Napoli, 30/09/1860 - 27/11/1949
Nato in Napoli il 30 settembre 1860. (Dimora in Napoli).
È figlio dell' Ingegnere Luigi e di Clotilde Fedele.
Dimostrava una vera vocazione per le Belle Arti, e quando ebbe I'occasione
di visitare l'Esposizione del 1877 in Napoli, restò entusiasmato nell'ammirare
il Corpus Domini di Michetti ed i Parassiti del D'Orsi.
Fu, a 17 anni compiuti, ammesso nell'Istituto di Belle Arti ed
incominciò dalle
stampe col Licata. Ma non durò a lungo e fu promosso ai frammenti,
ornato
e figura insieme, sotto la direzione di Torna e di Maldarelli.
Alternava, frattanto, i suoi studii, recandosi in campagna a sporcar
tele, essendo invincibile in lui la smania di prendere amicizia coi colori.
A 19 anni aveva fatto qualche tentativo di ritratto e fu anche ammesso
alla
XV Esposizione della Promotrice di Belle Arti col quadro La felice rimembranza.
Continuando nello studio del gesso, ebbe il desiderio di partecipare al
concorso nazionale del 1880 che si teneva nell' Istituto, doveva però
assoggettarsi
ad un saggio che superò felicemente, per cui venne ammesso.
I concorrenti furono quaranta. Tre ne risultarono vincitori a Napoli e
fra
questi I' Irolli fu classificato primo.
Chiamato a prestar servizio militare, ne fu sgomentato per il timore di
dovere interrompere gli studii, ma, dopo sei mesi, trovò il modo di
esercitarsi
nella pittura, e nel 1883 prese parte, per la prima volta alla
Nazionale di
Roma.
La pittura del Morelli e quella del Michetti ebbero su di lui molta
influenza,
tanto più che il suo temperamento gagliardo ben si confaceva a quella
poderosa scuola, sicché poté subito esser considerato valoroso pittore, fin
dai primi
suoi passi nella via dell'arte.
Una delle caratteristiche più spiccate, forse la principalissima, di
questo giovane e geniale artista è la vigoria del chiaroscuro accoppiata ad un
colorito
del pari vigoroso. Sicché anche oggi un lavoro suo si distingue e si
afferma
senza bisogno di andare a cercar la firma.
Questa qualità, oltre la facilità e la spontaneità della pittura, si
rivelò subito in un
ritratto, più grande del vero, del pittore Francesco Netti eseguito in
poche ore.
Egli ha, però, un temperamento a cui piace vivere appartato, lontano dal
pugilato artistico e da ogni cenacolo.
Per parecchi anni è stato, anzi, lontano da Napoli, in un tranquillo
villaggio,
Calvizzano, dove ha lavorato molto in silenzio.
E in Germania principalmente che negozianti di arte ed amatori, più che
in Italia, fanno a gara per possedere opere di questo pittore ed anzi la
stampa
tedesca si è molto occupata delle sue opere che spesso sono state
riprodotte in
belle incisioni ed in tricromie.
E qui ci piace citare alcuni suoi dipinti maggiormente apprezzati: La Maddalena moderna, Cavalleria rusticana,
Il natale in Napoli, Sogno
primaverile, Il sorriso di Dio, Resurrecturus, Culla vuota, Le spannocchiatrici,
I
filosofi, Carezze ed altri.
Ti voglio bene ma lasciami e l'altro eseguito molti anni dopo
Silenzio ...
dorme ! sono due quadri che destarono l'ammirazione unanime.
Di quest'ultimo riuscitissimo dipinto si occupò molto largamente, a suo
tempo, la critica italiana con parole di vivo elogio, ed in ispecie la
rivista Natura ed Arte che lo riprodusse in una grande illustrazione.
Su Vincenzo Irolli, quel grande pensatore che fu Giovanni Bovio scrisse
un
opuscolo, nel quale il filosofo dà pure prova di alto senso di critica
d'arte.
L' Irolli ha preso anche parte, oltre che alle Nazionali e
Internazionali, di cui
ha un bel numero, alle Mostre della Salvator Rosa di Napoli dal 1879 al
1906.
Oltre il quadro già citato, La felice rimembranza, esposto alla XV.a
Esposizione, espose ancora: nella Mostra del 1880, Sesto Tarquinio.
L'attentato all'onore di Lucrezia; nel 1881, Una testa; nel 1883,
Studio dal vero;
nel 1885. Per l'onomastico dello zio (proprietà del sig. Irolli V. di Gennaro),
Ritratto dell'avv. Monaci, Impressione del contrabassista Franchi, Si diventa così;
nel 1891, Primavera; nel 1892, Mezza figura; nel 1906,
Ritratto del sig. Antonio Laezza.
Ha mandato ancora suoi dipinti alla Società degli Artisti Indipendenti
di
Parigi negli anni 1907, 1908, 1909, 1910 e 1911; alla Società Nazionale
di Belle
Arti Gran Palais (Avenue d'Antin) negli anni 1909 e 1911 e all'
Esposizione
Retrospettiva Italiana e Regionale Toscana in Firenze nel 1911.
L' Irolli fin dal 1892 è professore onorario dell' Istituto di Belle
Arti di Napoli.(Enrico Giannelli - Artisti Napoletani
Viventi - 1916)
Nato a Napoli il 30 settembre 1860, morto ivi il 27 novembre
1949. Frequentò i corsi dell'Istituto di Belle Arti sotto la guida di
Gioacchino Toma e del Maldarelli, alternando gli studi scolastici a
lunghe passeggiate in campagna, durante le quali cercava di ritrarre il
vero secondo quanto gli dettava la sua natura d'artista. A diciannove
anni fu ammesso all'Esposizione della Promotrice «Salvator Rosa» di
Napoli col dipinto La felice rimembranza e rivelò subito la sua
tendenza a seguire la scuola del Morelli e del Michetti.
Artista personalissimo, caratteristica delle sue opere e la spontaneità
della pennellata, vigorosa di colorito e di chiaroscuri. Espose a Roma,
Monaco, Berlino, Angers, Barcellona, ottenendo specialmente all'estero
plausi e critiche benevoli. Ma in Patria il successo si fece aspettare,
e l'artista, fiero e solitario, dovette vivere lunghi anni di silenzio e
di privazioni. Esteso e l'elenco delle sue opere:
La Maddalena moderna; Ritratto di Francesco Nati, eseguito in
poche ore; Cavalleria rusticana; Il Natale in Napoli; Sogno
primaverile; Il sorriso di Dio; Resurrecturus; Culla vuota; Le
spannocchiatrici; I filosofi; Carezze; Ti voglio bene ma lasciami;
Silenzio, donne; L'attentato all'onore di Lucrezia; Una testa; Per
l'onomastico dello zio; Ritratto dell'avv. Monaci; Si diventa cosi;
Primavera; Ritratto del signor Antonio Laezza; Capriccio; Amore e
dovere; Dolore e consolazione; Il mio gattino; La prediletta; Venditrice
di poponi; Donna con polli; Incertezza; Visita al cane di guardia; Donna
con occhialetto; In cucina; Ritratto di vecchio signore, nella
raccolta Allievi di Milano; Mammina, nella collezione Delleani di
Carignano;
Pioggia imminente, proprietà Valcarenghi di Milano; La zingara,
nella raccolta Norsi di Torino; Figura femminile nella collezione
0. R. di Roma; La sposa nella collezione Ostorero di Torino;
La bimba con bambola
nella Galleria d'Arte Moderna di Torino; Giovane donna con fiori
nella collezione Valentini di Milano; Testa in una collezione
privata di Milano; La pesca, per la sala da pranzo del Circolo
Artistico Politecnico di Napoli; In partenza per Montevergine,
già nella galleria del comm. Paolo Ingegnoli di Milano; Infante
nobiliare, nella raccolta Torriani di Como.
Paesaggio; Una pausa; Gesù morente; Pesci; Maria; Autoritratto; Dopo
il bagno; Testa (bianco e nero) figurarono alla Primaverile
Fiorentina del 1922. Silenzioso e infaticabile, l'artista lavora in una
sua villa alla periferia di Napoli. Particolare attenzione merita quella
parte della sua produzione nella quale illustra con garbo ed arguzia le
scene caratteristiche che si svolgono nei quartieri popolari della città
partenopea. Allievo suo fu B. Cascella.(A.M. Comanducci - ed. 1962)
Nacque a Napoli il 30 sett. 1860 da Luigi e da Clotilde Fedele. Tra il
1877 e il 1880 studiò presso l'Istituto di belle arti di Napoli, dove
ebbe come maestri G. Toma, F. Maldarelli e lo scultore S. Lista. Nel
1877 all'Esposizione nazionale di Napoli rimase colpito dalla
Processione del Corpus Domini di F.P. Michetti, che ebbe poi modo
di conoscere, dai Parassiti di A. D'Orsi e dalle prime pitture
di A. Mancini che in quella occasione esponeva Ama il prossimo tuo
come te stesso e I figli di un operaio (Giannelli, p. 283;
Manzi). Nel 1879 l'Irolli partecipò per la prima volta alla XV Mostra
della Società promotrice di Napoli esponendo Felice rimembranza,
che gli valse il primo premio. Nel 1880 nella stessa sede presentò
Sesto Tarquinio e L'attentato all'onore di Lucrezia,
ancora inscrivibili nel filone di pittura storica di ispirazione
morelliana; nel 1881, Una testa; nel 1883, uno Studio dal
vero; nel 1885, le tre opere Per l'onomastico dello zio,
Impressione del contrabbassista Franchi e Si diventa così.
D. Morelli ebbe modo di notare in diverse occasioni e con particolare
considerazione le prove ritrattistiche dell'Iirolli - il ritratto di
Raffaele Rizzo pittore del 1878 e i ritratti di Carmine Franchi
e dell' Avvocato Monaci esposti ancora alla mostra della
Società promotrice napoletana del 1886 -, rilevando in esse "certe
particolarità di colorazione ardita nel ritrarre le figure, specie pel
verde che metteva negli occhi" (Manzi, p. 15). A testimoniare la qualità
di quella prima produzione ritrattistica - cui appartengono anche
Uno studioso, che Manzi data al 1881 e il ritratto di Garibaldi
Garani, pittore calabrese amico dell'Irolli - resta il ritratto di
Francesco Netti, del 1884 (donato dall'autore a Netti: ripr. in
Savoia, p. 209), che ben esemplifica le capacità dell'Irolli di cogliere
carattere e individualità fisiognomica della figura attraverso una
pennellata mossa, fluida e fibrosa nello stesso tempo, con locali
addensamenti materici, esibendo una pittura disinvolta nel rapporto
istituito tra figura e sfondo, vicina a prove consimili di Mancini e
Michetti.
Tra il 1880 e il 1883 fu a Pavia per il servizio militare durante il
quale riuscì comunque a dipingere: risale a questo periodo Povera
madre, del 1882 (ripr. in Montanari). Nel 1883 presentò all'
Esposizione di belle arti di Roma Capriccio. Nello stesso anno
rientrò a Napoli, frequentando Michetti, G. Bovio, G.A. Sartorio. Nel
1884 fu presente all' Esposizione generale italiana di Torino con
Amore e dovere e Maddalena moderna. Bovio, nella biografia
del 1887, ricorda i preparativi per la partecipazione alla mostra dell'
Accademia di Brera del 1886, ove l'Irolli espose Ritratto
dell'autore, Rinascimento e Mio ideale.
Quest'ultima opera, in cui l'autore si ritraeva "cadavere sotto coltre
serica e fiori vivi", fu giudicata troppo filosofica da Bovio (Manzi, p.
16) che augurava la continuità di un diverso orientamento nella sua
pittura, quale quello rivelato dai dipinti presentati all'Esposizione
nazionale di Venezia del 1887: Dal vero, Chiaroscuro e
Studio. Tra il 1889 e il 1890 l'Irolli fu chiamato da A. Curri a
prendere parte alla decorazione della birreria Gambrinus di Napoli, che
vide impegnati i più affermati artisti dell'epoca, tra cui L.
Postiglione, P. Scoppetta, E. Matania, V. Volpe, G. Esposito, G.
Casciaro, V. Caprile, eseguendo il riquadro Piedigrotta. Nel 1890
divenne socio del Circolo artistico di Napoli. Sempre sul finire degli
anni Ottanta L'Irolli fu tra gli artisti che con maggiore convinzione si
espressero attraverso quello che è stato definito un secondo realismo,
insieme con Volpe, Caprile, R. Santoro, Esposito e P. Vetri.
L'Irolli raggiunse allora il successo dedicandosi soprattutto ad una
pittura di genere ispirata a un gentile realismo domestico (Valente,
1993). Tale pittura era venuta sviluppandosi in seno alle mostre della
Società promotrice di belle arti di Napoli, ove si delineò una tendenza
che, iniziata negli anni Sessanta trovò più vasta diffusione nei decenni
seguenti. Si trattava dell'affermazione di tematiche affini a quelle di
A. Cefaly, M. Lenzi e A. Martelli, a loro volta indirizzati alla
trattazione di argomenti realistici dalle composizioni di F. Palizzi,
cui già era conferita una accentazione popolare. L'Irolli descrisse
interni rustici con figure di giovani mamme intente a cullare il proprio
neonato o a sorvegliare il gioco o i compiti dei bambini, fanciulli
ritratti nell'abbraccio con piccoli animali, giovani spose abbigliate
per la cerimonia nuziale e ancora figure messe in posa accanto a un
vario repertorio di oggetti da cucina, frutta, verdure, stoffe. Nel
trattare questi soggetti l'artista seppe dar luogo a brani di natura
morta dalla rutilante vivacità cromatica, grazie a una tecnica pittorica
abilissima nell'alternare effetti di minuta e puntuale verosimiglianza
ottica con più libere deposizioni materiche di colore, in una fantasia
di macchie e di contrasti luminosi, coniugando, secondo la sua personale
inclinazione, costume napoletano e genere fiammingo. Si veda per esempio
Focolare domestico (Napoli, collezione privata: ripr. in
Valente, 1995). Come rilevato da Valente, la tecnica pittorica
dell'Irolli in questo suo primo periodo consisteva nel sovrapporre a una
prima stesura di colore scuro, che da sola avrebbe riempito l'immagine,
tocchi più spessi di colore, attuando una diversificazione nel grado di
finitezza dei particolari descritti. I visi e le parti scoperte del
corpo umano erano gli elementi che l'artista raffigurava con più
accurata e ben levigata compiutezza, spiccando così per solidità
plastica e messa a fuoco del dettaglio nella complessa tessitura
cromatica del dipinto, come esemplificato da Il bacio della mamma
e Idillio (entrambi in collezione privata) e dalla Bella
lavandaia della Galleria d'arte Vittoria Colonna a Napoli (ripr. in
Savoia, pp. 31, 43, 157). Gli abiti delle figure venivano descritti
attraverso una pennellata maggiormente sfrangiata o dall'impasto
infittito di grumi; mentre le nature morte acquisivano evidenza
attraverso una pennellata sempre più mossa e sfaldata in virtù del
potente effetto della luce sul colore (Valente, 1995, p. 397).
Tale formula pittorica, condensata spesse volte in tavolette che
ritraevano prevalentemente soggetti graziosi e di maniera, venne
esportata con successo a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento sui
mercati di Parigi, Londra, Amburgo, Berlino. Lo stesso Irolli ricordava
per Manzi tale periodo come uno dei più gravosi della sua vita, in cui,
spinto da necessità economiche, doveva produrre secondo precise
richieste una pittura accattivante e gradevole. La critica complessiva
dell'opera dell'Irolli è rimasta fortemente condizionata dalla
sovrabbondanza di tale produzione; e negativa e deteriore è stata
giudicata la "formula Irolli" nel passaggio tra Ottocento e Novecento,
simbolo di un disimpegno morale e sociale dell'artista (Picone Petrusa;
Fusco; Pinto). In queste ricostruzioni l'Irolli viene descritto come un
attardato esponente del bozzettismo di fine Ottocento, dotato di un
estro pittorico che lo portava a dar vita a "virtuosismi pseudoromantici",
come per esempio nel dipinto Un letto di fiori (Napoli,
collezione privata: Pinto; La pittura napoletana dell'Ottocento, fig.
227), artefice di "un'analisi del vero ormai scaduta in folklore", come
in Volto di fanciulla (Napoli, collezione privata: Pinto).
Nell'arco del Novecento, invece, l'Irolli svilupperà un linguaggio
pittorico più fluido e rapido nel concatenare impressioni di figure e
cose, come in Interno con signora (Ischia, collezione privata:
ripr. in Valente, 1995), prediligendo anche composizioni in cui la
figura è collocata all'aperto, in stretta relazione con il circostante
ambiente cittadino, come nel Ritratto di Ferdinando Russo
(Napoli, Museo di S. Martino) o Piazza S. Marco del 1922 (Ibid.,
collezione privata: ripr. in Savoia, p. 159), o ancora Le regate
dello stesso anno (Bologna, collezione L. Montanari: ripr. ibid., p.
109).
Il percorso espositivo dell'Irolli è stato integralmente ricostruito
(Valente, 1992, p. 923; Savoia, p. 210), ma sono rari i casi in cui le
opere esposte nel corso degli anni sono oggi identificabili con dipinti
noti. Inoltre, la maggior parte di esse furono acquistate da
collezionisti privati e ben poche, nella vasta produzione dell'artista,
sono quelle che dispongono di collocazione e datazione certe (per un
elenco delle opere conservate presso musei e gallerie nazionali in
Italia e all'estero, per le schede tecniche e le riproduzioni si rinvia
alla monografia di Savoia, frutto, tra l'altro, della consultazione a
Bologna dell'archivio di L. Montanari, maggior collezionista e amico
dell'Irolli). Delle numerosissime mostre nazionali e internazionali alle
quali l'Irolli prese parte vale la pena di citarne almeno alcune,
privilegiando quelle in cui la sua opera ebbe riconoscimenti ufficiali o
fu particolarmente apprezzata dalla critica e dal pubblico.
All' Esposizione della Società promotrice di Napoli del 1891 il suo
quadro Primavera fu acquistato da Vittorio Emanuele III. Nel
1893 inviò a Roma La prediletta (già presentata all'Esposizione
italo-americana per il VI centenario colombiano di Genova del 1892) e
Cavalleria rusticana, premiata con una menzione onorevole e
riproposta a Milano nel 1894 con Le prime mammole. Ancora nel
1894 a Berlino Il Natale a Napoli (illustrato in Moderne Kunst)
fu venduto per l'ingente somma di 23.000 lire. Espose nel 1897 a Milano
Sogno primaverile, che venne acquistato per il Museo di
Mulhouse in Francia. All' Esposizione italiana di Londra del 1904 fu
presente con Resurrecturus, esposto poi, nel 1905, al Salon
parigino e alla Esposizione internazionale di Angers e, nel 1906,
all'Esposizione nazionale di Milano. Al Salon d'automne del 1909 l'opera
Spannocchiatrici venne acquistata dal Municipio di Parigi e
ottenne la critica elogiativa di L. Talboum. Nel 1911 presentò
all'Esposizione internazionale di Barcellona Sulla casa e
In cucina, quest'ultima premiata con medaglia di bronzo. Nel 1913 a
Napoli prese parte alla I Mostra dell'Italica Ars con Tramonto,
Dalla mia terrazza, Acqua di maggio e Simplicity. Alla
Primaverile fiorentina del 1922 inviò otto opere, fra cui Una pausa,
Gesù morente, Paesaggio e Pesci. Sempre nel 1922 espose
alla XIII Biennale di Venezia Pesci, L'inascoltato, L'invito e
La trapunta. Nel 1924 presentò ancora a Venezia la tela
Bandolo (collezione privata: ripr. in Savoia, p. 91). Nel 1930
tenne una personale a Roma, dove, tra le altre opere, figurarono
Scampagnata, In attesa, che venne acquistato dalla Galleria
nazionale d'arte moderna di Roma, Appena pescato, In salotto, Pesca
abbondante e Terrazza al sole. Nel 1932 inviò alla mostra
del Sindacato campano La vigilia del debutto e In attesa
e partecipò, a Parigi, al Grand Prix des artistes indépendants con
Piccolo pescatore e Sola a pregare. Nel 1933 si tenne una
personale a Bari, cui fecero seguito, nel 1934, altre due personali
nelle città di Bergamo e Trieste. Nel 1936 alla Mostra di arte sacra
nella sala napoletana della Minerva presentò dieci opere di soggetto
sacro: Pesca miracolosa, La lavanda dei piedi, La guarigione del
cieco nato, La Deposizione, La comunione, Cristo alla tomba di Lazzaro,
La Vergine in adorazione, La Madonna dell'aviazione, Il chierichetto in
preghiera, La festa del Redentore, La festa del cieco nato; mentre
nella sala di piazza della Minerva a Roma nello stesso anno espose l'
Apparizione di Gesù agli apostoli. L'ultima esposizione cui prese
parte fu la I Annuale nazionale del 1948 a Cava de' Tirreni, ove
presentò La mancata refezione, Giovedì santo e Sole nelle
tenebre.(M. Vinardi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 - 2004)
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