Pillole d'Arte

    
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Domenico Induno




Milano, 14/05/1815 - Milano, 05/11/1878

Il padre, impiegato alle cucine della Corte, lo allogò bambino presso l'orefice Luigi Cossa, che lo protesse, lo aiutò, lo avviò agli insegnamenti di Brera. Qui nel primo anno di frequenza, ebbe quattro premi per i saggi di ornato, di figura, di nudo e di pittura, e negli anni seguenti seguitò ad emergere, procacciandosi particolarmente l'ammirazione dell'Hayez, il quale gli procurò parecchi committenti.

Fu amicissimo di Massimo d'Azeglio sin da quegli anni giovanili, condividendo con questi non solo gli ideali artistici, ma pure la passione di una italianità sicura e pronta ad ogni sacrificio. Nell'agosto 1848, dopo aver dato la sua attività d'artista e di uomo alle glorie dell'insurrezione, fu costretto a riparare nella Svizzera, donde passò in Toscana, esprimendo nell'esilio i suoi patriottici sentimenti col Bollettino della resa di Roma e col Dolore del soldato. Solo passato il 1859 Domenico poté tornare a dedicarsi, con rinnovata serenità d'animo, alla sua arte, dopo aver espresso i non sopiti sentimenti patriottici nell'Arrivo del bollettino della pace di Villafranca. Dopo il 1859 visse sempre a Milano. Fu, sino agli ultimi anni, di un'attività instancabile, dando vita ed innumerevoli tele.

Le sue opere, orientate nella maggior parte alla cosiddetta "arte popolare", sono trattate con squisita idealità, minuziosamente, ma con freschezza e vivacità, e da esse traspare un sentimento schietto, vigoroso ed intimo della vita del suo tempo. In un primo tempo si rivela molto influenzato dalla pittura del temo, e segnatamente da quella di Hayez con Alessandro il Grande ed il medico Filippo, saggio di concorso a Brera; con il San Martino, col Saul, Samuele ed altri. Poi col Velite veterano, con La vivandiera (1846), oggi nella collezione Marinotti, e soprattutto con La questua (1848), della collezione Crivelli di Milano, si volge ad un genere più analitico ed aderente alla vita quotidiana, colta nei suoi aspetti patriottici ed anche aneddotici.

Nella Galleria d'Arte Moderna di Milano sono conservate dieci di esse, fra le quali: Il rosario; Scuola di sartine (bozzetto); La posa della prima pietra della Galleria di Milano (bozzetto e quadro), Incendio; nella Pinacoteca di Brera: Il cacciatore; nella Galleria di Arte Moderna di Roma: Suonatore di violino e Soggetto di genere; Sentinella garibaldina, nella Galleria d'Arte Moderna di Novara.

Altre opere: L'arrivo del bollettino della pace di Villafranca, nella raccolta dell'ing. Adolfo Sirtori di Monza; Suonatori ambulanti, proprietà del grand'uff. Attilio Pirotta; L'acquaiola, nella raccolta del signor Carlo Korner; Pane e lacrime, proprietà della signora Maria Ramazzotti; La vivandiera, nella quadreria del comm. Franco Marinotti; La questua, in quella della marchesa Giustina Crivelli; La lezione della nonna proprietà fratelli Vanni; La pietà nella collezione dell'avv. G. Radlinki; Alla ruota degli esposti in quella del prof. Emilio Pasquinelli; Povera Venezia, proprietà del signor Guglielmo Thomas; La stiratrice, proprietà del dott. Luigi Molina, La modella, nella quadreria della Società Artisti e Patriottica di Milano; Sogno, nella raccolta del dott. prof. Nicola Carraro; La cuoca, in quella del comm. Attilio Vercelli; La pittrice, proprietà dell'arch. comm. Ulderico Tononi; La massaia, nella raccolta del signor Primo Bianchi.

Un suo album con sessanta disegni è nella collezione Turri di Milano. Fu inoltre il maestro di Guglielmo Castoldi, Sebastiano de Albertis, T. Massarani, del nipote Eug. Perego, del cognato Angelo Trezzini. Anche Vincenzo Cabianca ne rimase influenzato.

A.M. Comanducci (ed. 1962)