Monreale, 14/06/1844 - Capri, 31/03/1913
Studiò a Palermo, e uno dei suoi primi lavori, Il ritorno dal pascolo,
esposto nel 1870 alla Promotrice di quella città, fu acquistato dal
prefetto generale Medici. L'anno seguente, a Siracusa, La bufera
gli procurò il premio più ambito la medaglia d'oro, e l'acquisto di
Fiume Anapo da parte del Municipio di Monreale. Prese parte, nel
1875, al concorso per il pensionato di Roma, e ne riuscì vittorioso con
La raccolta delle olive, attualmente nella Galleria d'Arte
Moderna di Palermo. Visse per qualche anno a Firenze, poi si trasferì a
Napoli e si stabilì a Portici, con Giuseppe De Nittis e Federico
Rossano. In occasione dell'Esposizione Universale del 1889, si recò a
Parigi. Poi tornò in Italia e fissò definitivamente la sua dimora a
Capri, e ivi lavorò con fede e passione, noncurante della sempre
malferma salute. I suoi quadri di marine, di scogli, di pescatori furono
per la maggior parte acquistati da ricchi collezionisti stranieri. Sono
dipinti che "aprono l'animo alla gioia della vita".
A Roma, Nizza, Torino, Londra, Monaco, Venezia egli ottenne i più
lusinghieri successi. Nel 1914 all'Internazionale Veneziana venne tenuta
una mostra retrospettiva nella quale furono comprese ventotto sue opere.
Notevoli: Studio; Capri; Piazza della Signoria di Firenze,
proprietà del del Sig. Giovanni Uberti Bona di Busto Arsizio; Studio
di signora; Scogli e mare; Macchiette; Piccola Marina; Testa di donna, appartenente al pittore
Federico Michele; Cava dei Tirreni; Arco della Sirena,
appartenente al signor Riccardo Fainardi; Studio, proprietà del
signor Ceraulo; Contadina nel bosco; Casa di Portici; Grotta azzurra,
della Galleria d'Arte Moderna di Palermo; Il richiamo; Colpo di mare,
proprietà del signor Nino Sofia; Paese grigio; Studio, che
appartiene al rag. Paolo Cocci; Terrazza sul mare; Paesaggio,
proprietà del signor Giuseppe Faraci; Noia, appartenente al
signor Ferruccio Pierrotta; Bogeval, proprietà del signor
Giovanni Dotto; Scampagnata nel bosco; Armonie in verde; Lacameno, appartenente al
signor Francesco Leto; Posillipo; Capri, del barone Deo Morra.
Si rammentano ancora: Un ventaglio (tempera); Le zucche
(acquarello); Impressione presso Ischia; I fanari di Torre del Greco;
Marina da Portici; Centenario d'Ischia; Nel bosco di Portici; Nel
frutteto; Ve ne darò; Pescatore napoletano (pastello); Pesca del
tonno in Sicilia; Le Palme dell'Hotel Pagano a Capri.
(A. M. Comanducci)
Nacque a Monreale, presso Palermo, il 14 giugno 1844 da Pietro e
Caterina Puleo. Per dedicarsi alla pittura abbandonò gli studi classici;
e nel 1861, grazie all'interessamento dello zio, don A. Leto, e di un
assegno mensile dell'amministrazione comunale di Monreale, andò a
Palermo per studiare presso il pittore di storia L. Barba e poi nello
studio del paesaggista Luigi Lojacono, dove conobbe il figlio Francesco
e assimilò il naturalismo napoletano di matrice palizziana, dipingendo
vedute e paesaggi dal vero. Uno di questi, Paesaggio (1863:
Monreale, Circolo di cultura Italia) venne donato dall'autore al Comune
di Monreale in segno di riconoscenza. A Napoli, dove si recò nel 1864
per continuare gli studi, fu attratto dalla pittura di G. De Nittis e
dalle proposte della "scuola di Resina" che, sulla scorta della lezione
macchiaiola divulgata da A. Cecioni, sosteneva una più libera resa del
reale svincolata dal descrittivismo analitico di F. Palizzi. Costretto,
dopo solo sei mesi, a tornare a Palermo, conobbe nel 1865 il senatore I.
Florio, che gli commissionò una veduta del suo stabilimento enologico di
Marsala. A questo seguirono i primi riconoscimenti ufficiali: nel 1870
vinse la medaglia d'argento alla Mostra artistica di Palermo con Il
ritorno dal pascolo (collezione privata); l'anno successivo, con
La bufera, ottenne la medaglia d'oro all'Esposizione regionale di
Siracusa nonché l'acquisto, da parte del Comune di Monreale, del dipinto
L'Anapo (1871: Monreale, municipio); nel 1872 inviò all'Accademia
di Brera, per l'Esposizione di belle arti di Milano, il quadro Una
giornata d'inverno in Sicilia.
Nel 1873 soggiornò a Portici, dove eseguì con altri artisti della scuola
di Resina studi del Vesuvio (per esempio Vesuvio: Palermo,
collezione Varvaro). Nel 1874, sostenuto dai Florio, si recò a Roma,
dove conobbe F.P. Michetti, allora impegnato in opere veriste di
tematica campestre, e dove realizzò Alla Villa Borghese e Un
contadino romano esposti, quello stesso anno, alla X Promotrice
napoletana. Nello stesso anno tornò a Palermo per prepararsi al concorso
per il pensionato artistico romano, divenuto istituzione nazionale dopo
l'Unità d'Italia, che vinse nel 1875 con l'opera La raccolta delle
olive (1874: Palermo, Galleria d'arte moderna E. Restivo),
caratterizzata da una esecuzione meticolosa. Risiedette, quindi, tra
Roma e Napoli, sperimentando la tecnica compendiaria a macchia della
Scuola di Resina e aderendo a una interpretazione lirica della realtà,
in sintonia con le ricerche di De Nittis e F. Rossano. Testimoniano
questo periodo di lavoro, che segnò il momento di maggiore
allontanamento del Leto dal naturalismo palizziano, le opere inviate
all'Esposizione di Brera del 1875: Villa Borghese e Bosco di
Portici, acquistate dall'Accademia.
Costretto a rientrare a Palermo per motivi di salute, chiese e ottenne
il passaggio del pensionato artistico da Roma a Firenze, dove si
trasferì dal 1876 al 1878. In Toscana approfondì la lezione dei
macchiaioli, acquisendo una tecnica pittorica più rapida ed essenziale,
capace di rendere il movimento della vita cittadina (Case a
Viareggio, Palermo, Galleria d'arte moderna E. Restivo; Ponte di
S. Trinita; Passeggiata alle Cascine). Dopo aver collaborato con la
galleria Pisani, che acquistò la maggior parte della sua produzione
fiorentina, nel 1879 Leto si trasferì a Parigi, invitato dal famoso
mercante A. Goupil, per il quale già lavorava De Nittis. Qui conobbe
presto il successo con vivaci rappresentazioni della vita della
metropoli (Vecchia Parigi, 1880: Milano, Società Edison; Le
bois de Boulogne: Palermo, collezione Tagliavia); e il suo studio
divenne punto di incontro di artisti e intellettuali, tra i quali erano
De Nittis, D. Morelli, A. Mancini, V. Gemito, A. de Neuville, E. Manet e
J.L. Meissonier. A causa del clima e spinto dal bisogno di indipendenza,
nel 1880 ruppe il contratto con Goupil e rientrò in Italia. A Palermo fu
accolto da Florio e dalla consorte Giovanna d'Ondes Trigona, che gli
commissionarono la decorazione dell'ambiente che conduceva dal salone da
ballo alla sala da pranzo situato al piano superiore del loro villino
all'Olivuzza (bozzetti del 1880, a Palermo, Galleria d'arte moderna E.
Restivo), nonché un ciclo di pitture murali per la loro villa ai Colli
(oggi, Opera pia Istituto Pignatelli).
Al primo piano di questa dimora il Leto eseguì tra il 1880 e il 1881
quattro pannelli con vedute e scene di festa e di gioco (Festa a
villa Florio ai Colli, Il gioco, Paesaggio con gatto e gallinacci e
Paesaggio con vaso) dal carattere brioso e anticonvenzionale,
incorniciate ciascuna da un finto gazebo di legno e dipinte a tempera
con colori chiari secondo la maniera impressionista. Sempre ospite dei
Florio, visitò le loro proprietà a Trapani e all'isola di Favignana, che
riprodusse nei dipinti Saline di Trapani (1881: Palermo, Galleria
d'arte moderna E. Restivo) e La pesca del tonno in Sicilia
(1881-87), ispirato all'attività della tonnara di Favignana.
La prima metà degli anni Ottanta coincise per il Leto con un periodo di
intensa attività espositiva che non rallentò neppure dopo il ritiro a
Capri nel 1882. Partecipò alle Promotrici di Genova (1881, 1884), Torino
(1881-82, 1884), Firenze (1881, 1884) e Napoli (1881) con opere ispirate
nuovamente ai paesaggi e alle marine mediterranei, tra le quali si
ricordano: Centodieci anni a Ischia (1881) e Nel bosco di
Portici (1882-84), più volte esposte dall'artista e ora nella
Galleria d'arte moderna E. Restivo; Un marinaio e la sua pipa a Lacco
(1881); Nel golfo di Napoli (1884); Ve ne darò (1884). Nel
1883 trionfò all'Esposizione nazionale di belle arti di Roma con
un'opera di cronaca sociale, rappresentata l'anno precedente anche da G.
Toma: I funari di Torre del Greco, che fu acquistata dal
ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria nazionale d'arte
moderna (ora Roma, Camera dei deputati). Nella stessa occasione espose
anche un gruppo di paesaggi e studi dal vero (Impressione presso
Ischia, Marina di Portici, Le zucche, Studio dal vero) e due
ventagli dipinti a tempera, che ripropose, l'anno successivo,
all'Esposizione internazionale di Nizza insieme con tre dipinti,
Bosco di Portici, Centodieci anni a Ischia e Nel frutteto,
ottenendo la medaglia d'argento. Nella seconda metà degli anni Ottanta
partecipò con regolarità alla Promotrice di Napoli, dove presentò, nel
1890, la grande tela La pesca del tonno in Sicilia (o La
mattanza)1887: Palermo, Pinacoteca della Fondazione Banco di
Sicilia). Di quest'opera, a cui lavorò per quasi dieci anni, esistono
una prima versione, di dimensioni ridotte (1884: Napoli, Galleria di
Capodimonte) e numerosi studi di dettaglio, uno dei quali apparve
all'Esposizione italiana di Londra del 1888 insieme con due pastelli
ispirati al mondo del lavoro (Pescatore napoletano) e con un
acquerello (Zucche).
A Capri Leto trovò la sua fonte definitiva di ispirazione, che tradusse
in una più salda pittura a macchia dai forti contrasti di ombre e luci (Grotta
dei Faraglioni: Essen, Villa Hugel). Nonostante il suo progressivo
isolamento dalla scena artistica, dovuto, in parte, a motivi di salute,
la sua casa di via Tragara divenne punto di riferimento per gli artisti
e i collezionisti stranieri che soggiornavano nell'isola. Assente alla
grande Esposizione nazionale di Palermo del 1891-92, inviò ancora
un'opera all'Esposizione di Monaco di Baviera del 1894 (Le palme
dell'hotel Pagano a Capri) e, grazie all'interessamento degli amici
E. Dalbono, G. Casciaro e V. Irolli, due lavori alla IX Biennale di
Venezia del 1910 Marina di Catello a Capri (Venezia, Galleria
internazionale d'arte moderna) e Scogli della piccola marina a Capri,
acquistate, rispettivamente, da Vittorio Emanuele III e dal principe
ereditario di Grecia Costantino. Quello stesso anno tornò per un breve
periodo a Monreale, dove mancava da almeno trent'anni.
(Francesca Franco - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64
(2005)
-
www.treccani.it)
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