San Piero a Sieve (Fi), 13/01/1892 - 1963
Nasce a San Piero a Sieve il 13 gennaio 1892 da Enrico e Marianna
Nencioni. All'Accademia di Belle Arti è allievo di Antonio Bortone,
artista di cultura ottocentesca, dal quale apprese tutte le tecniche
della scultura ed ereditò il disprezzo per la facile fama. Nel 1906, a
soli 14 anni, partecipa all'Esposizione Annuale della Società di Belle
Arti di Firenze. Nel biennio 1912-1913 si riaffaccia sulla stessa scena
con alcune opere. Nel 1914 espone a Montecatini nell'ambito della mostra
annuale organizzata dalla Società di Belle Arti. Nel 1915 invia Pegaso
alla Permanente di Milano. Nel 1916 è premiato con la medaglia d'argento
per la scultura in marmo La Sieve dalla Società di Belle Arti e l'anno
seguente vince il primo premio all'Esposizione del soldato organizzata a
Palazzo Davanzati. Nel 1918 riceve un prestigioso riconoscimento
dall'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze che lo inserisce nei
ruoli degli "Accademici onorari". Nel 1920 espone alla Mostra d'Arte
Sacra a Venezia nonché riceve commissioni private per opere, alcune di
grande impatto monumentale, da collocare nei cimiteri. In questo periodo
Rossi inizia a diradare il numero delle mostre alle quali partecipa e
cerca un lavoro nella scuola per dare una base economica affidabile alla
propria esistenza. Per questo motivo, nel 1921 partecipa al concorso per
"aggiunto" di ornato e per la plastica della figura all'Istituto di
Belle Arti di Firenze.
Nel 1924 è presente alla IV Mostra Nazionale di Belle Arti di Brescia.
In quello stesso anno, a Firenze, porta un Redentore al Concorso Duprè.
Partecipa poi alla Mostra per il Premio Principe Umberto alla Permanente
di Milano nel 1925. Nel 1927 riceve la commissione del Monumento ai
Caduti per Borgo San Lorenzo. Il suo referente è il conte Pecori Giraldi.
Forte dell'interesse suscitato, Rossi invia il bozzetto della "Sieve"
alla Camera dei Deputati. Il 1927 è anche l'anno del definitivo
inserimento nella scuola, entra nei quadri docenti della R. Scuola
Artistico-Industriale per l'Alabastro di Volterra. Il suo lavoro viene
apprezzato al punto da convincere il Consiglio d'Amministrazione della
Scuola a conferirgli una gratifica di 500 Lire per "la diligenza dalla
S.V. usata nell'impartire l'insegnamento".
Inevitabilmente, l'alabastro irrompe nel mondo creativo di Rossi, che ne
ricava opere notevoli per qualità d'invenzione e per grazia compositiva.
In un'edizione della Fiera dell'Artigianato di Firenze, vince il Primo
Premio per una scultura in alabastro raffigurante una delicata
Madonnina. Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di Venezia con la
scultura Testa di uomo grasso.
Firenze resta il principale sfogo per mostrare il proprio lavoro.
L'Associazione Nazionale degli Artisti lo invita con una certa
regolarità alle mostre che annualmente organizza. Comanducci lo contatta
nel 1935 per inserirlo nel Dizionario biografico degli Scultori Italiani
dall'Ottocento ad oggi. Nel 1936 partecipa nuovamente alla Biennale di
Venezia con una terracotta dal titolo Giovane donna. Nel 1940 il
Ministero dell'Educazione Nazionale lo sovvenziona con una somma di 3000
Lire. Nel secondo dopoguerra, la produzione dell'artista ebbe i
connotati di un diario intimo. La scuola, che gli aveva dato la
sicurezza economica, cominciò ad avvertirla come una noiosa prigione.
Cercò di trovare un'alternativa a Volterra chiedendo di essere
trasferito in altre sedi, nelle quali si illudeva di trovare un clima
artistico e umano più congeniale. Non vide coronato il suo modesto
sogno. L'insegnamento si estinse lentamente, lasciandolo in grado di
tornare a Firenze, dove poté aprire uno studio in Via Della Robbia. Nel
suo isolamento, riuscì a dare vita ad alcune delle sue opere migliori.
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