Bologna, 08/06/1846 - 11/08/1888
Apprese l'arte nel Collegio Artistico Venturoli della città nativa e,
vintone il pensionato, continuò i suoi studi a Firenze dove frequentò i
Macchiaiuoli, poi a Venezia e a Roma copiando i disegni dei
Quattrocentisti, lavorando all'aria aperta, ricercando con diligenza le
minuziosità della natura, cogliendo e disegnando con rapidità oggetti,
scene, individui per esercitarsi e perfezionarsi scientificamente nella
rappresentazione degli aspetti e delle prospettive di tutte le cose. Da
Roma il primo quadro che mandò a Bologna fu Maria de' Medici esiliata
nel castello di Blois, a cui fece seguire Annibale Bentivoglio
prigioniero nel castello di Vaiano, esposto poi alla Mostra
Correggesca di Parma nel 1870, e premiato con medaglia d'oro.
Tornato a Bologna dipinse il Ritratto del Padre di Mario De Maria
(Marius Pictor) e vinse il concorso per l'esecuzione del sipario del
"Teatro Gentile" di Fabriano. A Roma oltre ad alcune tele come San
Giovanni Nepomuceno, per la Cappella Torlonia al Laterano e I
coronari sulla gradinata di San Carlo a Catineri, esposta nella
Galleria d'Arte Moderna di Firenze, eseguì i suoi più bei disegni di
paesaggio, per la maggior parte vedute di Roma oggi scomparsa. L'ultima
sua opera (1886) è l'affresco sulla volta della Sala del Consiglio
Provinciale di Bologna, dove raffigurò Irnerio che glossa le antiche
leggi. Poche opere ha lasciato; ma quelle poche sono da considerarsi
impareggiabili tanto dal lato della concezione che della composizione e
del disegno, classificato questo da Luigi Callari: "di potenza e perizia
leonardesca".
Come colorista però non riuscì ad ottenere risultati equivalenti a
quelli del disegnatore, e i suoi quadri appaiono colorati a macchie
omogenee limitate dalle linee di quel suo disegno perfetto. Ugo Ojetti
scrive: "Prospettico magistrale, disegnatore stupendo e incisivo di
figure, di paesi, di fiori, di nuvole, lento pittore, per lungo tempo
concepì il colore come uno smalto chiuso nel duro castone della linea;
ma il colore era la sua passione e speranza".
Arduino Colasanti lo descrive: "Dotato di un temperamento eccezionale
per intensità di attenzione e rapidità d'osservazione, disegnatore
analitico, preciso, tagliente, di una implacabile acutezza, il Serra era
uno spirito quattrocentesco sperduto nel secolo dell'impressionismo.
Egli intese profondamente questa contraddizione, e ne fece il dramma
intimo della sua laboriosissima esistenza".
Un altro affresco importante è quello da lui eseguito nel catino
dell'abside della chiesa di Santa Maria della Vittoria in Roma dove
raffigurò L'ingresso dell'esercito vittorioso di Massimiliano duca di
Baviera in Praga, dopo la sconfitta dell'Unione evangelica (1620)".
Il disegno per questo affresco è posseduto dalla Galleria d'Arte Moderna
di Roma che ne conserva molti, oltre ai dipinti Al monte di Pietà
e San Bonaventura e San Francesco, e il bozzetto su tela è nella
Galleria Ricci Oddi di Piacenza.
Altri suoi lavori sono: Le decorazioni, eseguite in
collaborazione con Luigi Bazzani a Vigevano (1870); Le sopraporte
in casa Trompeo a Biella, rappresentanti fatti del Risorgimento
nazionale; Pescatore di proprietà del comm. G. B. Del Vo di
Venezia; Natura morta, nella raccolta di Gustavo Botta di Milano;
Uomo che fuma, appartenente al comm. Mario Vannini di Firenze ed
esposto alla Mostra Commemorativa del 90° anno della fondazione della
Società delle Belle Arti di Firenze.
(A. M. Comanducci)
Nel 1858 il giovane Luigi Serra iniziò a Bologna l'alunnato presso il
Collegio artistico Venturoli, ricevendo i primi insegnamenti da Gaetano
Serrazanetti e proseguendo poi gli studi sotto la guida di Luigi Busi.
Nel 1863 fu ammesso all'Accademia di Belle Arti di Bologna, ove seguì i
corsi di Giulio Cesare Ferrari, Antonio Puccinelli e Salvino Salvini, e
nel 1865 ottenne una medaglia nel corso di Pittura. Il 1866, anno in cui
Serra vinse il concorso per l'assegnazione del Pensionato Angiolini,
segnò l'inizio dei suoi viaggi di studio; Serra si trasferì pertanto a
Firenze, ove studiò il Quattrocento toscano ed eseguì copie dalle opere
dei maestri di quel periodo. A Firenze gli fu compagno di studi Raffaele
Faccioli, che insieme a lui aveva vinto il concorso del 1866. Tornato a
Bologna nel mese di novembre del 1868, ottenne dal Collegio la
possibilità di proseguire per qualche tempo gli studi a Firenze. Gli
ultimi due anni del pensionato (1869-1870) furono compiuti a Roma. Nei
primi anni '70 Luigi Serra fece parte del Consiglio direttivo della Lega
bolognese per l'istruzione del popolo, presieduta da Giosue Carducci e
da Raffaele Belluzzi come suo vice, nata nel 1871 dalla confederazione
di nove Società cittadine che si proponevano il miglioramento delle
condizioni culturali ed economiche del popolo. Serra rappresentava in
seno al Consiglio, insieme con l'avv. Ulisse Sartori, la Società degli
artisti e studenti Belle Arti.
In compagnia degli amici Mario De Maria, Paolo Bedini e Raffaele
Faccioli, Serra nel 1873 si recò a Vienna per visitare l'Esposizione
universale. Nel 1874 compì un viaggio a Torino, ove conobbe Marco
Calderini, paesaggista piemontese allievo di Antonio Fontanesi, e l'anno
successivo ottenne il premio di una pensione triennale governativa. Nel
1875 Serra concluse i lavori per la decorazione del sipario del teatro
di Fabriano con l'Allegoria delle Arti, lavoro affidatogli nel 1872. Il
biennio 1876-1877 vide Serra soggiornare a Venezia, ove si era recato
per studiare le opere dei maestri del XV e del XVI secolo. Già dagli
ultimi mesi del 1877 Serra si trasferì a Roma, stabilendo il proprio
studio in via Margutta 49; l'anno seguente iniziò gli studi per la
realizzazione del grande dipinto L'entrata dell'esercito cattolico a
Praga nell'abside della chiesa di S. Maria della Vittoria. Dopo la
conclusione dell'importante commissione romana Serra nel 1880 ritornò
per un breve periodo a Bologna; è attestata la sua presenza al Congresso
delle società operaie italiane tenutosi nel Palazzo dell'Archiginnasio
dal 31 ottobre al 3 novembre di quell'anno. La collocazione politica di
Serra fu probabilmente tra i democratici, considerati i suoi rapporti,
anche di tipo amicale, con Raffaele Belluzzi e con Guido Gozzi, avvocato
e consigliere comunale. Serra fu nominato accademico corrispondente
della Regia Accademia di Belle Arti di Bologna il 21 febbraio 1881.
Già dalla fine di dicembre del 1880 si trasferì temporaneamente a
Fabriano, ove si era recato per il progetto, a lui commissionato nel
settembre dello stesso anno, di otto figure allegoriche da inserire nel
soffitto del "Teatro Gentile da Fabriano". Tornato a Roma, presentò
alcuni bozzetti al concorso per la decorazione della cosiddetta "Sala
gialla" del Senato. Malgrado il notevole impegno profuso da Serra in
lunghi studi sulla storia romana e nell'elaborazione dei bozzetti, egli
non riuscì tuttavia ad ottenere il successo sperato; il concorso infatti
fu vinto dal pittore Cesare Maccari. Al 1882 risale la sofferta
elaborazione del dipinto L'apparizione della Vergine ai SS.
Francesco e Bonaventura, commissionato dai padri riformati della
Chiesa del Crocifisso in via del Cestello, a Bologna, ed in seguito
rifiutato dai committenti. Tra il 1882 e il 1883 Serra fu collaboratore,
con lo pseudonimo "L'imbianchino", della rivista "Cronaca Bizantina",
diretta da Angelo Sommaruga. L'attività di Serra come autore di articoli
e corrispondenze per periodici a stampa è comunque attestata fino dal
1877. Tra il 1883 e il 1884 si prospettò per Serra una nuova
commissione: la realizzazione delle stazioni della Via Crucis per la
chiesa torinese di S. Gioacchino; questo lavoro tuttavia non gli fu mai
affidato. Una nuova cocente delusione fu costituita dal rifiuto da parte
dei committenti del Ritratto della signora Deserti, che gli era
costato oltre quattro mesi di lavoro.
Nel 1884 partecipò con due acquerelli all'Esposizione di Torino; alla
fine dell'anno si trasferì dallo studio romano di via Quattro Fontane 88
in un locale messo a disposizione da Alfred Wilhelm Strohl-Fern nella
sua villa fuori Porta del Popolo. Nel 1885 Serra concluse il dipinto
I Coronari, che fu acquistato dal gallerista fiorentino Luigi
Pisani, e nell'anno seguente la grande tempera L'Irnerio che glossa
le antiche leggi, per il soffitto della sala consiliare della
Provincia di Bologna, che all'epoca aveva sede in Palazzo d'Accursio. Al
1888 risalgono il ritratto della signora Enrica Merlani e gli
studi per il dipinto S. Giovanni Nepomuceno, commissionato a
Serra dai principi Torlonia per la cappella di famiglia in S. Giovanni
in Laterano, opera che rimarrà incompiuta a causa della prematura morte
dell'artista. Nell'Esposizione nazionale di Bologna dell'estate 1888 i
suoi studi per L'Irnerio furono oggetto di notevole interesse.
In occasione delle celebrazioni per l'VIII centenario dello Studio
bolognese, il 19 giugno si tenne a Casalecchio, in provincia di Bologna,
un banchetto con quaranta convitati in onore di Carducci, di Serra e del
prof. Giuseppe Ceneri, festeggiati in qualità di "illustratori d'Irnerio".
Appena un mese dopo, l'11 luglio, dopo un aggravamento delle condizioni
di salute, Luigi Serra morì a Bologna, nell'abitazione di famiglia in
Corte Galluzzi.(Comune di Bologna -
badigit.comune.bologna.it)
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