Pillole d'Arte

    
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Giulio Ghelarducci




Livorno, 22/05/1883 - Firenze, 17/11/1970

Giovanissimo frequenta a Torre del Lago il "Club della Bohème", cenacolo di artisti e amatori d'arte che si forma attorno ai pittori Plinio Nomellini, Amedeo Lori, Ferruccio Pagni, Francesco Fanelli, Angiolo Tommasi, Raffaello Gambogi e al compositore Giacomo Puccini. Ghelarducci è tra gli assidui frequentatori del Caffè Bardi, nel quale dipinge Oleandri nei sottoarchi delle pareti, opera andata perduta nei lavori di trasformazione degli ambienti dopo la chiusura del Caffè nel 1921.

Nel 1910 è tra i firmatari della lettera che Plinio Nomellini scrive al Sindaco di Livorno per lamentare l'inadeguata collocazione delle opere di Giovanni Fattori nel Museo Civico. Nello stesso anno partecipa all'80ª Esposizione di Belle Arti di Roma e nel 1912 alla I Mostra d'Arte Livornese ai Bagni Pancaldi. La giuria (composta da Angiolo Tommasi, Charles Doudelet, Giuseppe Maria Del Chiappa, Raffaello Gambogi e Goffredo Cognetti) gli assegna la medaglia d'argento del Comune. Gustavo Pierotti Della Sanguigna gli dedica un profilo critico nell'articolo di commento alla mostra.

Nel 1913 è nuovamente presente alla II Mostra d'Arte Livornese ai Bagni Pancaldi. Aderisce nel 1920 al Gruppo Labronico. Nel 1921 è tra gli artisti invitati alla I Esposizione d'Arte nella Pinacoteca Livornese. Nel 1922 con Raggio di sole partecipa a La Fiorentina Primaverile. È l'anno in cui si tiene la I Mostra d'Arte di Opere di Pittori labronici organizzata da Bottega d'Arte, alla quale è presente con tre dipinti: Cucitrici, Marina, Campolecciano. Nel 1927 insegna alla Scuola serale del Nudo a Firenze. Ritorna a Bottega d'Arte nel marzo 1929 con una personale nella quale espone venticinque opere, tra le quali Torre del Lago. Dal 1936 al 1938 soggiorna in Eritrea, a Massaua, ove tiene una personale.