Pillole d'Arte

    
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Achille Lega



Brisighella (RA), 21/04/1899 - Firenze, 28/01/1934

Nacque a Brisighella, in Romagna, il 21 aprile 1899, primo dei tre figli di Giovanni Battista e di Giuseppina Baldi Papini. All'età di dieci anni si trasferì con i genitori a Firenze, città in cui trascorse il resto della vita e in cui maturò la vocazione artistica. Apprese i primi rudimenti presso lo studio di L. Tommasi. Nel 1914 si iscrisse all'Accademia di belle arti e alla Scuola libera d'incisione all'acquaforte diretta da C. Celestini. Insofferente verso i metodi d'insegnamento tradizionali fu, con P. Conti e C. Pavolini, suoi colleghi e amici, tra gli spiriti più dissidenti. Al termine del secondo anno lasciò gli studi accademici per iniziare a dipingere autonomamente. Il primo lavoro noto del Lega è un'acquaforte che ritrae il Molo di Livorno, eseguita dal vero con L. Tommasi nel 1914.
Il Lega affiancò sempre l'attività d'incisore a quella di pittore, acquisendo via via maggiore abilità e partecipando a esposizioni di grande prestigio. Tra le opere degne di nota ricordiamo Castello di Vinci del 1917 (acquaforte; Raccolta stampe A. Bertarelli, Civiche Raccolte d'arte del Castello Sforzesco di Milano) e Colline toscane del 1929 (acquaforte, Collezione Timpanaro, Gabinetto disegni e stampe dell'Università di Pisa). Tra il 1914 e il 1915, durante un soggiorno a Pistoia, ricevette i primi rudimenti della xilografia dal pittore A. Caligiani.

Nel luglio del 1915 fu invitato per la prima volta a esporre a una mostra collettiva organizzata a Pistoia dall'Accademia degli Armonici, dove presentò sia dipinti sia incisioni. Tale circostanza consente di assegnare i primi lavori pittorici almeno al 1914 nonostante il Lega abbia postdatato al 1916 gran parte della produzione giovanile. Al 1914 vanno fatti risalire gli oli su cartone Ponte sospeso alle cascine, Stabilimento Niccolini, Donna che si pettina e Contadina sull'aia. In tali opere si rileva il passaggio dalla rigida osservanza ai modi ordinati e pacati di L. Tommasi a una pennellata più libera e sciolta. In quegli anni prese parte agli accesi dibattiti di giovani artisti e intellettuali che animavano il caffè fiorentino delle Giubbe rosse. Nel corso di tali riunioni ebbe modo di stringere forti legami d'amicizia come quello, durato tutta la vita, con O. Rosai e di incontrare personalità di spicco quali A. Soffici, F. T. Marinetti, U. Boccioni e C. Carrà, che su di lui esercitarono un determinante influsso.

Tra il 1916 e il 1919 si colloca la parentesi futurista del Lega. Punto di riferimento costante in questi tre anni di sperimentazioni fu Soffici, colui che diede il primo impulso al futurismo fiorentino, nato in risposta al movimento milanese capeggiato da Marinetti. Il Lega, come Soffici, non si spinse mai oltre il figurativo e mantenne uno stile solenne e pacato in contrapposizione al dinamismo dei colleghi milanesi. Il futurismo rappresentò per il Lega soprattutto un'amplificazione della gamma cromatica; in alcuni dipinti, come Periferia (tempera su cartone) e Case coloniche (olio su cartone) la visione si accende di colori squillanti, quasi irreali, sintomo di una nuova esigenza stilistica. Vibrazioni atmosferiche di un aeroplano in volo (olio su cartone, 1917) è forse l'opera più significativa del periodo futurista. Il dipinto è stato considerato dalla critica il primo esempio di "aeropittura". Nel 1918 venne chiamato per il servizio di leva a Carrara come semplice soldato di fanteria. A Firenze fu tra i primissimi sostenitori del fascismo con E. Rocca, E. Settimelli, Martinetti e Rosai con i quali, nel 1918, diede vita al fascio della "Nuova Italia", un piccolo gruppo d'intellettuali che appoggiò tenacemente l'operato di Mussolini e che trovò sfogo nelle colonne dell'Assalto diretto da M. Manni. Ottenuto il congedo ad Antignano nel 1919 il Lega tornò a dipingere. Nello stesso anno partecipò alla grande Esposizione nazionale futurista organizzata da Marinetti presso la Galleria centrale d'arte di palazzo Cova a Milano, la prima di una lunga serie di mostre organizzate dal gruppo in cui anche dopo la sua morte le sue opere furono sempre presenti.

Il 15 novembre 1922 si tenne la prima mostra personale del Lega nei locali della libreria Gonnelli di via Ricasoli a Firenze. In tale sede furono presentati 42 dipinti e 47 tra disegni e appunti acquerellati, suscitando un generale consenso di critica e pubblico. Tra il 1926 e il 1933 collaborò con il bisettimanale fiorentino "Il Selvaggio", uno dei principali strumenti di diffusione delle idee pittoriche più avanzate del tempo. Per il foglio di M. Maccari collaborò anche come scrittore, firmando articoli in cui con facilità d'espressione e chiarezza discorsiva esaltò la pittura di Soffici, G. De Chirico, Carrà e Morandi, che sentì profondamente vicina a sé, mentre bersaglio polemico costante fu la critica ufficiale del tempo. Fra le prove migliori del Lega di questi anni si ricordano Sull'Arno (olio su tela, 1928; Milano, Museo del Castello Sforzesco), Il botro (olio su tela, 1930; Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) e Vecchie mura (olio su tela, 1932; Firenze, Galleria d'arte moderna).

Per due volte, nel 1926 e nel 1929, espose i suoi lavori al palazzo della Permanente di Milano con il gruppo Novecento; a partire dal 1926 il Lega aveva aderito infatti alle iniziative promosse dal gruppo, costituitosi a Milano nel 1922 intorno a personalità d'eccezione quali M. Sironi, A. Funi ed E. Malerba. Tra le opere di questo periodo ricordiamo L'Arno a Varlungo (olio su tela, 1932), Antiche mura (olio su tela, 1932; Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti) e Case solitarie (olio su tela, 1933). Le sue opere furono presenti alla Biennale di Venezia dal 1928 al 1934; inoltre nel 1931 fu tra i partecipanti della I Quadriennale d'arte nazionale tenutasi al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1932 ottenne la medaglia e il diploma dal ministero dell'Educazione nazionale all'Esposizione nazionale dell'incisione a Firenze e il premio Rimini alla I Esposizione d'arte romagnola di Rimini; nello stesso anno la R. Accademia d'Italia gli assegnò un premio quale riconoscimento dei suoi meriti artistici.

E. Amici - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005) - www.treccani.it)