Pillole d'Arte

    
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Giannino Grossi




Milano, 21/04/1889 - 21/04/1969

Figlio del pittore Carlo. Studiò all'Accademia di Brera, fu allievo di Tallone, del Mentessi e del Ferrario. Paesista e anche ritrattista, esordì nel 1911 all'esposizione internazionale di Barcellona, poi figurò in importanti mostre italiane ed estere. Fu specialmente un pittore vedutista: la vecchia Milano era uno dei suoi temi preferiti e lo attestano i centoquaranta suoi dipinti a olio nella raccolta del fu cav. Luigi Beretta, eseguiti prima del 1920. Ora questi dipinti sono tutti di proprietà del Museo di Milano, e attualmente una parte è esposta in detto museo.

I ventuno volumi delle strenne del Pio Istituto dei rachitici di Milano, editi dal 1924 al 1960, contengono pubblicate circa settecento sue opere, vedute di Milano vecchia e della Lombardia, dei magnifici giardini di Brianza, della Bresciana e della Bergamasca e dei laghi lombardi, ecc. Trattò con uguale perizia tanto l'acquarello quanto la difficile ed affine arte del "monotipo", apprezzata in lui per l'ottima riuscita degli effetti di colore e la sicurezza di disegno.

Nel 1923 ottenne il premio Fumagalli di Brera col quadro Ave Maria della sera (chiesa di Santa Maria della Porta, Milano); nel 1926 medaglia d'argento della Banca Popolare di Milano. Illustrò con riproduzione di sue opere diversi almanacchi della Famiglia Meneghina, pubbligazioni varie dell'Ospedale Maggiore, della Banca Agricola Milanese (1956, testo di Giacomo C. Bascapè), della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (1954, testo di Orio Vergani) e il volume "Milano cara Milano!..." di Mario Puccini (casa editrice Ceschina, 1958).

Sue opere sono nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, nella Galleria dei Ritratti dell'Ospedale Maggiore, nelle raccolte private della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, della Banca Commerciale Italiana, della Banca Agricola Milanese, del marchese Alberto Zanoletti e del signor Giovanni Ricci. Nel 1918 ebbe anche l'incarico di eseguire i bozzetti per le scene e i figurini per l'opera "Urania" del maestro Alberto Favara per il teatro della Scala. Poco prima della sua morte tenne una mostra antologica alla Galleria Bolzani di Milano comprendente circa settanta tra acquerelli, tempere ed oli.

(A. M. Comanducci)