Lodi, 30/12/1865 - Milano, 29/01/1938
Nacque a Lodi il 30 dicembre 1865 dal commerciante di ferro Giovanni Valente
e da Rosa Caprara. Nel 1883, dopo il fallimento dell?azienda familiare,
lasciò il ginnasio e si recò a Milano, dove cominciò a lavorare come
fabbro ornamentista nella bottega di D. Oriani. Qui entrò in contatto
con i pittori O. Bignani, P. Mariani, A. Cagnoni, con lo scultore E.
Butti e con l?architetto C. Boito.
Nel 1891 rilevò la bottega presso la quale aveva svolto il tirocinio,
avviando una stretta collaborazione con il pittore-teorico G. Mentessi,
l?artigiano del vetro G. Beltrami e gli ebanisti C. Bugatti ed E.
Quarti. Negli stessi anni si recò a Roma e a Firenze e conobbe gli
architetti A. Campanini, C. Mazzocchi, U. Stacchini, E. Pirovano e G.
Sommaruga, con i quali iniziò a lavorare in qualità di maestro artigiano
del ferro battuto, dando prova delle sue capacità tecniche nel
realizzare soggetti floreali e zoomorfici. Fu tuttavia nel 1902, in
seguito al successo ottenuto all?Esposizione internazionale d?arte
decorativa moderna di Torino, dove espose alcune opere in ferro (Pica,
1902), che il Mazzucotelli ricevette le prime commissioni importanti.
Le forme tratte dall?osservazione diretta della natura, che improntavano
il suo lavoro, divennero temi per ringhiere, cancelli, balconi, lampade
e altri elementi di arredo, nel palazzo della Nuova Borsa di Milano, ora
delle Poste (1901-02), nella villa E. Ottolini di Busto Arsizio
(1903-04), nelle ville Fabbro e Antonini di Treviso (1904-05).
Nel 1903 cominciò a dedicarsi all?insegnamento presso la Scuola
umanitaria di Milano, proponendo innovativi criteri didattici, basati
sullo studio teorico della natura e sulla sperimentazione diretta dei
materiali. Tra il 1903 e il 1904 compì con i giovani collaboratori C.
Rizzarda e D. Macagno una serie di viaggi in Europa, approfondendo la
conoscenza delle idee moderniste di H. van de Velde, W. Morris e di Arts
and crafts. Tornato a Milano, abbandonò i modelli internazionali,
indirizzando la sua ricerca verso forme libere e rigorose, dai
virtuosismi asciutti e scarni, in cui la perentorietà fisica della
materia raggiunse i livelli più alti nella casa Maffei (Torino, 1906),
progettata dall?architetto A. Vandone. È il periodo in cui il Mazzucotelli fece
ricorso a uno dei suoi repertori più cari, quello del nastro o
cordicella, ripiegato e spiegazzato che inserì poi largamente nelle
opere di edilizia industriale, come il fabbricato della ditta Cusini a
Milano (1908-10). Nel 1906 partecipò all?Esposizione internazionale del
Sempione a Milano, esponendo, tra le varie opere in stile liberty, il
Cancello dei gladioli (Feltre, Galleria d?arte moderna C. Rizzarda).
Inoltre intervenne con una serie di ferri battuti, a villa Romeo a
Milano (1907-08) e al Kursaal di San Pellegrino Terme (1908).
Durante questo periodo, il Mazzucotelli si impegnò nella ricerca di nuove
soluzioni formali, combinando elementi zoomorfi e floreali con strutture
portanti di tipo astratto. Disegnò grandi e piccoli capolavori,
approfondendo i temi da rappresentare nel ferro con una serie di studi
dal vero: schizzi, progetti, disegni esecutivi e scritti, molti dei
quali conservati nella Civica Raccolta Bertarelli di Milano.
Nel 1909 aprì una nuova sede della sua ditta alla Bicocca degli
Arcimboldi, lavorando incessantemente su nuovi progetti in Italia e in
Sudamerica. Intervenne nelle case plurifamiliari di Milano, come casa
Tensi (1908) e palazzo Berri Meregalli (1913), e in alcuni edifici
celebrativi, tra cui la cappella espiatoria eretta in onore di re
Umberto I a Monza (1910); decorò i balconi di villa X a Buenos Aires e,
con L. Bistolfi, i cancelli del teatro Nacional di Città del Messico
Nel 1915, mentre la sua fama era in ascesa, il Mazzucotelli ritornò a un
repertorio di temi storicistici, con simmetrie grafiche
neorinascimentali e fredde circonvoluzioni di un manierato rococò.
Diminuita la tensione creativa e mutato il sodalizio alla pari con gli
architetti, demandò l?esecuzione dei progetti ai suoi allievi di
bottega. Nel 1922 fu tra i fondatori dell?Università delle arti
decorative, poi Istituto superiore per le industrie artistiche (ISIA),
nella villa reale di Monza. Partecipò sia come coordinatore sia come
espositore alla I Biennale di Monza (1923), dove presentò la cancellata
Groviglio di serpi (Milano, Arch. della Triennale).
Nel corso degli anni Venti, la committenza aristocratica lo spinse a
privilegiare lo stile déco costituito da complicati e fantasiosi rovelli
grafici. In questa direzione realizzò Il gallo (ferro battuto, 1923:
Feltre, Galleria d?arte moderna C. Rizzarda), le ringhiere della Banca
commerciale italiana (1925), i lampadari a traforo per il bar Camparino
(1925: Milano, Galleria Vittorio Emanuele II), le cancellate e gli
alberelli del villino Maria Luisa (1925) a Milano, dove, accanto al tema
dei nodi per le inferriate, inserì quello degli uccellini e della
corbeille di fiori lavorati a ritaglio, secondo un gioco calligrafico
quasi rococò. Celebrato e vezzeggiato dalla critica e dal pubblico, il
Mazzucotelli fu tra gli artisti chiamati da G. D?Annunzio (1925) a decorare la
fastosa dimora del Vittoriale di Gardone Riviera con fioriere e
candelieri (Bossaglia - Quesada, 1988, tavv. 346-348).
Invitato all?Exposition internationale des arts décoratifs et
industriels modernes di Parigi (1925) e alla II e III Biennale di Monza
(1925 e 1927), il Mazzucotelli ottenne importanti incarichi all?estero e nel 1929
fu eletto deputato al Parlamento italiano.
Fu inoltre autore di contributi teorici, che andarono negli anni ad
affiancare le sue altre attività, tra i quali gli articoli: Le lezioni
d?arte decorativa, in L?Umanitaria, VIII (1911), 2, p. 24;
L?industria d?arte e i suoi bisogni, in Arte pura e decorativa, I (1922), 6, p. 14,
e ancora Io Mazzucotelli fabbro dei fabbri, in Secolo XX, XXVII (1928), p. 239.
Durante gli anni Trenta, continuò a progettare ferri battuti in una
versione più modesta. Le ultime sue apparizioni pubbliche furono quelle
organizzate nell?ambito della Triennale di Milano (1930, 1933 e 1936),
dove si presentò in veste di semplice operatore del ferro.
Rosanna Ruscio - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)
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treccani.it
... Alessandro Mazzucotelli nato a Lodi il 31 dicembre 1865, fu da
giovanetto iniziato al mestiere del fabbro d'arte, nel quale
rapidamente eccelse, sino a divenire maestro e capo scuola: l'arte
decorativa italiana del ferro battuto ebbe in lui un incomparabile
forgiatore, Nell'esposizione internazionale di Torino nel 1902
primeggiò sulla espertissima concorrenza straniera. Per la larga
rinomanza conseguita fu chiamato ad insegnare presso la Scuola
Umanitaria di Milano, quindi nell'Isti-tuto Superiore di arti decorative
di Monza, mentre con lo stesso amore continuava a bat-tere il ferro
nella sua fucina della Bicocca, riaffermando con una produzione varia e
ricchissima la tradizione eletta del nostro artigianato.
Cavaliere del Lavoro dal 1912, ricoprì importanti cariche pubbliche; fu
commissario all'esposizione di arte decorativa di Milano e di Monza;
componente del direttorio della Federazione Fascista degli artigiani,
del Consiglio dell'Economia corporativa di Milano e della Corporazione
dei metalli, e da moltissimi anni era Capo, dell'arte nazionale del
ferro. Patriota fervente accettò con fede e senza riserve l'ordine
nuovo. Nel 1929 fu eletto deputato per la XXVIII Legislatura e alla
Camera rappresentò i bisogni delle botteghe artigiane pronunciando nel
1931 sul bilancio delle Corporazioni un notevole discorso.
Partecipò assiduamente a tutti i lavori e fu riconfermato per la
Legislatura in corso. Anima schietta e semplice, ma forte e nobile, come
la materia che egli foggiava con rara maestria, il camerata Mazzucotelli
lascia tra noi un gran vuoto onoriamone la scomparsa col nostro commosso
rimpianto.
Camerati, parla il Duce!
MUSSOLINI, Capo del Governo, Primo Ministro. Mi associo, anche in nome
del Governo, alle nobili parole commemorative che in memoria dei
camerati Lanfranconi e Mazzucotelli sono state pronunciate dal
Presidente della nostra Assemblea
Atti parlamentari Camera dei Deputati - Tornata del 1 Marzo 1938 (pag.
4337)
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