Pillole d'Arte

    
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Gerolamo Induno




Milano, 13/12/1827 - 18/12/1890

Dopo aver frequentato i corsi di Brera con la guida del Sabatelli e aver cominciato a dar prova di sé, fu preso dagli avvenimenti politici, nei quali entrò come gregario, combattendo valorosamente.
Dopo le giornate del 1848 dovette riparare nella Svizzera col fratello maggiore, Domenico. Poté poi raggiungere, a Firenze, i volontari che il generale Medici ordinava in legione, ed essere con essi sotto le mura di Roma. Gerolamo fu tra coloro che occuparono, respinti i Francesi, il Vascello. Aperta dai Francesi una breccia a sinistra di San Pancrazio, il Medici ebbe l'ordine di sloggiarli da Palazzo Barberini, dove s'erano annidati con buone forze.

Gerolamo fu il primo dei trenta volontari che furono lanciati nel palazzo e lo ripresero d'assalto. Egli si spinse così in avanti che, quando una nuova schiera francese venne al contrattacco, sulla terrazza, lottando, subì ventisette ferite di baionetta nel corpo. Gettatosi dalla terrazza, ai piedi della quale, "come un mucchio di roba sanguinante", fu raccolto da due commilitoni, venne portato nell'ospedale Fatebenefratelli, dove i frati lo curarono, lo tennero nascosto. Non appena guarì, rimase a Roma per fare alcuni studi. Dopo qualche vagabondaggio, protetto dal conte Giulio Litta, ritornò a Milano. Il corpo piagato gli permise di sfuggire alla coscrizione militare austriaca. Partecipò, quindi, alla spedizione piemontese in Crimea, e vi riempì "Albi di schizzi", di appunti per quadri, donde nacque poi tanta parte della sua produzione pittorica. Nel 1859 vestì la divisa di ufficiale, e fece ancora con Garibaldi tutta la campagna.

I temi patriottici, da lui profondamente sentiti, furono quelli prediletti; tuttavia non disdegnò né il ritratto, né la scena di genere, nei quali riuscì forse un poco men vivo del fratello. Opere principali: La battaglia di Magenta, nel Palazzo Reale di Milano; Un grande sacrificio e Triste presentimento, nella Pinacoteca di Brera. Nella Galleria d'Arte Moderna di Milano sono conservate venti tele, fra le quali: La partita a scacchi; L'antiquario; Ritratto equestre di Vittorio Emanuele II; Lo sciancato suonatore di mandolino; Alleati di Crimea; bozzetto per il quadro Aspromonte e Garibaldi a Capua. Nella Galleria d'Arte Moderna di Torino sono: Pescarenico; L'addio del coscritto.

Altri trenta dipinti sono al Castello Sforzesco, nel Museo del Risorgimento, e fra questi si citano: Episodio della campagna di Crimea; Gianduia e Meneghino e La nonna; La lettera, nella raccolta del comm. Aldo Crespi; Soldati allo Stelvio, nella collezione del dott. R. Rossi; Scena familiare, in quella del signor Vittorio Basso; Un rovescio di fortuna, nella raccolta del dott. Emilio Sioli Legnani; La bandiera nazionale, nella collezione del cav. Giovanni Bianchi; Una scena melodrammatica, in collezione privata di Torino; La partenza del soldato, nella raccolta del signor V. Florio; La pittrice, in quella del conte Emilio Turati; In Valtellina, proprietà del pittore Carlo Cressini; Il ritratto, nella raccolta del l'ing. Amedeo Izzo; Il medaglione, in quella del signor Enrico Rondo; Ritratto della signora Adele Dozio Pastorino, di proprietà del comm. Stefano Dozio; Il pittore Pietro Michis nel suo studio e vari disegni di proprietà Turri di Milano.

Fra i suoi allievi, inoltre, ebbe Attilio Bizzozzero, Giacomo Mantegazza e Silvio Poma.

A.M. Comanducci (ed. 1962)