Pillole d'Arte

    
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Lino Selvatico




Padova, 19/07/1872 - Bianciade (Tv), 25/07/1924

Nato a Padova il 19 luglio 1872, morto in seguito ad incidente motociclistico a Bianciade (Treviso) il 25 luglio 1924. Studiò giurisprudenza per volontà del padre Riccardo, il geniale ideatore delle Mostre veneziane, ed intanto fu iniziato all'arte da Cesare Laurenti. Esordì alla III Biennale Veneziana con i ritratti di Giovanni Bordiga e dell'Avv. Sarfatti, affermandosi subito come abile, spirituale e fantasioso figurista. In seguito prese parte a quasi tutte le Internazionali di Venezia e ad altre mostre, consolidando una fama che era giunta all'apice quando la morte lo stroncò. Fu il pittore della femminilità elegante e della infanzia aristocratica, e seppe circonfondere le sue figure con immaginose e quasi settecentesche scenografie. Fecondissimo, eseguì molti ritratti di personalità del mondo artistico e teatrale, nonché dell'alta aristocrazia.

Fra i suoi lavori si citano: Cuffietta bianca, esposto alla IV Biennale veneziana e collocato nella Galleria d'Arte Moderna di Roma; Cappuccetto grigio, presentato alla Biennale veneziana successiva e acquistato dalle Assicurazioni Generali di Venezia per quella Galleria d'Arte Moderna; La signorina bionda; Ritratto della signora Antonietta Treves, della signorina Bice Selvatico e della Danzatrice signorina Rita Sacchetto, notati in una mostra personale ordinata alla Biennale del 1912; Ritratto di Vera Vergani, lodato in altra personale del 1922 ed acquistato da Dario Niccodemi; Ritratto di Irma Gramatica, pure di proprietà della Galleria d'Arte Moderna di Venezia; Ritratto del Re di Spagna, eseguito a Madrid; Ritratto della contessina Morosini; del comm. Lorenzoni di Treviso; Ritratto di mio figlio e Ritratto di Cia Fornaroli; Santa Teresa; Leda col cigno; Autoritratto; Invocazione, nella raccolta del comm. Claudio Tridenti Pozzi di Milano.

Nel 1926 a Venezia venne ordinata in onore del distinto ritrattista veneto una mostra personale retrospettiva, nella quale figurarono quarantacinque sue opere e fra esse: Ricordo; Ritratto della signora Mazzucchetti, appartenente al signor Enrico Mazzucchetti; Ritratto di Doretta Adami, proprietà di Giuseppe Adami; Ritratto di signora, appartenente alla signora Isacco, Ritratto di bambina, della signora Calderoni; Ritratto di bambina con ortensie, proprietà del comm. Zust; Sorelle, appartenente alla famiglia Gianzana; Peonie, alla signora Bice Esterle; Riviera di Brenta (bozzetto), proprietà degli eredi del prof. Giovanni Bordiga; Il nostro bimbo; Eva; Risveglio; Allo specchio; L'offerta di Arlecchino; La chioma disciolta; La lettera; La scarpetta; Carla; Il guanciale viola; Il pigiama rosso; Signorina in rosa; La calza bianca; Nota azzurra; La calzetta; Vestaglia rossa; Riposo; Tramonto in primavera; Sinfonia blu; Rapimento del cuore di Santa Teresa; La donna che scrive; Nudo; La veste rosa (bozzettone); La sigaretta; Presso la vasca (Milano); Sull'erba; A Rapallo; Alla Mira d'autunno; Dopo il bagno; Sosta; Paesaggio; Fiori rossi; Amore; Intermezzo. Alla Mostra dei Quarant'anni (Venezia 1935) figuravano sedici opere. Coltivò l'acquaforte.

(A. M. Comanducci)


Selvatico, Ercole, detto Lino. Nacque a Padova il 20 luglio 1872, da Riccardo Selvatico, commediografo, poeta e sindaco di Venezia (1890-95), e da Anna Maria Carlotta Charmet, detta Nina, e fu fratello maggiore di Luigi, anch'egli pittore. Dopo aver seguito le orme paterne negli studi giuridici, condotti nell'Ateneo padovano, si formò come pittore alla bottega veneziana di Cesare Laurenti, specializzandosi nel ritratto e divenendo ben presto il punto di riferimento dell'aristocrazia lagunare e non solo. L'esordio artistico avvenne alla terza Biennale di Venezia del 1899 con un ritratto di Giovanni Bordiga (oggi nel Museo della Fondazione Querini Stampalia), suo zio e personalità influente del mondo cittadino. Dopo tale esordio decise di prendere uno studio non lontano dall'Accademia di belle arti, lasciando l'ospitalità offertagli da un altro importante zio, lo scultore Urbano Nono (Serafini, 2004). Con l'inizio del nuovo secolo molte furono le occasioni di esposizione, la principale delle quali nel 1900, quando venne invitato alla quarta Triennale di Brera con tre opere: il Ritratto di Giuseppe Volpi, Mia madre e Autoritratto; quest'ultimo fu acquistato dalla Casa reale di Savoia (oggi è nelle collezioni del Quirinale). È interessante notare come Selvatico usasse suggellare rapporti di amicizia attraverso dei ritratti: è il caso dell'effigie del giovane Giuseppe Volpi - con il quale avrebbe mantenuto legami per lungo tempo - e del ritratto all'avvocato Cesare Sarfatti (poi marito di Margherita Grassini). Cominciarono così i successi e i riconoscimenti, tanto che alla Biennale del 1901 Una cuffietta bianca venne acquisita dal ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Nel 1903 Selvatico partì per il Montenegro per ritrarre il principe ereditario Danilo II (fratello di Elena regina d?Italia); tuttavia l'importante incarico, sicuramente sostenuto dall'amico Volpi, che all'epoca intratteneva affari con il Paese balcanico, terminò con un nulla di fatto per incomprensioni con il committente.

Selvatico cercò di rinnovare il genere del ritratto "elegante" guardando agli esempi internazionali di John Lavery, John S. Sargent e Giovanni Boldini. Ad esempio, il Ritratto della contessa Anna Morosini (Ca' Pesaro, Galleria internazionale d'arte moderna), suo capolavoro di questi anni, presentato alla Biennale di Venezia del 1909, fu probabilmente ispirato da quello analogo di Boldini, il Ritratto della marchesa Casati con levriero, del 1908. Molte furono le occasioni di esposizioni fuori di Venezia e anche fuori dall'Italia: Monaco, Düsseldorf (1904, 1905), Milano, Roma (1907-08), Dresda (1912). Nel 1912 la Biennale gli dedicò un?intera sala con trenta dipinti. Non sempre apprezzato dalla critica, Selvatico decise di presentarsi da solo nel catalogo della mostra, aggiungendo queste parole: "Il mio maggior sforzo è, senza dubbio, in questa sala. Se non riuscirò a farmi intendere dal pubblico mi dorrò con me che non avrò saputo comunicare i sentimenti mai volgari che le cose predilette mi hanno suggerito in un anno di lavoro" (Xª Esposizione..., 1912, pp. 73-75). In quest'occasione un'opera di grande sensualità, Figura femminile, poi intitolata Nudino, fu acquisita dalla Galleria d'arte moderna di Udine. Alla vita veneziana Selvatico alternò soggiorni presso la villa di famiglia a Biancade di Roncade, nel Trevigiano: in uno di questi periodi, nel novembre del 1912, fu chiamato a Treviso come giurato all?Esposizione d'arte umoristica assieme a Guglielmo Ciardi e Alberto Martini. Nel 1914 fu a Parigi con la fidanzata Francesca Sperti, che sposò proprio durante la vacanza francese. Un grande ritratto a figura intera di donna elegante e misteriosa intitolato La signorina X, che riporta l?iscrizione "1914 Paris", potrebbe essere un omaggio alla moglie. L?opera, oggi conservata nel Museo d'arte italiana di Lima, ricorda, nella posa, il Ritratto di Lyda Borelli di Arturo Noci: uno dei dipinti più apprezzati proprio della Biennale del 1914.

Come si evince dai materiali d'archivio pubblicati dalla famiglia in recenti cataloghi di mostre (Venezia 2016 e Padova 2017), Selvatico realizzò per ogni soggetto molti studi a disegno per capire le posizioni delle figure; inoltre spesso si avvaleva della fotografia, che gli consentiva di lavorare per lungo tempo in atelier senza l'ausilio della modella. La moglie fu sovente usata come modella per innumerevoli composizioni, e medesima sorte toccò al suo unico figlio Riccardo Francesco, nato il 22 ottobre 1914. Selvatico abitò frequentemente a Milano, dove acquistò uno studio in corso Porta Nuova; nel 1917 partecipò con cinque dipinti all'Esposizione delle Tre Venezie organizzata nel capoluogo lombardo dalla galleria Pesaro, che allestì, l'anno seguente, una sua mostra individuale in accoppiata con il pittore Vittore Zanetti Zilla; la presentazione di Selvatico in catalogo fu di Renato Simoni. Durante il primo conflitto mondiale, visto che la villa di Biancade era stata requisita dall'esercito, la famiglia Selvatico riparò a Rapallo, e il fratello Luigi andò a Torino, mentre Lino passò lungo tempo nell?altra villa di famiglia a Mira, ma nel 1918 anche lui raggiunse la famiglia in Liguria.

La postazione milanese gli consentì negli anni di crearsi una cerchia di amici influenti tra i giornalisti, i politici e l'aristocrazia internazionale. Uno degli incontri più importanti fatto tra Venezia e Milano fu quello con il politico spagnolo conte di Romanones, che gli procurò la commissione della vita: il ritratto del giovane re di Spagna Alfonso XIII di Borbone. Lino e la moglie Francesca partirono per la Spagna nell'autunno del 1922, arrivando a Madrid ai primi di novembre. Il re fu entusiasta del ritratto, di cui oggi si conserva solo una foto nell'archivio familiare: il quadro, infatti, risulta disperso dopo gli eventi della guerra civile spagnola. La scelta di Selvatico per il ritratto ufficiale del re spagnolo potrebbe inserirsi nel filone neo-goyesco portato avanti, per esempio, dal celebre pittore Ignacio Zuloaga, che realizzò ritratti dai toni scuri, sulla scia della "maniera nera" di Goya. Oltre a questa importante parentesi spagnola e all'influenza di Zuloaga, la critica vide sempre nei ritratti di Selvatico un riferimento preciso alla pittura inglese di fine Settecento, citando i nomi di Thomas Gainsborough, Joshua Reynolds e George Romney. Lo studio di questi artisti del passato fu certamente approfondito da parte di Selvatico, ed è confermato dalle molte cartoline e immagini presenti nell'archivio privato dell'artista. Oltre a essere pittore, Selvatico fu un abile disegnatore e incisore, e i suoi modelli in questo campo furono sicuramente i francesi Edgar Chahine e Paul Helleu.

Il successo di pubblico e di vendite segnò il perdurare di un certo gusto collezionistico: sue opere furono acquistate per le più grandi raccolte d?arte pubbliche e private. Tra i dipinti non ancora citati si trovano nei musei italiani, alla Galleria internazionale d'arte moderna di Venezia: il Ritratto di Irma Gramatica (1901-03), Cappuccetto grigio (1903), La vestaglia bianca (1912), Mamma e bambino (1922); a Treviso al Museo Bailo il Ritratto di Teresa Lorenzon (1923); a Piacenza alla galleria Ricci-Oddi il Ritratto di Irma Gramatica (1911); a Milano alla Galleria d'arte moderna il Ritratto della signora Antonietta Treves Pesenti (1921); ai Musei di Genova (Raccolte Frugone) il Ritratto di signora (1894), Nina e Ninetto: ritratto femminile con cane (1906), Signora con bambino (1923), La lettera (1923) e Piazza a Venezia (1924). Nelle collezioni del Quirinale a Roma, oltre all'Autoritratto giovanile già citato, è presente Madre e bambino del 1907, e a Palermo, alla Galleria d'arte moderna, il Ritratto della signora A.C., del 1912. Selvatico morì all'ospedale di Treviso il 25 luglio 1924 a seguito di un incidente stradale mentre guidava la sua motocicletta. Nel 1926 la Biennale gli dedicò una grande mostra retrospettiva composta di 45 opere, ordinata dal fratello Luigi con gli amici Luigi Marangoni e Ferruccio Scattola. L?archivio della famiglia Selvatico si trova diviso tra la biblioteca del Museo Correr a Venezia (Archivio privato..., 1995) e gli Archivi contemporanei di storia politica della Fondazione Cassamarca a Ca' Tron di Roncade. Inoltre un nucleo di carte e libri è ancora conservato presso gli eredi a Venezia.

Vittorio Pajusco - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018) - treccani.it