Pillole d'Arte

    
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Eleuterio Pagliano




Casale Monferrato, 05/05/1826 - Milano, 05/05/1903

Frequentò l'Accademia di Brera, ma nel 1848 lasciò gli studi per correre sulle barricate delle Cinque Giornate. E non fu questa l'unica volta che egli depose i pennelli per imbracciare il fucile. L'anno seguente, arruolatosi nel battaglione bersaglieri lombardi, fu alla difesa di Roma con Luciano Manara, che gli morì tra le braccia. Nel 1859 combatté a Varese nelle file di Giuseppe Garibaldi meritandosi una medaglia al valore. Era il tempo dei soggetti storici e patriottici: gli artisti pensavano all'Italia anche lontano dai campi di battaglia. Eleuterio Pagliano fu dei più fervidi. Il suo quadro La Aldobrandini che rifiuta di ballare con Maramaldo richiamò l'attenzione e segnò un passo decisivo nella carriera dell'artista, e il quadro "La salma di Luciano Manara" chiuse questa serie di opere.

La vendetta degli Amadei; La presa del cimitero di Solferino; La ragion di Stato sono altre sue opere tipiche nel campo della pittura storica. A questi quadri alternò lavori di diversa ispirazione, come Giuditta e San Luigi Gonzaga. Poi venne il periodo delle pitture decorative ed egli eseguì i velari dei teatri di Como e di Verona; le due allegorie Venezia e Napoli, nella stazione Centrale di Milano, ora demolita, gli affreschi Africa ed Agricoltura, nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano: quanto di meglio si sia prodotto in quel genere da artisti della sua generazione. Ma suoi capolavori sono i due quadri: La morte della figlia del Tintoretto e L'estate di San Martino, posseduti dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano con altre venti opere e molte acqueforti, nelle quali pure rivelò la sua agile forza di disegnatore, forse meglio che nei dipinti.

Pagliano affermò presto le sue caratteristiche peculiari di pittore dalla pennellata facile e armoniosa; non subì influenze né ebbe crisi di coscienza artistica nella sua lunga e fortunata carriera: egli ebbe grande sicurezza di concezione e di rappresentazione. La sua tecnica solida, chiara, e descrittiva senza banalità, bastò sempre a realizzare tutto ciò che egli si propose di narrare.

Altre sue opere sono: Gli uccisori del Buondelmonti; Maramaldo, colla quale conseguì il gran premio governativo e il premio Mylius ad un concorso all'Accademia di Brera, e che fu acquistata nel 1872, dal Kedivé d'Egitto. Poi: Zeusi e le fanciulle di Crotone; L'inventario; La lezione di geografia, premiata con medaglia d'argento all'Esposizione di Parigi nel 1878; Il passaggio del Ticino nel 1859; Nel mio studio;"La giocatrice di volano, nella raccolta del prof. Carraro a Milano; Il liuto; La partenza dalla casa paterna di una contadina fatta sposa; Fazio strappato a forza dal tempio di Santa Sofia in Costantinopoli per ordine dell'imperatrice Teodora: queste ultime tre collocate nella Pinacoteca di Brera; Lavanderia e L'origine della Compagnia della Misericordia, entrambe esposte a Milano nel 1900 in occasione della Mostra della Pittura Lombarda del secolo XIX. La Galleria d'Arte Moderna "Paolo e Adele Giannoni" di Novara possiede settanta sue opere fra studi, acquarelli ed acqueforti.

(A.M. Comanducci)