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Faenza (Ra), 21/02/1886 - Roma, 01/09/1972
A Faenza si forma, come i suoi coetanei Drei, Ugonia, Guerrini e Nonni,
alla locale Scuola d'Arte e Mestieri e in un clima dominato dalla figura
di Domenico Baccarini. Nel 1902-1904 è a Firenze dove frequenta la
Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Belle Arti e dove conosce
Pellizza da Volpedo, Costetti, e Lorenzo Viani cui si legherà con sensi
di amicizia destinati a durare nel tempo. Sarà Viani stesso a favorire
la realizzazione del grande impegno scultoreo viareggino. Nel 1905
espone a Roma, nel 1907 partecipa per la prima volta alla Biennale di
Venezia e nel 1908 è presente, con gli amici del cosiddetto "cenacolo
baccariniano" all'Esposizione di Faenza. Prima della guerra compie
viaggi a Parigi e nel nordeuropa. Subisce il fascino di scultori quali
Rodin, Meunier, Bourdelle e Medardo Rosso.
Nel 1919 viene incaricato della cattedra di Plastica Decorativa presso
la neonata Regia Scuola di Ceramica di Faenza dove, fino ai primi anni
della seconda guerra mondiale, esegue opere personali e indirizza la
produzione scolastica secondo una linea ben riconoscibile: oggetti
sintetici, spesso di grandi dimensioni, decorati a volte con un parco
uso dell'oro e a volte decorati con un gusto tra il moderno e
l'arcaizzante, con inflessioni Déco. Nel 1926 partecipa alla prima
mostra del gruppo "Novecento" a Milano. Definito da F.T. Marinetti come
uno scultore "animato da un suo ideale di forza di sintesi", Rambelli è,
in questi anni, all'apogeo della fama. Nel 1939 ottiene una intera sala
e il Primo Premio Nazionale per la scultura alla Quadriennale di Roma.
Nel dopoguerra perde la cattedra a Faenza e si ritira a Roma dove può
contare sull'aiuto dell'amico Giovanni Guerrini e di Myrtia Ciarlantini
che gli ottengono un posto d'insegnante alla Scuola Libera del Nudo
presso l'Accademia di Belle Arti. Giungono gli anni difficili segnati da
scarsi incarichi (Cappella di San Francesco d'Assisi nella Basilica di
Sant'Eugenio a Roma del 1955, Tomba del musicista Balilla Pratella a
Lugo e Tomba di Giuseppe Donati a Faenza del 1957) e dal proseguimento
di una attività disegnativa che non ha mai abbandonato. Nel 1960 viene
nominato Accademico di San Luca ma anche questo tentativo di reintegro
nel mondo culturale italiano non gli varrà altri apprezzabili segni di
considerazione fino alla morte.
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