Pillole d'Arte

    
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Roberto Melli



Ferrara, 21/03/1885 - Roma, 04/01/1958

Nasce in una famiglia di commercianti. Inizia a dipingere e a scolpire molto giovane presso il pittore Nicola Laurenti e lo scultore Arrigo Minerbi a Ferrara. Nel 1902 si trasferisce con la madre a Genova dove inizia a lavorare come apprendista presso un intagliatore in legno e realizza le prime xilografie. Negli anni seguenti entra in contatto con il vivace ambiente culturale genovese, partecipando con scritti e illustrazioni all'attività del periodico "Ebe".

Nel 1910 si trasferisce a Roma, dove è inizialmente appoggiato dallo scultore Giovanni Prini. Nel 1913 partecipa alla prima mostra della "Secessione romana", segue con attenzione le manifestazioni futuriste. Nel 1915 insieme a V.Costantini, G.Fioresi, C.E. Oppo e G.Pizzirani costituisce il "Gruppo Moderno Italiano". Già a questa data appare chiara una costante del suo lavoro: la volontà di sostenere l'attività artistica attraverso pubblicazioni, manifestazioni, conferenze. Così nel 1918 lo troviamo accanto a Mario Broglio nell'organizzazione della rivista "Valori Plastici", sulla quale pubblica vari scritti (Prima rinnegazione della scultura). Dopo la partecipazione (come pittore e scultore) alle mostre di "Valori Plastici" in Germania e a Firenze (1921 e 1922) inizia per Melli un periodo di crisi spirituale ed economica. Nel corso degli anni Venti l'artista segue varie strade, occupandosi anche di cinematografia e cartellonistica. Solo all'inizio degli anni Trenta riprende a interessarsi di arti figurative, dapprima in veste di critico e poi anche come pittore: ricomincia a esporre nel 1932 alla terza mostra Sindacale, unicamente in veste di pittore. La sua figurazione attentamente costruita per zone di colore piano e senza chiaroscuro, memore del periodo di "Valori Plastici", della metafisica e della lezione morandiana, è in questo periodo una delle matrici del cosiddetto tonalismo. Melli stringe amicizia con i giovani esponenti di questo indirizzo e, con Giuseppe Capogrossi e Emanuele Cavalli, firma il Manifesto del Primordialismo Plastico.

La sua attività di critico continua negli anni Trenta in una rubrica dal titolo "Visite ad Artisti" per la rivista " Quadrivio". Del 1936 è l'unica mostra personale di questi anni, alla "Galleria della Cometa", la sua attività espositiva viene infatti interrotta bruscamente nel 1938, quando le leggi razziali gli tolgono il diritto di partecipare a pubbliche esposizioni e lo conducono a una nuova profonda crisi. Il lavoro riprende dopo la guerra. Dal 1945 insegna pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma, ritorna a esporre in alcune collettive e nel 1947 alla "Galleria del Secolo", presentato da Renato Guttuso. Nel 1950 tiene una vasta antologica presso la galleria "La Strozzina" di Firenze (la mostra, presentata da C.L.Ragghianti è poi riproposta alla Galleria Gian Ferrari di Milano). La Biennale di Venezia del 1950 gli dedica una personale. Negli ultimi anni continua la sua attività parallela di artista e critico. Nel 1957 esce presso de Luca il suo volume di poesie Lunga favolosa notte. Nel 1958 la Galleria Nazionale d'Arte Moderna gli dedica una retrospettiva, curata da N. Ponente e P. Bucarelli.

(scuolaromana.it)