Pillole d'Arte

    
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Filippo Palizzi




Vasto, 16/06/1818 - Napoli, 11/09/1899

Studiò all'Accademia di Napoli, discepolo di Camillo Guerra e di Costanzo Angelini, ma la lasciò presto per seguire gli insegnamenti di Giuseppe Bonolis, dal quale imparò ad amare il vero contro tutte le accademie; e quest'amore in lui durò grande e quasi esclusivo per tutta la vita. Fu soprattutto animalista, però dipinse anche qualche paesaggio, specialmente in gioventù, e qualche quadro storico come: Ettore Fieramosca; L'ultimo giorno di Pompei; La carica dei Cavalleggeri di Alessandria; Il Principe Amedeo di Savoia portato dall'ambulanza alla battaglia di Custoza, conservato, quest'ultimo, nella raccolta del comm. Vittorio Basso di Milano.

Artista di sottile, nervosa sensibilità, ricercò la verità tenacemente, appassionatamente, come avesse voluto penetrare a forza nel mistero della natura attraverso lo studio attento delle sue creature, anche le più umili. La sua pittura pare di una semplicità addirittura campagnola, ed è invece profondamente cosciente e senza incertezze nè deviazioni. Il suo verismo ha un grande valore in quanto fu un movimento innovatore e talvolta precursore. Movimento di ribellione a tutte le regole accademiche, tradizionali, desiderio di vita e di respiro, desiderio di individualità che scosse e rinnovò tutta la Scuola napoletana.

L'arte del Palizzi è realistica, senza letteratura e senza accademia. Si avvicina un poco al quadro di genere, ma all'aria aperta e con quell'atmosfera chiara e larga che avvolge gli animali e le cose togliendo alle sue opere quella fredda secchezza caratteristica a quasi tutti i quadri di genere. Lavorò moltissimo e si può dire che in tutto il mondo sono sparsi i suoi lavori e quasi tutte le Gallerie Italiane ne possiedono. La Galleria d'Arte Moderna di Roma ha una sala con trecento studi e bozzetti da lui stesso donati; in quella di Milano sono conservati cinque studi di animali.

Fra le opere più note si rammentano: Animali, acquistata dalla duchessa di Berry, lavoro giovanile che lo rivelò ai contemporanei; Il mese di maggio e Ritorno dalla campagna, acquistate da Ferdinando II di Borbone; L'uscita degli animali dall'arca di Noè, dipinto famoso esposto a Parigi nel 1867 e che Vittorio Emanuele Il donò alla Pinacoteca di Capodimonte; Studio di asini, esposto a Parigi nel 1867 con Testa di vitello e Uno stagno: questi due acquistati dal Re del Portogallo; L'asinello ferito, nella collezione del comm. Eugenio Balzan; L'amore del toro; Ritorno dal mercato e La caccia al cervo, tutt'e tre proprietà del comm. Guglielmo Poletti a Milano; Bacio nel deserto; Capre all'ovile; Una lepre ed una volpe appese a un ramo; Paesaggio al tramonto; Cane levriere; Il sorgere della luna piena; Sorgente d'acqua, cardi e donna seduta; Un manipolo di erbe fiorite in bocca ad un bove; Interno di casa colonica; Discesa tra i pioppi; Cagnolino lupetto bianco; Un vitellino condotto a bere; Colombi; Sul laghetto; Albero di melagrano e donna che raccoglie i frutti; Le carezze agli asinelli; Un asinello in cammino visto di fronte; Testa di vitello che mangia; Cagnetta che abbaia dietro un muro; Pastore che dorme, cane e capre sull'erba; Tre bufali; Elefante. Suo ultimo lavoro fu "Ecce Agnus Dei" nella chiesa di San Pietro a Vasto.

(A.M. Comanducci)