Pillole d'Arte

    
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Alfredo Grandi ( Garzia Fioresi )




Vigevano (Pv), 03/06/1888 - Bologna, 29/03/1968

Noto anche con lo pseudonimo di Garzia Fioresi, nacque a Vigevano, presso Pavia, il 3 giugno 1888 da Giuseppe, militare di professione, e da Elisabetta Mainardi. Nel 1902 la famiglia si trasferì a Bologna, nell'appartamento di via S. Vitale, dove l'artista risiederà per quarant'anni. Iscrittosi all'Accademia di belle arti, nel 1905 ottenne il diploma del corso preparatorio triennale. Risale al 1906 un Nudino in piedi, dove si manifesta uno stile asciutto e semplificato, rivelatore di un'insofferenza del pittore verso i modi dell'accademia. Agli anni 1901-03 risale una serie di piccoli paesaggi a olio raggruppati sotto il titolo di Piccole pitture dell'adolescenza.

Nel 1908 il Grandi concluse gli studi accademici conseguendo il diploma di perfezionamento. Nel 1909 fu ammesso al corso allievi ufficiali e nel 1910 fu licenziato come ufficiale di prima nomina.
Intorno al 1911 i primi insuccessi e la scarsità di opportunità lavorative precipitarono il Grandi in una crisi depressiva che superò grazie all'amico G. Pizzirani, anch'egli ex allievo dell'Accademia di belle arti, il quale gli procurò piccole commissioni come decoratore e illustratore di ex libris, menù per banchetti, manifesti pubblicitari. Nel 1912 il Grandi partì per la guerra di Libia. È dello stesso anno la prima partecipazione alle mostre del Cenacolo Francesco Francia di Bologna, che avrà un ruolo notevole nel determinare la sua affermazione. Egli vi espose tre opere: Griglia verde, Attesa verde e Sul terrazzo.
Ancora nel 1912 espose alla X Biennale di Venezia Ragazza al tombolo. Nel 1913, allorché iniziava la carriera di insegnante di disegno nella scuola pubblica, partecipò alla I Mostra della Secessione romana, dove Bimba sul loggiato fu acquistata da un collezionista americano. Nel 1914 partecipò all'XI Biennale di Venezia con Il padre e Le sorelle. Nel 1914 sposò Paola Fiori, conosciuta in Accademia, dalla quale ebbe due figlie, Lea e Marta. All'epoca del matrimonio il Grandi era già noto con lo pseudonimo di Garzia Fioresi, scelto, forse, in omaggio alla sua compagna.
Alla mostra della Secessione romana del 1915 presentò tre dipinti intitolati Figura nella sala del Gruppo moderno italiano, di cui facevano parte anche G. Pizzirani, C.E. Oppo, G. Secchi e G. De Vincenzi. Le opere di questi anni "toccate da un solare postimpressionismo che fa risplendere i colori, sono fra le prove più belle di quella che è stata definita la Secessione bolognese".

Con lo scoppio della prima guerra mondiale il Grandi fu richiamato alle armi. In qualità di ufficiale di artiglieria fu dapprima sul fronte carnico, poi, nel 1916, sull'altopiano di Asiago. La guerra non interruppe la sua presenza alle manifestazioni espositive e nel 1916 l'artista vinse il primo premio alla mostra del Cenacolo Francesco Francia con Attesa rosa. Ammalatosi di malaria, nel 1917 rientrò dal fronte e prestò servizio come ufficiale tra Novellara e Reggio Emilia, dove lo raggiunse la famiglia. Nel 1918 ebbe il premio dell'Associazione universale con il dipinto Ritratto di famiglia, presentato alla Mostra di arte benefica e, successivamente, alla XII Biennale di Venezia del 1920. Rientrato a Bologna l'anno successivo, vinse il concorso per la cattedra all'istituto Regina Margherita.

Il nuovo decennio si aprì per lui con la serie delle Marine ispirate dal soggiorno a Portici durante l'estate del 1920. In opere come Torre del Greco la tavolozza si schiarisce per assecondare la resa della luminosità vivida del paesaggio meridionale. Dalle peregrinazioni lungo il fiume Savena, presso Bologna, dalle vacanze nell'Appennino tosco-emiliano, dalle escursioni lungo il delta padano, nacquero dipinti come Campagna di Reggio e Il torrente Crostolo sotto la neve, in cui la selvatichezza del paesaggio viene resa con pennellate di spessore denso e colori terrosi.
Nel corso degli anni Venti costante fu la sua presenza alle mostre del Cenacolo Francesco Francia, che nel 1921 gli assegnò il primo premio per Bambina con cane. Ancora nel 1921 La madre e il Soldato del treno furono scelti per la I Biennale romana; mentre alla mostra della Primaverile di Firenze presentò otto oli, tra cui Savena e Mamma e bambina. I soggetti trattati nelle opere del dopoguerra sono indicativi del disagio esistenziale del Grandi, esacerbato dagli eventi bellici.

Nel 1922 il Grandi vinse la medaglia d'argento assegnatagli dal Cenacolo Francesco Francia per Ragazza con gallina e partecipò alla Quadriennale di Torino con I finiti, esposto anche alla XIV Biennale veneziana del 1924. Nel 1923 inviò tre dipinti all'Esposizione d'arte italiana di Buenos Aires. A suggello del rapporto fecondo instauratosi con l'artista, il Cenacolo Francesco Francia gli organizzò una personale nel dicembre del 1926 a palazzo Ghislandi Fava, con un'ampia selezione di paesaggi, disegni e quadri di figura. Nel 1927 R. Buscaroli diede alle stampe la prima monografia dedicata al pittore, in cui, conformemente al comune sentire della critica dell'epoca, il Grandi venne elogiato come erede degno della grande tradizione dell'arte italiana.

Invitato ormai con regolarità alle Biennali di Venezia, il Grandi vi espose ancora nel 1928, presentando, tra le altre opere, un Autoritratto, e nel 1930 con il bozzetto per gli Zingari, una composizione mai portata a termine. In questo stesso anno, colpito da una delle sue ricorrenti depressioni, il Grandi avviò un fitto e sofferto dialogo con se stesso, sfociato nella serie degli autoritratti, tra cui si segnalano Il pittore (1932), Uomo che si rade (1934) e L'imbianchino del 1938-39.
Richiamato alle armi nel 1940, fu congedato nell'ottobre per consentirgli di proseguire la sua attività di insegnante nella scuola pubblica. Nello stesso anno la XXIII Biennale di Venezia gli dedicò una personale con quindici opere, tra cui si ricordano Ragazza al mattino e Burattinaio.
Negli anni del secondo dopoguerra nacquero altri dolorosi autoritratti, come Il pensieroso. L'ultima partecipazione del Grandi alla Biennale risale al 1950. Subito dopo decise di non esporre più, diradando con gli anni la produzione, per limitarsi nell'ultima fase della vita a rivisitare le opere già fatte. Inoltre nel 1957 morì la moglie Paola.

Andreina Ciufo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002) - www.treccani.it