Castelfranco di Sotto, 19/03/1822 - Firenze, 22/07/1897
Frequentò l'Accademia di Firenze intorno al 1839. Nel
1846 vinse con Mosè fanciullo che calpesta la corona di Faraone,
conservato nell'Accademia Fiorentina, il concorso triennale e nel 1849,
con Gesù visitato dagli angioli dopo il digiuno, il pensionato di Roma.
Del periodo trascorso a Roma sono i dipinti La schiavitù degli ebrei,
primo saggio inviato all'Accademia di Firenze e da questa conservato
nella Sala dei concorsi con
Episodio della strage degli Innocenti
(1852), e
Passeggiata del Muro Torto, appartenente alla raccolta di Ugo Ojetti.
In quest'ultimo lavoro si notano caratteristiche precorritrici del grande movimento macchiaiolistico ed impressionistico che doveva rivoluzionare la pittura toscana.
Ritornato in Firenze alla fine del 1852 il Puccinelli iniziò un fecondissimo periodo di attività, del quale fan fede
le opere: L'Accademia Platonica; Cosimo il Vecchio circondato dagli uomini illustri del suo tempo; Leone X a Catreggi; Savonarola rifiuta l'assoluzione a Lorenzo il Magnifico; Ritratto di Francesca Guasconi; San Luigi Gonzaga; San Giovanni Battista; Sant'Anna insegna a leggere alla Madonna; Colombo al Convento di Santa Maria della Rabida; Episodio dell'assedio di Ancona;
Dino Compagni fa giurare la pace ai Fiorentini in San Giovanni; gli affreschi di una sala del quartiere della Meridiana nel Palazzo Pitti, e nella Villa Strozzi fuori di Porta San Frediano; moltissimi ritratti diffusi e dispersi, e in parte emigrati all'estero.
Ed ancora: Piero de' Medici cacciato da Palazzo Vecchio; Scena del Boccaccio; Michelangelo alle Cave di Carrara scolpisce il Bruto; Venere,
acquistata da Massimiliano del Messico; Bagnante; Leda sorpresa dal Cigno; La tradita; Niccolò Machiavelli medita nel suo studio; Ritratto della marchesa Albergati; Battaglia di Fossalta, grande bozzetto appartenente al prof. Dagnini
di Bologna; Ritratto del patriota Carlo Nuti; Ritratto postumo di Vincenzo Gioberti,
collocato nella Galleria d'Arte Moderna di Firenze;
Ritratto del pittore Donnini;
La nobildonna Morrocchi.
Soggetti sacri e profani, composizioni e ritratti furono da lui trattati con uguale facilità, con pennellata larga e sobria, freschezza di colore, dolcezza di contorni; e, pur avendo esordito da accademico, egli si avvicinò sempre più, nella tecnica, ai macchiaioli, non per pedissequa imitazione, ma per quella intuizione che aveva dimostrato sin dai suoi primi lavori.
Eccelse nell'arte di ritrarre la figura umana.
Nel 1861 fu nominato insegnante nell'Accademia Bolognese, e fu maestro del Lolli, del Dagnini, del Faccioli, del Bedeschi.
Nel 1928 a Venezia, in occasione della Mostra della Pittura dell'Ottocento, furono esposte due delle sue opere più significative: il detto quadro
Passeggiata sul Muro Torto, e il
Ritratto di Nerina Badioli
, che è conservato nella Galleria d'Arte Moderna di Roma.
Altre sue opere degne di citazione sono: una replica della Strage degli innocenti,
conservata nell'Asilo Infantile di Pistoia; due Santi, nella
cappella della chiesa della Madonna dell'Umiltà, in Pistoia; La Immacolata, nella chiesa dei Cappuccini, pure a Pistoia.
(A. M. Comanducci)
Nacque a Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa, il 19
marzo 1822, da Giuseppe, sarto, e da Maria Anna Bartolini. Perse la madre quando
aveva solo tredici anni. Il padre lo avviò al mestiere di sarto, ma ben presto
manifestò buone capacità di ritrattista. Notato da un gruppo di mecenati del
paese, gli fu offerto un sostentamento finanziario grazie al quale si trasferì a
Firenze, dal 1839, per studiare all'Accademia di belle arti. Si distinse in
questa istituzione tanto da ottenere, ancora una volta, un sussidio economico
dal 1841 al 1847, e una sovvenzione straordinaria l'anno seguente (Bernardini -
Dinelli, 2010, p. 31). Negli anni Quaranta ebbe modo di frequentare il caffè
Michelangelo, noto punto d?incontro per i pittori che furono poi detti
'macchiaioli'.
Nel 1847 dipinse
Ritratto del pittore Emilio Donnini
e nel 1848 Curio Nuti
patriota dell'anno 1848 (olii su tela entrambi a Firenze, Galleria d'arte
moderna di Palazzo Pitti), dai quali emerge la capacità di rendere gli stati
emotivi dei modelli ritratti, una dote molto apprezzata dalla sua committenza (Borgogelli,
1991, p. 17 s.).
Prese parte ai moti del 1848 (Bernardini - Dinelli, 2010, p. 31 s.) e nello
stesso anno partecipò anche all'esposizione della Società promotrice di belle
arti di Firenze (poi anche dal 1853 al 1855, nel 1861, 1865, 1880, 1888), come
risulta dai cataloghi dell'epoca. L'anno seguente si trasferì a Roma, dove
rimase fino al 1852 per perfezionarsi nello studio della pittura.
Nel 1852 dipinse l'olio su tela
Un episodio della strage degli Innocenti
(Firenze, Galleria dell'Accademia; Bernardini - Dinelli, 2010, pp. 11 s.),
seguendo i dettami che prediligeva la pittura accademica del tempo, il
cosiddetto "realismo fotografico": colori stesi a strati sottili e la cura nella
definizione dei particolari. L'opera, che decretò il successo dell?artista negli
ambienti ufficiali, secondo la critica fu influenzata dalla tela Strage degli
innocenti di Guido Reni della Pinacoteca nazionale di Bologna (Borgogelli, 1991,
p. 12). Puccinelli, riducendo la complessità e la concitazione drammatica della
tela del maestro bolognese, condensa l'episodio biblico in un'unica figura di
donna che fugge con il suo bambino. Il quadro venne attentamente ideato
attraverso numerosi disegni e bozzetti preparatori, fra i quali si segnala un
olio su tela dal medesimo titolo venduto a Roma, dalla casa d'aste Christie's il
19 novembre 1992.
Nel 1852 realizzò l?olio
Passeggiata del Muro Torto
(collezione privata),
appartenuto a Ugo Ojetti, nel quale la critica ha individuato i prodromi della
poetica dei macchiaioli (Matucci, 2013, p. 26). L'opera costituisce un approdo,
seppur non permanente, a una ricerca espressiva individuale, libera dai dettami
della coeva pittura accademica.
Tra la fine del 1852 e il febbraio del 1853 Puccinelli soggiornò a Venezia,
studiando e copiando la pittura veneta, Tiziano in particolare, la cui influenza
è evidente nel dipinto La visita, conosciuto anche come
La bagnante
(1854;
Firenze, collezione privata; Bernardini - Dinelli 2010, pp. 12 s.), in cui è
possibile ravvisare anche lo studio delle opere di analogo soggetto di
Jean-Auguste-Dominique Ingres. Di questo quadro si conosce un bozzetto, eseguito
anch?esso a olio su tela, con piccolissime varianti, venduto dalla casa d?aste
Farsetti di Prato il 19 aprile 2008.
A partire dai primi anni Cinquanta eseguì vari quadri per villa Careggi, allora
proprietà dell?inglese Francis Joseph Sloane (Bernardini - Dinelli, 2010, pp. 31
s.). Sono tutt'ora ubicati nel salone del primo piano della villa gli olii su
tela I parentali di Platone detto anche L?accademia platonica a Careggi
(1854) e
Cosimo riceve gli artisti e i letterati del suo tempo.
Un altro olio, Savonarola che nega l'assoluzione a Lorenzo morente, risulta
disperso, ma uno studio preparatorio, sempre a olio, precedente la stesura
finale di questa tela, è comparso presso la casa d'aste Finarte, a Milano, il 27
novembre 2001 (rimasto invenduto è stato successivamente aggiudicato dalla casa
d?aste Farsetti, a Prato, il 7 giugno 2002).
Nella prima metà degli anni Cinquanta Puccinelli aveva uno studio a Firenze,
dove lavorava anche il fratello Puccio, che lo aiutava nell'esecuzione dei
dipinti, prestandosi anche come modello per vari personaggi nei soggetti storici
(Bernardini - Dinelli, 2010, pp. 32 s.). Nel 1855 venne nominato accademico
professore nella classe delle arti del disegno dall'Accademia di belle arti di
Firenze. In questi anni intensificò i suoi soggiorni a Pistoia, frequentando
soprattutto il salotto di Francesco Bartolini e della pittrice e letterata Louisa Grace, che talvolta copiava i suoi lavori (Bernardini - Dinelli 2010, pp.
34 s.). Alla seconda metà degli anni Cinquanta è databile il ritratto, dipinto a olio su
tela,
La nobildonna Morrocchi
(Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo
Pitti), certamente influenzato dalla ritrattistica di Ingres come molte altre
opere di pittori italiani in quegli anni (Bernardini - Dinelli, 2010, pp. 13
s.). Nel 1855 partecipò all?esposizione della Società promotrice di
belle arti di Genova. Nel 1859 dipinse l'
Assunta con s. Pietro e s. Agostino
(Colle di Val d'Elsa, Museo civico e diocesano di arte sacra, in attesa di trasferimento nel
complesso di S. Pietro).
Nel 1860 ottenne l'incarico d'insegnamento alla Scuola di pittura dell'Accademia
di belle arti di Firenze. Nel 1861 partecipò alla I Esposizione italiana
agraria, industriale e artistica di Firenze, con varie opere fra le quali si
segnala il Ritratto di Vincenzo Gioberti (1861; Firenze, Galleria d'arte moderna
di Palazzo Pitti). Nel 1861 fu nominato professore di pittura all'Accademia di
belle arti Bologna: in questi anni influenzò le scelte stilistiche di vari
artisti, fra i quali si possono citare Luigi Busi e Raffaele Faccioli (Borgogelli,
1991, p. 16 s.).
Nel 1862 sposò Francesca Guasconi, dopo una relazione che durava da oltre dieci
anni. Rimasto vedovo, nel 1865 sposò in seconde nozze Adelaide Badioli, cugina
del suo allievo pistoiese Giovanni Ruffino, grazie al quale ottenne altre
committenze. Nel 1865 circa dipinse due tele intitolate L'ospedale del Ceppo a Pistoia
(Varese, collezione privata), raffiguranti la quotidianità delle monache
narrata entro lo scenario architettonico del chiostro, quest'ultimo scandito
analiticamente dalla luce e dalle ombre, in sintonia con i lavori di Silvestro
Lega e Vincenzo Cabianca (Bernardini - Dinelli, 2010, pp. 14 s.). Alla metà
degli anni Sessanta dipinse l'olio su tela
Carlo Alberto a Oporto (Bologna,
Museo civico del Risorgimento), esempio di una ritrattistica non celebrativa, ma
che coglie il re in un momento di meditazione sulle sue recenti sconfitte
politiche e militari, pochi mesi prima della morte (Borgogelli, 1991, p. 17 s.).
Nel 1866 fu insignito del titolo di commendatore dell'ordine della Guadalupa
dall'imperatore del Messico Massimiliano. Intorno al 1869 dipinse l'olio su tela
La nobildonna Elisa Silvatici Nistri, venduto dalla casa d?aste Pananti di
Firenze il 19 novembre 2011 e nuovamente il 25 maggio 2012 (identificabile con
certezza con quello riprodotto in Bernardini - Dinelli, 2010, p. 27, tav. 9).
Intorno al 1870 realizzò l'olio su tavola
Veduta di Villa Petrocchi (Faenza, Pinacoteca comunale, depositi; Casadei, 1993, p. 27), una delle opere migliori
dell'artista, per l'equilibrio compositivo delle masse cromatiche e per la resa
atmosferica e poetica del borgo antico, perfettamente inserito nel paesaggio
naturale.
Nel 1872 dipinse l'olio su tela Ritratto di Giovan Maria Damiani in uniforme
delle guide garibaldine (Bologna, Museo civico del Risorgimento). Nel 1873 firmò
e datò il quadro
Chiostro dell'ospedale del Ceppo a Pistoia (Città del Vaticano,
Musei Vaticani, Collezione d?arte religiosa moderna), tema sul quale si era già
cimentato circa otto anni prima (Bietoletti, 2001, p. 195).
Negli ultimi anni la sua produzione diminuì sempre più: nel 1875 firmò gli
affreschi della Liberazione di s. Pietro e del Martirio di S. Paolo, nella
cappella degli Alluminati della chiesa della Madonna dell'umiltà di Pistoia. Nel
1891 dipinse l'olio su tela
Ritratto di Pietro Tincolini (Firenze, Galleria
d?arte moderna di Palazzo Pitti). Nel 1897 chiese il pensionamento all'Accademia
di belle arti di Bologna.
Morì a Firenze, il 22 luglio 1897 (Bernardini - Dinelli, 2010, pp. 38 s.).
I suoi lavori sono presenti in varie collezioni private e musei nazionali, fra i
quali si segnala il Gabinetto dei disegni e stampe del Museo degli Uffizi a
Firenze; inoltre sono stati esposti in molte mostre dopo la sua morte, fra le
quali si segnala la XVI Iennale di Venezia del 1928.
F. Franco - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016) -
treccani.it
|