Roma, 02/08/1888 - Torino, 07/06/1958
Nacque a Roma il 2 agosto 1888, da Adolfo ed Emma Mirone. Rimasto presto
orfano del padre, passò l'infanzia e l'adolescenza con la madre a
Roma, dove frequentò l'Accademia di belle arti e la scuola libera del
nudo, e dove strinse amicizia con G. Severini.
Nel 1906 si trasferì a Parigi, spinto dall'interesse per le nuove
tendenze artistiche che si sviluppavano in quegli anni intorno alle
esperienze fauve e, poi, cubiste. Al 1909 risale uno dei suoi primi
dipinti conosciuti, l'Autoritratto a olio (Roma, eredi Giannattasio),
che appare vicino alle tendenze di impianto espressionista. A Parigi
frequentò gli artisti che si ritrovavano alla Closerie des Lilas
(Evangelisti), e fu proprio lì che nel 1911 incontrò di nuovo Severini,
accompagnato da F.T. Marinetti. Il Giannattasio si unì ben presto al gruppo futurista, com'è
testimoniato dalla sua corrispondenza con Severini e Marinetti trovando
però l'opposizione di C. Carrà e di U. Boccioni, che fecero il possibile
per escluderlo dalle attività del gruppo.
Nel 1912 il Giannattasio prese parte per la prima volta al Salon des indépendants
con il dipinto Le vent de la nuit che, come molte altre sue opere,
andò distrutto durante la prima guerra mondiale. Nel 1913 era di nuovo
presente al Salon des indépendants con un dipinto dal titolo Le
tourniquet du café de Paris.
L'opera fu notata, in particolare, da G. Apollinaire, che la citò nelle
sue Chroniques d'art, vedendovi l'influenza di R. Delaunay.
Oltre alla pittura, il Giannattasio si dedicò anche all'attività letteraria:
pubblicò a Parigi nel 1914 una raccolta di novelle dal titolo Les contes
du dimanche. L'attività espositiva insieme con i futuristi fu piuttosto
intensa negli anni immediatamente precedenti il primo conflitto
mondiale: nel 1913 e nel 1914 fu invitato, insieme con altri esponenti
del gruppo, a esporre a Berlino, al primo Salone d'autunno tedesco e poi
alla galleria Der Sturm, che dedicava una mostra alla pittura francese
d'avanguardia. Nello stesso anno partecipò a Roma all'Esposizione libera
futurista internazionale alla galleria Sprovieri.
Nell'agosto del 1914 si arruolò volontario nella legione straniera. Nel
giugno del 1915 fece ritorno in Italia e si arruolò come sottotenente
nell'esercito italiano. Nel 1918, dopo aver passato alcuni mesi in
prigionia in seguito alla disfatta di Caporetto, il Giannatasio si stabilì a
Roma, dove conobbe Renata Vaccaro, che sposò nel 1920; dal matrimonio
nacquero due figlie.
Nella prima metà degli anni Venti la sua attività fu intensissima ed
estremamente diversificata. L'attività pittorica si sviluppò
intorno ai temi centrali del futurismo, come si può osservare nel
dipinto a olio Il motociclista del 1918.
Nel 1919 scrisse un romanzo dal titolo Gli spettacoli dell'altro mondo.
Tra il 1920 e il 1923, come altri futuristi, il Giannattasio diede vita
a Roma a una casa d'arte, dedicandosi alle arti applicate e al mobilio
futurista.
Negli stessi anni collaborò con E. Prampolini alle scenografie per "Il
teatro del colore" di A. Ricciardi, creando alcuni dei costumi di
scena. All'attività nel campo delle arti applicate
il Giannattasio affiancò tra il 1918 e il 1925 quella di critico d'arte per la
rivista Epoca. In questi anni partecipò a importanti rassegne come la
mostra di "Valori plastici", tenutasi nel 1922 nel palazzo delle
Esposizioni di Firenze, e l'Exposition internationale d'art moderne a
Ginevra.
Dopo la seconda metà degli anni Venti il Giannattasio dovette ritirarsi ancora di
più dalla scena artistica: non si conoscono infatti opere risalenti a
questo periodo. Nel 1926 si arruolò volontario nella Milizia volontaria
per la sicurezza nazionale con il grado di console. Nel 1935 partecipò alla campagna d'Etiopia; allo
scoppio della seconda guerra mondiale tornò in Italia.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si rifiutò di aderire alla
Repubblica di Salò; fu quindi preso prigioniero dai Tedeschi e deportato
in Germania nei campi di prigionia nazisti. Nel 1945 riuscì a fuggire e
a tornare in Italia poco prima della Liberazione.
Nel 1946 si trasferì a Torino con la moglie e le figlie, e lì
visse una sorta di seconda giovinezza artistica caratterizzata da una
decisa propensione per la non figurazione, vicina per alcuni versi alle
contemporanee tendenze informali.
La sua pittura di questi anni, pur prendendo le mosse dalle esperienze
futuriste, risulta però libera da quel formalismo e si risolve in una
astrazione essenziale e meditativa, con forti accenti poetici,
soprattutto nell'intensità cromatica. Tuttavia quella inventività che
aveva caratterizzato il primo periodo dell'artista, sembra ora cedere il
passo all'atmosfera meditativa e malinconica di queste tele. "Il pittore
non è un intellettuale, ma un istintivo, e l'opera d'arte nasce dallo
stomaco e non dal cervello" dichiarò il Giannattasio nella presentazione per la
mostra tenutasi nel 1958 alla galleria veneziana Il Cavallino,
testimoniando la volontà di agire nell'ambito di una sensibilità
primaria.
A Torino il G. fece amicizia con A. Parisot ed E. Micheli, con i quali
nel 1954 fondò la rivista I Quattro Soli. In questi anni torinesi
dipinse moltissimo ed espose in varie occasioni, tra cui vale la pena
ricordare le personali alla Bussola di Torino nel 1952 (presentazione in
catalogo di G. Severini), alla galleria Simone Heller di Parigi nel 1957
e al Cavallino di Venezia l'anno seguente.
Giovanna Zapperi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000) -
treccani.it
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