Livorno, 30/08/1879 - Firenze, 01/10(1949
Ultimo dei cinque figli di William, commerciante di origine
gallese, e della livornese Luisa Bianchini. Alla morte del padre nel
1884, cui fece seguito quella della madre solo quattro anni dopo, il
Lloyd fu affidato allo zio paterno Robert, che cercò di indirizzarne gli
studi verso quelle attività commerciali che avevano garantito la fortuna
economica della famiglia, avversandone, al tempo stesso, le inclinazioni
artistiche. La sua formazione avvenne inizialmente come autodidatta e
proseguì, tra il 1894 e il 1899, presso lo studio di G. Micheli, ex
allievo e amico di G. Fattori, conosciuto proprio allora dal Lloyd,
durante le lunghe estati che il maestro era solito trascorrere a
Livorno. La frequentazione della scuola di Micheli costituì inoltre
un'importante occasione per confrontarsi e stringere durature amicizie
con artisti quali, tra gli altri, O. Ghiglia, M. Martinelli, G. Romiti,
R. Natali, G.C. Vinzio e A. Modigliani. Con quest'ultimo seguì nel 1895,
come allievo esterno, i corsi della scuola di anatomia pittorica
dell'Università di Pisa.
Nel 1897 esordì con il dipinto Mattino al Calambrone alla Società
promotrice di belle arti di Firenze, esposizione alla quale prese parte
anche nei due anni successivi. Agli inizi del Novecento, dopo un breve
soggiorno di studio a Venezia, si trasferì a Firenze, per frequentare i
corsi alla scuola libera di nudo tenuti da Fattori. In quegli stessi
anni, tramite l'amico P. Nomellini, si avvicinò al gruppo ligure di
Albaro, soggiornando frequentemente alle Cinque Terre. Meta preferita fu
Manarola, dove risiedette anche per periodi piuttosto lunghi, a partire
dal 1903, spesso in compagnia di A. Discovolo e G.A. Lori con i quali
condivise, in questo primo decennio del Novecento, l'esperienza
pittorica divisionista. Il Lloyd arricchì allora il proprio linguaggio,
di matrice essenzialmente naturalista, servendosi della pennellata a
colori divisi soprattutto nella realizzazione degli sfondi. Il risultato
ottenuto fu quello di donare una maggiore vibrazione luminosa alla
composizione, non rinunciando alla esatta definizione dell'impianto
strutturale dell'opera, che rimarrà caratteristica costante della sua
produzione. Sono riconducibili al periodo divisionista opere quali I
ponti di Manarola del 1904; Le gramignaie del 1906; il
trittico Giardino in fiore (Firenze, Galleria d'arte moderna di
Palazzo Pitti), presentato e premiato nel 1908 alla LXI Esposizione
annuale di belle arti a Firenze.
Nel 1904 a Firenze prese parte alla mostra della Società di belle arti e
alla Secessione giovani artisti a palazzo Corsini. Nel 1905 partecipò
per la prima volta alla Biennale di Venezia (esposizione alla quale fu
presente quasi ininterrottamente fino al 1930). Nel 1906 sposò Elena
Foresi, conosciuta a Firenze l'anno precedente, dalla quale ebbe tre
figli: William, Gwendolen e Roberto.
Nel 1907, con G. Costetti, Ghiglia, G. Graziosi e A. De Carolis, prese
parte alla Promotrice nella sala dei secessionisti. Nel settembre dello
stesso anno si recò per la prima volta sull'isola d'Elba, dove da allora
in poi avrebbe trascorso quasi tutte le estati, acquistandovi, nel 1913,
una casa (la cosiddetta casa dei Melograni) a Marciana Marina. I
paesaggi dell'Elba divennero da allora soggetti privilegiati dei suoi
dipinti, a partire dal trittico Il paese dopo l'alluvione,
presentato alla Biennale di Venezia del 1909, e costituito dai pannelli
L'osteria chiusa, La casa nel torrente, Il cantiere distrutto,
nei quali il pittore riproduceva tre luoghi di Marciana Marina ancora
visibilmente segnati dall'alluvione del 1899.
Intorno al 1910 affiancò alla propria attività di pittore quella di
acquafortista e di litografo, della quale si ha testimonianza nelle tre
litografie del 1916 - Il bosco, Controluce e Il pastore -
conservate presso il Museo d'arte italiana di Lima. Sempre a partire dal
secondo decennio del Novecento il disegno preparatorio acquisì
un'importanza crescente; e il pittore prese l'abitudine di annotarvi
anche i colori che sarebbero poi stati utilizzati nella stesura finale
del dipinto. Stilisticamente si avviò proprio allora un processo di
semplificazione e di sintesi formale che divenne ancor più evidente nei
quadri degli anni successivi, quali, per esempio, Giorgine stellate e
vaso giapponese del 1926, con un uso talvolta antinaturalistico del
colore. La produzione pittorica del Lloyd andò diversificandosi:
divennero sempre più numerosi, accanto ai paesaggi, gli studi d'interni,
che spesso presentavano consonanze stilistiche con l'opera di Ghiglia.
Nel 1913 partecipò alla I Secessione romana con due opere dipinte a
Marciana Marina: Crepuscolo all'isola d'Elba e Il castagno
morto (1908: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), quadro già
presentato al Salon d'automne di Parigi del 1909, la prima delle
molteplici esposizioni all'estero cui il Lloyd prese parte. Ancora con
paesaggi dell'Elba partecipò l'anno seguente alla seconda edizione della
mostra romana, insieme con il gruppo della "Giovine Etruria". L'attività
espositiva proseguì alacremente per tutti gli anni Venti: il Lloyd
partecipò, tra le varie mostre, alla I Biennale romana (1921), alla
Primaverile fiorentina (1922), alla I Mostra del Novecento italiano
(1926) e alla mostra del Gruppo labronico alla galleria Pesaro a Milano
(1928).
Nel 1929 ricevette, con G.A. Sartorio e A. Pomi, l'incarico di ritrarre
le navi da guerra della Marina italiana e si imbarcò a La Spezia sul
"Quarto" per la crociera estiva che li condusse in Spagna, Portogallo e
Tripolitania. I dipinti della crociera furono esposti alla III Mostra
d'arte marinara di Roma, tenutasi nell'autunno dello stesso anno. Ancora
nel 1929 pubblicò con l'editore Nemi di Firenze il volume La pittura
dell'Ottocento in Italia, che testimonia la sua attiva partecipazione al
dibattito artistico. Gli anni Trenta furono particolarmente produttivi e
divennero sempre più numerose le mostre personali allestite soprattutto
a Firenze. Inoltre proprio agli inizi del decennio, grazie
all'interessamento del figlio William, che lavorava allora a Singapore,
e del fiorentino R. Bigazzi, che si occupava di commercializzare opere
d'arte italiana in Oriente, il Lloyd ricevette commissioni per la
realizzazione di cartoni per mosaici, destinati a edifici pubblici e
privati a Hong Kong.
Nel 1934, in compagnia di William, compì il suo unico viaggio attraverso
Inghilterra, Galles e Scozia, nei luoghi d'origine della famiglia
paterna. Il 10 giugno 1939 morì a Firenze la moglie Elena. Seguirono gli
anni della guerra, vissuti dall'artista, in quanto cittadino britannico,
con non poche difficoltà. Il 4 febbraio 1944 venne arrestato a Firenze e
di lì inviato, con il figlio Roberto, nel campo di concentramento di
Fossoli, in Emilia. Nel luglio dello stesso anno fu trasferito al campo
di Laufen in Baviera, dove restò fino al maggio 1945. Al suo rientro in
Italia, nel settembre successivo, trovò ospitalità, con la figlia
Gwendolen, presso l'amico Roberto Papini, nella sua casa di Corbignano,
e qui, durante le lunghe sere trascorse insieme, furono scritti e
riletti molti degli appunti e delle memorie pubblicati postumi nel
volume Tempi andati (Firenze 1951), a cura dello stesso Papini.
Il Lloyd morì a Firenze il 1° ottobre 1949, pochi giorni dopo il suo
rientro dall'ultima lunga e produttiva estate trascorsa all'isola
d'Elba.
P. Pietrini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005) -
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