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Albacina di Fabriano (An), 24/03/1883 - Roma,
12/06/1955
Emigra assai giovane in America, dove lavora a lungo come sarto.
Rientrato a Roma intorno al 1920, verso i quarant'anni scopre prepotente
la vocazione per la scultura. Studia per circa un biennio con Arturo
Dazzi, ma la sua formazione è essenzialmente da autodidatta. Assiduo
frequentatore della "terza saletta" del Caffè Aragno, conosce Mario
Brigli, che lo invita alla mostra di "Valori Plastici" alla Fiorentina
primaverile del 1922. Nel 1927 ha una personale alla XCIII Esposizione
degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Nel 1929 è presente alla
I Sindacale romana, e Roberto Longhi segnala la sua produzione fra le
novità più interessanti presenti in mostra, collocandolo nella corrente
egli "irrealisti".
Alla I Quadriennale (1931) espone quattro ritratti, tra i quali quello
del musicista Alfredo Casella. Espone ancora alla III Sindacale
(1932), alla XIX Biennale di Venezia (1934) e alla II Quadriennale
(1935), dove ha una sala personale con alcune fra le sue opere più
importanti, come Altea e Antonietta (1934, Roma, Galleria
Comunale d'Arte Moderna). Nello stesso anno partecipa anche alla mostra
parigina "L'art italien des XIX et XX siècles". Nel corso degli ani
Venti e Trenta si dedica soprattutto alla ritrattistica, restituendoci i
volti di intellettuali ed esponenti politici .
Dopo le prime prove arcaicizzanti, sotto l'influsso della scultura
indiana ed egiziana, il lavoro di Ruggeri reinterpreta suggestioni
derivate dalla plastica etrusca e romana, fino al romanico e al
Quattrocento, che gli conferiscono quel peculiare carattere di "gravità"
e severa monumentalità, una solidità architettonica che sembra mirare a
una tipizzazione senza tempo. Dalla seconda metà degli anni Trenta
l'opera di Ruggeri s'involve, invischiata nei modi più esteriori del
decorativismo monumentale e celebrativo dell'epoca. Dopo la seconda
guerra mondiale abbandona la scultura per dedicarsi alla pittura secondo
moduli astratteggianti; espone alla VI Quadriennale; dopo la sua morte
la XXVIII Biennale di Venezia (1956) gli dedica una retrospettiva.
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