie del giugno 1848. Il padre, oscuro giornalista liberale,
si recò in esilio dopo il colpo di stato del 1851 e morì a Panama,
mentre la sua famiglia raggiunse Lima in Perù. La madre, figlia di una
convinta saintsimoniana, Flora Tristán, era di nobile origine peruviana.
Improntato sin dall?infanzia dal carattere messianico e fantastico
dell?ambiente familiare, Gauguin serbò ricordi del suo soggiorno presso
lo zio di Lima Don Pìo de Tristán y Mostoso. Tornato a Orléans nel 1855,
nel periodo della scuola coltivò sogni d?evasione, per poi arruolarsi
dal 1865 al 1871 come pilota nella marina mercantile, navigando
dall?America del Sud alla Scandinavia. Spinto dal tutore G. Arosa,
iniziò nel 1871 una brillante carriera presso l?agente di cambio Bertin.
Nel 1873 sposò una danese, Mette Gad.
L?esempio di Arosa, collezionista attento di pittura, e l?amicizia di
Pissarro incoraggiarono Gauguin ad acquistare, soprattutto tra il 1879 e
il 1882, quadri impressionisti (Jongkind, Manet (Veduta olandese,
pastello: Filadelfia, Art Museum), Pissarro, Guillaumin, Cézanne,
Renoir, Degas, Mary Cassatt), e poi a dipingere e scolpire da
dilettante: modellato e intaglio diretto presso lo sbozzatore Bouillot,
quadri vicini al gusto di Bonvin e di Lépine (La Senna dal ponte di
Jena, 1875: Parigi, Musée d'Orsay); nel 1876 presenta una tela al
Salon ufficiale. Presto influenzato da Pissarro, espone con gli
impressionisti dal 1879 al 1886, raccogliendo nel 1881 l?approvazione
entusiastica di Huysman per un solido e realistico Nudo
(Copenhagen, Ny Carlsberg Glyptotek). Tali successi incoraggianti, e una
crisi finanziaria, lo indussero nel 1883 ad abbandonare gli affari per
dedicarsi interamente alla pittura. Per due anni, da Rouen a Copenhagen,
cercò un illusorio equilibro che si risolse, col ritorno a Parigi nel
giugno 1885, nel naufragio della sua vita familiare e nella miseria. Nel
1886 presenta all?ottava mostra impressionista 19 tele in cui la sua
originalità inizia ad affermarsi nelle inquietanti armonie dei paesaggi.
Tornato a Parigi dopo un soggiorno estivo a Pont-Aven, dove aveva
incontrato E. Bernard e Ch. Laval, Gauguin realizza presso Chaplet
ceramiche dalle semplificazioni interessanti, e incontra Van Gogh. Il
viaggio del 1887 in Martinica, insieme a Laval, gli rivela il valore
simbolico dei colori, rafforzando gli influssi concomitanti di Cézanne e
di Degas.
Al suo ritorno, e durante il secondo soggiorno a Pont- Aven nel 1888,
applica il suo genio e la sua autorità alle varie ricerche intraprese
nello stesso periodo da Anquetin e Bernard, per influsso di Puvis de
Chavannes e sull?esempio delle stampe giapponesi. Questo è un momento
decisivo per Gauguin, che a quarant?anni elabora uno stile originale
integrando il cloisonnisme e il simbolismo dei suoi amici nella
propria esperienza del colore. La «semplicità rustica e superstiziosa»
della Visione dopo il sermone (1888: Edimburgo, National Gallery),
o l?armonia scarlatta della Festa Gloannec (Orléans, Musée des
beaux-arts) attestano da allora, la priorità data al colore.
Il simbolismo, diffuso da Aurier, diede nuova forza alle sue pretese di
redenzione, portandolo a condividere con Van Gogh le utopie
falansteriane, presto deluse dal loro drammatico incontro ad Arles, tra
l?ottobre e il dicembre 1888. Al di là dei rispettivi, opposti
temperamenti, Gauguin si afferma, come dimostra la sua veduta «composta»
degli Alyscamps (Parigi, Musée d'Orsay), come pittore soprattutto
classico, teso all?equilibrio e all?armonia. A Parigi realizza numerose
ceramiche dalle curiose decorazioni antropomorfe ed esegue per influsso
di Bernard una serie di 11 litografie.
Una personale organizzata dal suo mercante, Theo van Gogh, presso
Boussod e Valadon nel novembre 1888, poi la partecipazione alle
collettive del Cercle Volpini durante l?esposizione universale, e a
quelle dei Venti a Bruxelles, malgrado l?indifferenza e i sarcasmi,
rivelarono il posto di Gauguin all?interno del gruppo artificiosamente
denominato «scuola di Pont-Aven». Un?intatta vitalità, l?assenza di E.
Bernard l?approvazione di allievi più modesti rafforzarono la libertà e
la fiducia manifestate da Gauguin nelle opere dipinte a Pont-Aven, e poi
al Pouldu nel 1889 e 1890. Con una certa disinvoltura assimila ormai le
lezioni di Cézanne (Ritratto di Marie Derrien: Chicago, Art
Institute) o dell?arte primitiva, conosciuta sin dall?infanzia e
ritrovata nell?arte bretone (Cristo giallo: Buffalo, Art Gallery),
unendo un misticismo sempre più egocentrico (Cristo nell?orto degli
Olivi: oggi a Palm Beach) al gusto dell?esotico (Nirvana:
Hartford, Wadsworth Atheneum). Gauguin s?interessa a tutte le tecniche,
trovando nel legno scolpito la forza dei bassorilievi primitivi (Siate
innamorati e sarete felici: Boston, Museum of Fine Arts; Siate
misteriosi: Parigi, Musée d'Orsay).
Tornato a Parigi, diviene artista ricercato delle riunioni letterarie
del caffè Voltaire. In questo periodo dipinge una grande tela simbolica
dalle inquietanti risonanze sensuali, la Perdita della verginità
(Norfolk, Chrysler Museum) e, sostenuto dai suoi amici, prepara il suo
primo esilio a Tahiti.
Il relativo successo di una vendita di quadri, il 23 febbraio 1891, gli
consentì d?imbarcarsi il 4 aprile, dopo aver ricevuto, in un banchetto
tra amici, l?omaggio dei simbolisti. La sua unica acquaforte, incisa
prima di partire, è un ritratto di Mallarmé. Abbagliato dalla bellezza
degli indigeni e dei paesaggi polinesiani, a Tahiti ritrovò di colpo gli
ampi ritmi classici dei bassorilievi egizi (Te Matete: Basilea,
Kunstmuseum), la tenera spiritualità dei primitivi italiani (La orana
Maria: New York, Metropolitan Museum of Art) e il colore piatto e
contornato delle stampe giapponesi (Pastorali tahitiane: Mosca,
Museo Pu?kin), che egli utilizzava con suprema libertà plastica e
cromatica (Siesta, 1891-92?: coll. Annenberg). Esaltando i
lussureggianti colori tropicali, conferì spesso alla loro tenebrosa
incandescenza la simbologia misteriosa dei miti pagani (La Luna e la
Terra: New York, MOMA) e terrori superstiziosi e sensuali (Lo
spirito dei morti veglia: Buffalo, Art Gallery). Di giorno in giorno
l?artista consegnava impressioni e documenti in numerosi resoconti
illustrati: l?Antico culto mahori e Noa Noa, che, riveduto
da Charles Morite, fu pubblicato sulla «Revue blanche» nel 1897.
Nuovamente privo di risorse economiche, Gauguin tornò in Francia dal
1893 al 1895; depresso dall?isolamento, coltiva con ostentazione e
disprezzo un esotismo ormai artificiale; espone presso Durand-Ruel,
ottenendo un successo motivato quasi esclusivamente dalla curiosità che
la sua opera suscita presso il pubblico. Le tele che dipinse allora sono
un richiamo aggressivo e nostalgico alla sua esperienza tahitiana e ai
misfatti della civiltà (Aita tamari Vahina Judith: coll. priv.;
Mahana no Atua: Chicago, Art Institute). Tornò al Pouldu e a
Pont-Aven, ove, ferito in una rissa, fu costretto all?immobilità.
Realizzò allora un sorprendente complesso d?incisioni su legno in cui
espresse il terrore silenzioso dei culti tahitiani, con una tecnica
contrastata e precisa, che rinnova le xilografie primitive.
Liquidato in alcune vendite quanto aveva nello studio, Gauguin torna a
Tahiti nel marzo 1895. Solitario, indebitato, ammalato, depresso,
attraversa al suo ritorno una crisi terribile, aggravata dalla morte
della figlia Aline. Le inquietudini sul destino umano e un accresciuto
bisogno di solidità plastica e di ritmi classici caratterizzano più che
mai la sua arte (Nevermore, 1897: Londra, Courtauld Institute;
Maternità, 1896 ca.: coll. priv.). Prima del mancato suicidio del
febbraio 1898, eseguì una vasta composizione, Donde veniamo? dove
siamo? dove andiamo? (1897: Boston, Museum of Fine Arts), testamento
pittorico ove «ogni frettolosità scompare e la vita sorge» nella
ricchezza della materia. Dal 1898 sistematicamente sostenuto da Vollard
e poi da alcuni fedeli estimatori come Fayet, Gauguin ritrovò un certo
agio materiale, costantemente compromesso dalla lotta procedurale contro
le autorità civili e religiose dell?isola. Espresse il suo spirito
messianico di perseguitato aggressivo in due organi di stampa, le «Guêpes»
(vespe) e il «Sourire», «giornale serio» illustrato da incisioni su
legno, e nei legni incisi che ornavano la sua capanna, «la Casa della
gioia» (Parigi, Musée d'Orsay; e coll. priv.). Dipinti nel 1899, i
Seni dai fiori rossi (New York, Metropolitan Museum of Art) e le
Tre Tahitiane (Edimburgo, National Gallery) attestano ancora il
fascino segreto e strano dei suoi ampi volumi. Stabilitosi nel 1901 ad
Atuona nell?isola di Hiva Oa (Marchesi), Gauguin, sempre più debole,
accentuò con tocchi vibranti la profonda raffinatezza dai suoi accordi
verdi, viola e rosa (E l?oro dei loro corpi, 1901: Parigi, Musée
d'Orsay; L?Appello, 1902: Cleveland Art Museum; Cavalieri
sulla spiaggia, 1902: Parigi, coll. Niarchos). Durante i suoi ultimi
anni scrisse molto: lettere agli amici, lo studio sull?Esprit moderne
et le catholicisme e Avant et après, importante meditazione
aneddotica e romanzata sulla sua vita e la sua opera. Morì ad Atuona l?8
maggio 1903.
Divulgata dalle mostre organizzate dopo la sua morte, la sua influenza
non tardò ad estendersi al di là della cerchia degli artisti che gli
erano stati accanto a Pont-Aven, o dei nabis, che all?Académie Ranson ne
avevano ricevuto il messaggio tramite Sérusier. Le opere di Willumsen in
Danimarca, Munch in Norvegia, Modersohn Becker in Germania, Hodler in
Svizzera Noñell in Spagna, e del Picasso dei primi anni annunciano le
riprese ancor più significative dei fauves e dei cubisti francesi come
Derain, Dufy e La Fresnaye, o di espressionisti tedeschi come Jawlensky,
Mueller, Pechstein o Kirchner. Gauguin è rappresentato in molti dei
principali musei. Il Musée d'Orsay di Parigi conserva un bel complesso
del maestro. Un Museo Gauguin è stato inaugurato a Tahiti nel 1965;
contiene numerosi documenti sulla vita e l?opera dell?artista.
(Germain Viatte - Storia dell?arte Einaudi)
|