|
|
Mezzanabigli (Pv), 12/03/1889 - Roma, 17/11/1967
Figlio di attori, vive in Argentina fino all'età di nove anni. Tornato
in Italia, frequenta a Firenze la scuola libera del nudo, e nel 1914 è a
Roma, dove un anno dopo prende lo studio a Villa Strohl-Fern. In questa
prima fase è attento a Cézanne, che può vedere alle esposizioni della
Secessione, e guarda a Spadini, figura importante nella cultura
pittorica romana di quegli anni. Nel 1917 lavora nella compagnia dei
Balli Russi di Diaghilev, collabora alle scenografie de "Las Meninas"
(musica di Fauré, coreografie di Massine) e appresta le scene di Léon
Bakst per "Les femmes de bonne humeur".
In questo periodo conosce Picasso, che segue a Parigi , collaborando con
lui alle scene di "Parade" (musica di Satie, libretto di Cocteau,
coreografie di Massine). Durante il soggiorno parigino incontra Derain e
altri esponenti dell'ambiente culturale. Con Picasso si reca a
Barcellona e a Madrid, dove insieme visitano il Prado. Ritornato in
Italia, nel 1918 espone alla Casina Valadier al Pincio la Natura
morta col piatto di mele e le cipolle, che suscita perplessità
nell'ambiente romano per via del personale "neoclassicismo" museale ma
attento alla situazione europea di quegli anni, come ancora dimostra,
nel 1920, Pesci, che sa coniugare in modo singolare un taglio di
tipo cubista a sperimentazioni neocaravaggesche. Nel 1926 Roberto Longhi
gli dedica una monografia. Bagnanti, Venere Dormiente, Torso
femminile, tutte dipinte nei primissimi anni Venti, sono opere
esemplari del clima di "rappel à l'ordre", tanto in termini di idee che
di pittura, applicato dai giovani romani - oltre a Socrate, Donghi,
Trombadori, Francalancia - nel secondo decennio del secolo.
Manet, Courbet, Ingres, Tiziano, Caravaggio s'intrecciano in una trama
complessa di riferimenti per fissarsi in un'immobile, magica
atemporalità. Dopo Portatrice di frutta (1924), che è tra i suoi
capolavori, alla mostra milanese del Novecento italiano espone i
Cacciatori (1925), dipinto di particolare impegno. Fino alla morte
la sua opera tenderà a ripetere, alleggerendoli, gli stessi motivi
caratteristici, perdendo quella tensione che aveva stimolato la sua
ricerca precedente. Negli anni compresi tra le due guerre Socrate espone
soprattutto in mostre pubbliche: con il gruppo di "Valori Plastici" è
presente alla "Primaverile fiorentina" del 1922 (presentato in catalogo
da Alberto Savinio). E' invitato nelle varie mostre del "Novecento
Italiano", nel 1931 è presente con una vasta personale alla prima
edizione della Quadriennale. Vale la pena di segnalare anche la sua
attività di critico d'arte per il "Corriere Padano", talvolta con lo
pseudonimo di Carlo Lerrate.
(scuolaromana.it) |
|
|
|
|