Trieste, 14/12/1885 - Gorizia, 20/12/1972Dal 1897 studiò pittura alla scuola industriale triestina e, nel
1900, grazie a una borsa di studio comunale, si iscrisse all?Accademia
di belle arti di Venezia dove frequentò il corso di decorazione di A.
Sezanne e quello di figura di E. Tito, ponendo le basi per le sue
principali attività future: la scenografia e la grafica, da un lato, e
la pittura da cavalletto, dall?altro.
A Venezia frequentò l?ambiente culturalmente
che ruotava intorno alla Biennale e a Ca? Pesaro. Amico di F. Mauroner, M. Crepet e A. Modigliani,
si affiancò agli artisti che guardavano alla Secessione viennese come a
un punto di riferimento fondamentale e che esponevano all?Opera
Bevilacqua La Masa sotto l?ala del giovanissimo N. Barbantini. Marussig assunse rapidamente un ruolo attivo
presentando alle esposizioni veneziane opere nate da un peculiare
percorso di ricerca, aperto alle suggestioni della grafica giapponese e
alle sperimentazioni simboliste.
Nel 1902 ebbe inizio la sua attività espositiva con la partecipazione
alla mostra degli Amatori e cultori di belle arti a Roma; nel 1905 prese
parte alla sua prima Biennale con Ricordo di Venezia (Rio Albrizzi).
All?edizione successiva, nel 1907, presentò quattro opere: Salice
piangente (nella sala del Sogno), Notturno, Case a S. Stae
e Parco Vendramin, tutte conservate in collezione privata,
come, del resto, la maggior parte dei suoi lavori. Il Marussig,
dal 1905 al 1914, presentò costantemente le sue opere alla Biennale
di Venezia. Praticò, inoltre, una pluralità di generi e tecniche: dalla
decorazione alla pittura, dall?illustrazione all?architettura,
dall?arredamento alla stampa. Nel 1908 curò le scenografie e i costumi per la Tragedia
fiorentina di O. Wilde allestita al teatro Goldoni di Venezia e
partecipò alla prima mostra di Ca? Pesaro in veste di espositore e di
grafico: suo il manifesto dell?evento che riproduceva in modo
spregiudicato il leone della Biennale provocando polemiche reazioni (Carli,
p. 42).
Nel 1909, alla mostra di architettura promossa dalla Permanente
triestina, il M. presentò un progetto in stile medievale del nuovo
palazzo del Comune di Trieste. Sempre nel 1909 partecipò alla Biennale
di Venezia e illustrò il volume Album biennale delle esposizioni
veneziane di M. Londonio, pubblicato a Venezia da Scarabellin.
L?anno seguente illustrò il Tristano e Isolda di E. Moschino
edito a Milano da Treves e curò l?organizzazione della sala della Città
di Trieste alla IX Biennale di Venezia, disponendone l?allestimento
espositivo e disegnandone l?intero arredo (la zoccolatura delle pareti,
le sedie, i tendaggi delle porte, i cuoiami per i cuscini, il tappeto
centrale e i piedistalli delle statue). Eseguì inoltre il fregio di
coronamento della sala raffigurante la città nel suo aspetto trecentesco
secondo i suggerimenti di A. Hortis. Il fregio, a esposizione conclusa,
fu destinato a Trieste e collocato nella sala del ricreatorio comunale
della città vecchia.
Nel corso del 1912 la rivista L?Eroica, per la quale Marussig
elaborò l?ex libris, pubblicò diverse sue opere e organizzò una
mostra sulla xilografia a Levanto alla quale partecipò anche l?artista;
in quello stesso anno Ciliegio in fiore, presentato alla
Biennale con altri due soggetti, venne acquistato dal re Vittorio
Emanuele III. Nel 1914 L?albero fantastico, esposto alla
Biennale, fu comprato dalla Galleria d?arte moderna di Palazzo Pitti di
Firenze e il ciclo xilografico Venezia incisa nel legno fu
presentato, nell?ambito dell?Eroica, all?Esposizione
internazionale del libro di Lipsia. Alla fine del 1916 Marussig si trasferì a Milano dove, nel corso del
1917, partecipò alle esposizioni cittadine ? organizzate dalla galleria
Pesaro e dalla Società per le belle arti. Nel 1918 iniziò l?insegnamento alla Scuola del libro dell?Umanitaria
(attività che si concluse nel 1937), mentre collaborava come
illustratore con la rivista Emporium. In quello stesso anno
eseguì alcune copertine di libretti di opere liriche e, per la Scala,
mise in scena La Nave di I. Montemezzi, libretto di T. Ricordi
dalla tragedia di G. D?Annunzio (Milano 1908). Con D?Annunzio Marussig
iniziò da allora una stretta collaborazione. Nel 1920 espose alla galleria Pesaro e
alla Biennale, dove presentò Prue dentate (Venezia, Galleria
d?arte moderna).
Nel 1921 fu attivo a Gardone nella decorazione del Vittoriale di
D?Annunzio sotto la direzione tecnica dell?architetto G. Maroni: operò
nella stanza del Giglio, nella sala del Cenacolo, nella veranda dell?Apollino,
nel soffitto del porticato del Parente, nell?appartamento di Leda,
inoltre si occupò delle decorazioni esterne in metallo: il gallo in
ferro battuto, il coronamento in ottone dorato per l?antenna della
bandiera e il pilone prismatico marmoreo su cui poggia. Nel 1922 espose alla Biennale la tempera S. Maria della Salute
e curò la copertina del volume di S. Sibilia Pittori e scultori
di Trieste (Milano). Dal 1923 (fino al 1943) fu direttore artistico
della Festa. Rivista settimanale illustrata della famiglia
italiana. Sempre nel 1923 realizzò l?allestimento dell?opera di G.
Bianchini Il principe e Nuredha (libretto di Maria Star) alla
Fenice di Venezia e fu chiamato a Parma per insegnare nella locale
Accademia di belle arti, poi trasformata in Istituto d?arte.
Nel
1925 gli fu assegnata anche la cattedra di disegno e pittura applicata
alla decorazione murale all?istituto d?arte Toschi di Parma (rimase
all?istituto, assumendo dal 1928 al 1938 anche la carica di direttore,
fino al 1939). Nel 1929 la sua presenza in ambito accademico si intensificò: ricoprì
diversi incarichi, tra i quali quelli di commissario per gli esami di
pittura e incisione all?Accademia di Brera, di presidente delle
commissioni esaminatrici all?istituto superiore per le industrie
artistiche di Monza e alla scuola del mobile. Alla Biennale di Venezia del 1930 espose l?olio Gondola in canale
e i disegni a carboncino S. Giusto e Quattro finestre. Nel 1931, per il tiburio del civico tempio di S. Sebastiano a Milano,
disegnò i cartoni per le otto vetrate con i simboli del martirio
(realizzate dal pittore e vetraio d?arte A. Tevarotto). L?anno
successivo progettò l?altare in marmo per la chiesa dei francescani di
Voghera e, per il festival internazionale della Biennale di Venezia,
l?allestimento scenico La granseola.
Nel 1934 partecipò alla Biennale e alla Mostra d?arte del
Sindacato interprovinciale fascista delle belle arti della Venezia
Giulia a Trieste; e, nel 1935, al Quarantennio della Biennale, alla
mostra dell?arte italiana tenutasi al Jeu de Paume di Parigi, alla IX
Esposizione del Sindacato fascista delle belle arti di Trieste. In
quell?anno vinse i concorsi per le cattedre di ornato e disegno nei
licei artistici di Napoli, Palermo e Venezia, ma vi rinunciò tentando
inutilmente di ottenere la cattedra vacante di scenografia all?Accademia
di Brera. Solo nel 1937 gli fu assegnata la cattedra di ornato e disegno
presso il regio liceo artistico di Brera e, per due anni, mantenne
l?insegnamento a Parma e a Milano.
Alla fine degli anni Trenta, in collaborazione con M. Sironi, C.
Carrà, G. Severini, M. Campigli e altri, Marussig fu impegnato in due tra i
più importanti cantieri pubblici del capoluogo lombardo: il palazzo di
Giustizia, per il quale fece il mosaico con la Giustizia che entra
nell?aula, e l?ospedale Niguarda, per la cui chiesa progettò la
vetrata con il Beato Gerardo (nel tiburio). Dal 1941 intensificò le sue collaborazioni con il teatro alla Scala
che lo incaricò di progettare la scenografia per Gli Orazi di
E. Porrino.
Nel 1951, ormai all?apice della sua carriera, insieme con F.
Casorati, R. Guttuso e Prampolini fu nella giuria per il concorso
nazionale di scenografia verdiana. L?anno seguente fece parte della
commissione per la mostra-premio della pittura triveneta a Venezia
insieme con F. Carena e G. Cadorin e fu presidente di commissione per
gli incarichi di insegnamento per le cattedre di figura, ornato,
modellato, architettura, disegno geometrico e prospettiva presso il
liceo artistico di Milano. Nel 1956 andò in pensione dalla cattedra di
ornato, ma a novembre fu nominato accademico onorario per la classe di
pittura dell?Accademia di Firenze.
Rossella Canuti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008) -
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