Mesola (FE), 06/11/1854 - Venezia, 08/11/1936
Dapprima studiò privatamente a Padova con Luigi Ceccon,
poi a Firenze frequentò quell'Accademia sotto Giuseppe Ciaranfi.
Trasferitosi a Napoli, vi conobbe Filippo Palizzi e Domenico Morelli, ma
non risentì la loro influenza. Infine, stabilì la sua residenza a
Venezia. Artista versatile, ha trattato tutti i generi, con tecnica
larga e robusta, spesso con intenzioni simboliche ed idealizzatrici. La
sua colorazione non si allontana mai dai toni grigi, e pertanto non è
molto brillante.
Fra i suoi lavori più notevoli si ricorda specialmente
Le Parche,
col quale nel 1891 vinse il Premio Principe Umberto alla Triennale di
Milano. A Monaco di Baviera Il peccato
gli fruttò una medaglia
d'oro, ed altri premi egli ebbe a Dresda nel 1890 e a Parigi,
all'Esposizione Universale del 1900, dove aveva inviato
Fioritura novella
(tre figure di donne ignude su un prato). Partecipò varie
volte alle Internazionali Veneziane, coi dipinti: Fioritura novella,
già menzionato più sopra e che ora trovasi nella Galleria d'Arte Moderna
di Venezia; Coscienza;
Parallelo;
Armonie verdi;
La parabola;
Anima ammalata;
Ninfea;
Sogno di una notte d'inverno;
Epilogo;
Frons animi interpres, collocato nel Museo Revoltella di Trieste;
Armonie della sera;
Preludio;
Ritratto di Gabriele d'Annunzio;
Ritratto del contino Cavazza.
Altri lavori: Via aspra e
Primi dubbi, nella Galleria
d'Arte Moderna di Roma; La verità, in quella di Milano; Ave
Maria; La pescheria di Venezia; Ponte della gelosia; Donne del contado;
Ritratto del signor Schotter e della sua bambina; I fumi del vino;
I due confinanti; Mater purissima;
Lilium candidum; In vedetta. Sono pure
opere sue le decorazioni dell'Albergo Storione di Padova. Alla Mostra
dei Quarant'anni (Venezia 1935) aveva esposto ventiquattro opere. Fu il
maestro di Vittorio Antonio Carniel, di Lino Selvatico e altri.
A.M. Comanducci (ed. 1962)
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