Pillole d'Arte

    
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Ermenegildo Luppi




Modena, 21/10/1877 - Roma, 19/10/1937

Nacque a Modena il 21 ottobre 1877 da Giovanni e da Barbara Resta. Intorno al 1897 si iscrisse all'Accademia di belle arti della sua città, dove divenne allievo dello scultore G. Gibellini. Per pagarsi gli studi lavorò come stuccatore, finché nel 1900 si aggiudicò, con Cincinnato all'aratro (1899), il pensionato di scultura L. Poletti messo in palio dal Comune di Modena. Poté quindi trasferirsi a Roma per frequentare i corsi di modellato tenuti da E. Ferrari all'Istituto di belle arti. Tra il 1901 e il 1903 realizzò, come saggi di pensionato, una copia della statua antica del Gallo morente; un bassorilievo raffigurante Il conte Ugolino - lodato per lo studio accurato del vero e dell'anatomia del corpo umano - che gli procurò non solo la conferma del pensionato per il secondo anno, ma anche il primo premio dell'istituto romano; infine Gesù alla festa del Purim, un'opera di carattere religioso più grande del vero. La stessa attenzione al dato reale, accentuata dal soggetto verista, si ritrova in Gli sterratori, che il Luppi presentò nel 1903 al concorso per l'assegnazione del pensionato artistico nazionale.

Nel 1903 divenne socio corrispondente da Roma dell'Accademia di belle arti di Modena e, l'anno seguente, esordì nella capitale alla LXXIV Esposizione della Società degli amatori e cultori di belle arti con Per via e Tra i due litiganti. Un soggetto analogo a questo, Lottando (bronzo), apparve nel 1906 a Modena all'Esposizione di belle arti e industria per la XIV triennale (1903-05). Per potersi mantenere fece lo scalpellino a Pietrasanta e a Volterra imparò a lavorare l'alabastro. Tra il 1906 e il 1907 il Luppi soggiornò a Firenze, quindi tornò stabilmente a Roma, chiamato dal pittore G. Mazzoni, suo concittadino, a collaborare alle partiture decorative dell'Istituto internazionale dell'agricoltura a villa Borghese (1907-08). Nello stesso anno il Luppi vinse il concorso per il cofano portabandiera (La Spezia, Museo tecnico navale) della pirofregata corazzata "Roma", che nel 1870 aveva appoggiato dal mare le operazioni militari per la presa di Roma. Dopo l'Esposizione nazionale di Rimini del 1909, dove presentò il gesso Una vittima, fu incaricato di eseguire il fregio con Il corteo della Bellezza e della Forza per la facciata del palazzo delle Belle Arti a Valle Giulia.

I lavori degli anni immediatamente successivi testimoniano una personale rielaborazione del linguaggio verista d'intonazione sociale, attraverso una plastica sintesi giocata sull'accentuazione di pochi tratti essenziali, come si riscontra in opere quali Bimba malata (bronzo), inviata nel 1913 alla LIX mostra della Società promotrice di belle arti di Genova e, soprattutto, in Visioni del passato (bronzo: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) con cui il Luppi si distinse, nello stesso anno, all'Esposizione internazionale della Secessione romana. Nell'edizione successiva (1914) espose il gruppo Senza sole (bronzo), Capra e I cucciotti, esempi, questi ultimi, di una serie di caratteristiche scene di genere che gli procurarono una momentanea tranquillità economica.
Queste due opere furono presentate quell'anno alla LIX Promotrice genovese insieme con In discordia (bronzo) e, nel 1915, all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove il Luppi inviò anche i bronzi Idolo di nonna e Riconciliazione. Questa produzione di carattere narrativo e aneddotico si protrasse, parallelamente a opere di matrice realistica come l'Autoritratto (bronzo: Firenze, Galleria degli Uffizi) esposto nel 1915 alla III Secessione romana, Tramonto e Pugilatore apparse nel 1916-17 alla IV e ultima Secessione, fino alla fine degli anni Dieci. Nel 1917 il Comune di Roma acquistò il bronzo L'invasore (Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea), poi esposto con una Testa e Pranzo di magro all'Esposizione della Società degli amatori e cultori del 1918.

Le migliorate condizioni economiche permisero al Luppi di proseguire con maggiore impegno la sua personale ricerca, ora incentrata soprattutto sull'emotività del soggetto, come suggerisce la testa di fanciulla dolente in bronzo presentata all'Esposizione della Società degli amatori e cultori del 1919 (Marchio dell'invasore: Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea). Caratterizzata da una plastica pittorica memore di Medardo Rosso, l'opera può essere considerata uno studio per la protagonista del gruppo Anime sole (bronzo: Piacenza, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi) che  presentò nel 1920 alla XII Biennale internazionale d'arte di Venezia insieme con una Testa di Cristo (bronzo: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna; cera, 1918-19: Piacenza, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi). La componente realistica della scultura del Luppi volge al tragico nella tomba della famiglia Ciolfi nel cimitero del Verano a Roma (1921) e, soprattutto, nella Pietà in marmo per la tomba della famiglia Pomilio nel cimitero di Francavilla al Mare. Influenzata dall'omonimo capolavoro di Michelangelo allora in palazzo Rondanini a Roma, l'opera fu esposta con un Busto di donna alla I Biennale romana d'arte del 1921 e valse al Luppi il premio per la scultura. Di ben diversi intendimenti furono, invece, le allegorie della Giustizia (1920) e della Poesia (1921-22) destinate, rispettivamente, al cimitero di S. Cataldo a Modena e al Monumento a Vittorio Emanuele II di Roma, nelle quali, rispondendo a finalità retoriche e celebrative. Con plastica vigorosa ma soffusa ancora una volta di mestizia, il Luppi realizzò il gruppo scultoreo in bronzo Angoscia (1920: Milano, Galleria d'arte moderna del Castello Sforzesco), un Cristo in bronzo esposto alla XIII Biennale veneziana del 1922, e una Deposizione per la II Biennale romana del 1923.

Una Deposizione costituì il tema del concorso bandito nel 1922 dal Comune di Brescia secondo il legato di Luigi Premoli, che ne prevedeva il collocamento nel cimitero Vantiniano. La giuria, presieduta da L. Bistolfi, assegnò l'incarico al Luppi che nel 1925 portò a termine il gruppo monumentale composto dal Cristo e dalle Pie Donne (1923-24: bronzo; il gesso fu donato dallo scultore alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma). L'opera, esposta nel 1927 alla Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro a Venezia, ebbe grande successo. Già distintosi con il bozzetto intitolato all'Olocausto nel concorso per il monumento ai caduti vicentini sul monte Berico nel corso del primo conflitto mondiale, tra il 1925 e il 1928 il Luppi portò a compimento i monumenti, celebrativi della Grande Guerra, per le città di Avezzano e di Modena. Il secondo è imperniato sull'elemento plastico-architettonico della figura della Vittoria circondata dai gruppi bronzei dell'Offerta, del Combattimento, del Sacrificio e del Dolore. Contemporaneamente entrò nella commissione giudicatrice per la realizzazione a Roma di cinque fontane (1924): eseguì, tra il 1924 e il 1927, le sculture per quella di piazza Mazzini, ideata dall'architetto R. De Vico come una "fontana-giardino" d'ispirazione rinascimentale.

Negli stessi anni fu nominato accademico di merito dell'Accademia nazionale di S. Luca (1924) e membro della Commissione per il pensionato artistico nazionale (1927), incarico che ottenne anche grazie al suo ruolo di insegnante di plastica presso il liceo artistico industriale. Prese allora a Roma una nuova casa e uno studio, dove si trasferì con la moglie, Pia Perucca Coletta, e il figlio, Gastone.
Successivamente lavorò alla decorazione scultorea del frontone del ministero dei Lavori pubblici a Porta Pia (oggi ministero delle Infrastrutture e dei trasporti: 1930 circa). Autore del Monumento a Simón Bolívar (1931) a Caracas, al Luppi si devono anche alcuni busti di uomini illustri che ornano a Roma i giardini del Pincio e del Gianicolo (Gabriele Martucci della Spada, Luigi Miceli, Paolo Narducci, Domenico Piva, Ricciotti Garibaldi, Bernardino Serafini, Augusto Valenzani), realizzati tra il 1925 e il 1937. L'ultima commessa cui attese fu quella del Comune di Foggia per una Deposizione e un bassorilievo bronzeo destinati alla cappella ossario dei caduti in guerra nel cimitero della città, e due bassorilievi inneggianti a Mussolini per il palazzo del Podestà (oggi municipio). Invitato alla II Quadriennale nazionale d'arte di Roma del 1935, espose un Cristo e un S. Giovanni (bronzo). Due anni dopo fu eletto nel Consiglio accademico dell'Accademia nazionale di S. Luca e insignito del titolo di commendatore del Regno d'Italia per meriti artistici.

F. Franco - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006) - treccani.it